Konstantin VS Bertolt
2 min readIl metodo Stanislavskij e il teatro Brechtiano a confronto
Oggi discuteremo delle differenze presenti tra lo stile recitativo di Konstantin Stanislavskij e il teatro sociale di Bertolt Brecht. Da una parte, uno studio metodico e psicologico del personaggio, d’altro, un’interpretazione di pancia. Scopriamo di più sui due grandi maestri del teatro.
Il metodo Stanislavskij
Lo stile recitativo messo a punto nei primi anni del’ 900 da Konstantin Stanislavskij viene chiamato Il metodo Stanislavskij o psicotecnica teatrale.
Esso si basa sullo studio psicologico del personaggio, sull’ esternazione delle emozioni interiori attraverso la loro interpretazione e rielaborazione a livello intimo. Il maestro Stanislavskij per creare una credibilità scenica sviluppò una serie d’esercizi che stimolassero le emozioni da provare sulla scena, dopo aver analizzato in modo profondo gli atteggiamenti non verbali e il sotto testo del messaggio da trasmettere.
Stanislavskij raccolse i risultati dei sui studi in alcuni volumi tra cui “Il lavoro dell’attore su se stesso” pubblicato nel 1938 e “Il lavoro dell’attore sul personaggio” pubblicato nel 1957, lettura consigliata a tutti gli aspiranti attori.
Il teatro Brechtiano
Se il metodo Stanislavskij pone alle basi dell’arte dell’attore il concetto dell’immedesimazione, il metodo opposto si deve allo studio di Bertolt Brecht.
Difatti, utilizza le antifrasi, un linguaggio popolare, l’uso di canzoni, e scene sconnesse l’una dall’altra. L’effetto che provoca nello spettatore è lo straniamento. Il maestro porta il suo attore a calarsi completamente nel personaggio così da capire effettivamente cosa prova, come agisce, cosa pensa dando la possibilità allo spettatore d’immedesimarsi e di salire sul palco con gli attori. Il teatro di Brecht non dà nulla per scontato ha il compito di far riflettere gli spettatori, in definitiva, un teatro che stimola la nascita di domande.
Dunque, cosa preferite, uno studio psicologico del personaggio o lo straniamento? Personalmente, ritengo che entrambi i metodi siano efficaci, dipende quale testo viene adottao.
Voi per chi patteggiate Team Konstantin o Team Bertolt? Aspetto trepidante i vostri commenti.
Mi chiamo Fortuna, sono laureata in Scienze della Comunicazione e sto affrontando un master in Teatro Pedagogia e Didattica all’università Suor Orsola Benincasa. Ho iniziato questo percorso con due obiettivi: in primis dare la possibilità ad una persona con disturbi dell’ apprendimento di provare serenità tramite le arti performative, in secundis mostrare ad un pubblico vasto questa condizione. Ho deciso di collaborare con Antropia.it per mostrare questo mondo quasi inesplorato.
Ottimo articolo e, soprattutto, illuminante per chi vuole avere una prima infarinatura sulle differenze tra due dei più grandi teorici del teatro del ‘900.
Per rispondere alla tua domanda, mi associo alla tua risposta, ovvero entrambe le teorie possono convivere tranquillamente senza inficiarsi l’ una con l’altra. Lo straniento atto allo stuzzicare e allo spiazzare lo spettatore può accompagnarsi senza problemi ad una costruzione attenta e precisa dei personaggi, anzi, parlando da attore e drammaturgo (o aspirante tali), ritengo che nell’epoca che viviamo, il connubio tra queste due forme di teatro sia la via ideale per portare avanti l’arte del teatro.
Ancora complimenti per l’articolo.
Ti ringrazio.