Dicembre 18, 2024

Le regioni di Goffman: alla ricerca dell’autenticità

4 min read
Gli spazi pubblici e quelli privati sono costituiti da alcune convenzioni sociali che, inconsciamente, tutti noi rispettiamo. Ma la linea di confine tra i due non è sempre così marcata.

Avete mai sentito la celebre frase “tutto il mondo è un palcoscenico”? Venne scritta da William Shakespeare, il più importante drammaturgo della letteratura britannica e della cultura occidentale, all’interno dell’opera As You Like It del 1623. La frase completa recita:

Il mondo intero è un palcoscenico,

E tutti gli uomini e le donne semplicemente attori

Hanno le loro uscite di scena e le loro entrate in scena.

L’idea della vita quotidiana come performance ha percorso la cultura occidentale per tutti i secoli successivi, raggiungendo però la sua massima espressione nel Novecento e nella modernità del ventunesimo secolo.

Tra gli intellettuali che diedero il proprio contributo a questa affascinante metafora della vita come palcoscenico c’è Erving Goffman, sociologo canadese naturalizzato statunitense che nel 1959 pubblica un’illuminante opera dal titolo The Presentation of Self in Everyday Life (La vita quotidiana come rappresentazione): in questo saggio, Goffman riprende Shakespeare nell’affermare che la vita quotidiana sia come un teatro, focalizzandosi in particolare sulla contrapposizione dicotomica tra front region e back region. Secondo Goffman, la società moderna si presenterebbe come una scena teatrale i cui membri danno spettacolo della propria versione migliore e artificiosa in ambito interpersonale per dedicare, invece, il lato più reale e sgarbato all’individualità della propria compagnia o a pochi familiari o amici. 

Il luogo in cui avviene la performance viene definito da Goffman front region, una performance che può essere individuale o collettiva e si riconosce dalla presenza di comportamenti standardizzati. Stando alle parole di Goffman, la front region è “il luogo di incontro tra chi ospita e chi è ospitato, o tra il cliente e l’inserviente”; esempi di front region sono le reception, la sala da pranzo dei ristoranti o le sale da concerto. Alla front region si contrappone la back region, che per definizione è “il luogo dove i membri dello staff si ritirano tra una performance e l’altra per prepararsi o per rilassarsi”. Le back regions sono, dunque, luoghi in cui i clienti o il pubblico non possono accedere e alcuni esempi sono le cucine, gli spogliatoi, le sale prova, ecc. Il confine tra front regions e back regions viene stabilito non solo da limiti architettonici ma anche e soprattutto dalle convenzioni sociali.

Tuttavia, l’essere umano è da sempre affascinato dai luoghi segreti, inaccessibili o proibiti, cercando quindi di accedervi nonostante i divieti. Infatti, diverse persone cercano di accedere alle back regions sebbene tali luoghi siano destinati solo agli addetti ai lavori. La sottile linea di confine tra front e back region è particolarmente visibile in ambito turistico, considerando che i turisti si lasciano trasportare dalla curiosità e dall’impressione che ciò che gli viene celato dal sistema turistico rappresenti qualcosa da nascondere, da tenere all’oscuro agli occhi dei turisti.

Lo studioso americano Dean MacCannell ampliò ulteriormente questa suddivisione polarizzata tra front e back region, teorizzando la presenza di altri livelli nel mezzo:

  • Stage 1: La front region di Goffman, spazio sociale che i turisti possono visitare;
  • Stage 2: Una front region turistica, decorata per apparire come una back region per alcune caratteristiche (ad esempio, il banco di un macellaio con delle repliche in plastica di salumi e formaggi appese al muro). Rappresentano degli elementi di back regions all’interno di una front region per dare allo spazio un’atmosfera di autenticità;
  • Stage 3: Una front region completamente arredata per sembrare una back region (ad esempio le simulazioni dello sbarco sulla luna per i telespettatori a casa). È un livello controverso in quanto più realistica sembra la simulazione e più complicato diventa distinguerla dal prossimo livello;
  • Stage 4: Un’autentica back region aperta, però, agli esterni (ad esempio una rivista che mostra la vita private dei vip oppure la rivelazione di documenti ufficiali appartenenti alle negoziazioni di stato segrete). È esattamente la loro caratteristica di essere aperte agli occhi esterni a distinguere il livello 3 e 4 dal resto delle back regions;
  • Stage 5: Una back region che è stata sistemata o alterata leggermente per permettere ai turisti di dare un’occhiata fugace all’interno (ad esempio le cucina a vista, i laboratori di pasticceria, le prove generali di un’orchestra);
  • Stage 6: La back region di Goffman, ovvero i luoghi realmente inaccessibili al pubblico.  

Il passaggio da un livello all’altro motiva di volta in volta la coscienza del turista nei confronti di ciò che è pubblico e ciò che è privato, con tutte le sfumature nel mezzo.

MacCannell evidenzia il fatto che l’esperienza che il turista ottiene dai luoghi turistici sia basata sull’inautenticità, essenzialmente su una bugia costruita dall’industria turistica per far credere ai consumatori di vivere l’autenticità di una determinata meta mentre, in realtà, ciò che viene venduto è puramente artificioso, inautentico, costruito.

La teoria di front e back regions teorizzata da Goffman e approfondita da Maccannell mette in luce la peculiarità del comportamento umano all’interno della società nel comportarsi diversamente in ambito pubblico rispetto ai segreti del mondo privato, focalizzandosi su quanto il comportamento pubblico sia una grande performance collettiva ed inconscia mentre ciò che si cela davvero oltre alle barriere delle convenzioni sociali e degli sguardi indiscreti rappresenti realmente l’autenticità dell’essere umano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Copyright © All rights reserved. | Newsphere by AF themes.