L’etica della terra: una proposta di etica ambientale ecocentrica.
4 min readL’etica della terra, o Land Ethic, è la proposta ecologista di Aldo Leopold, uno dei più noti precursori dell’etica ambientale. Il suo intento era quello di estendere i diritti morali dal mondo umano a tutta la natura.
Secondo Leopold, infatti, l’etica ha origine dalla tendenza umana a elaborare tecniche di cooperazione e, come Darwin, sosteneva che la moralità ha avuto origine dai legami di affetto e simpatia instauratisi tra genitori e figli, in seguito si è estesa a membri esterni al nucleo familiare, creando così dei gruppi sociali, e poi, risultando efficace ai fini della sopravvivenza l’unirsi in società, col procedere della storia le comunità morali si sono ampliate sempre di più. Se allora l’estensione dei principi etici è un processo di evoluzione ecologica, la limitazione della libertà d’azione nella lotta per la sopravvivenza che oggi vale per l’intera comunità umana si allargherà a includere anche animali, piante, suoli, acque, tutta la terra. Questa è l’etica della terra.
In ballo c’è anche il ruolo giocato da noi esseri umani, che da conquistatori diverremmo solo cittadini della comunità della terra. Questo implica avere rispetto per i suoi membri ma anche per la comunità in se stessa. L’ideale da perseguire è quello di preservare la stabilità, l’integrità e la bellezza della comunità biotica. Per riuscirci, l’ostacolo da superare è il carattere individualistico della filosofia morale moderna. Secondo il filosofo John B. Callicott, infatti,
«le teorie morali moderne più diffuse fondano il titolo a un riconoscimento morale […] su un criterio, identificabile in una qualificazione [psichica] posseduta dal soggetto. Se un candidato soddisfa questo criterio […] è riconosciuto titolare della stessa considerazione morale di cui godono altri soggetti
che possiedono nello stesso grado la stessa qualificazione» (J. B. Callicott, I fondamenti concettuali della Land Ethic, p. 122).
Questo ragionamento impedisce di estendere la considerazione morale a delle collettività, dato che non hanno alcun tipo di esperienza psichica. Se invece riteniamo che il valore morale sia generato da chi compie l’atto di valutare, e quindi solo proiettato su ciò in cui lo si riconosce, possiamo attribuire un valore intrinseco a qualsiasi individuo e a qualsiasi comunità.
Del resto ciò che maggiormente aiutò Leopold nella formulazione dell’etica della terra fu la nuova ecologia della prima metà del secolo scorso. Egli sosteneva che da un punto di vista ecologico nella natura non esistono parti più o meno rilevanti, visto che la natura è composta da semplici interrelazioni di materia, energia e informazioni il cui fine è di mantenere la stabilità dell’ecosistema. Quindi
«se gli esseri umani sono, alla stessa stregua degli altri animali, piante, del suolo e delle acque,
semplici membri della comunità biotica, e se l’appartenenza a questa comunità è il criterio
necessario e sufficiente per essere riconosciuti degni di eguale considerazione morale, allora non
solo animali, piante, suolo, acque sono titolari degli stessi “diritti” (molto ridimensionati), ma
gli esseri umani sono ugualmente soggetti alla stessa subordinazione del benessere e dei diritti
individuali rispetto a ciò che è bene per la comunità in quanto tale» (J. B. Callicott, I fondamenti concettuali della Land Ethic, p. 122).
Tutto ciò non implica che l’etica della terra sia antiumanistica, poiché le intuizioni e gli obblighi morali propri delle precedenti forme di inclusione sociale non vengono sostituiti né cancellati, quindi restano validi. E neanche ci impedisce di agire in alcun modo sulla natura. Il problema della crisi ambientale sta negli imponenti strumenti creati dall’essere umano che gli permettono di produrre mutamenti che sforano i ritmi e le dimensioni di quelli usualmente prodotti dal resto della natura. La soluzione di Leopold è quella di iniziare a sfruttare la natura con amore e rispetto piuttosto che come padroni.
Tirando le somme, l’etica della terra va messa in pratica per due motivi: per perseguire il proprio bene e per perseguire il bene della comunità biotica, e un motivo è insito nell’altro: secondo Leopold in nessun altro modo la terra può sopravvivere all’impatto con l’uomo meccanizzato, ma forse è più vero che «in nessun altro modo, l’uomo meccanizzato può sopravvivere alle conseguenze del proprio impatto con la terra» (J. B. Callicott, I fondamenti concettuali della Land Ethic, p. 134).
I passi citati dal saggio di J. B. Callicott, The Conceptual Foundations of the Land Ethic, sono tratti dalla traduzione italiana presente in R. Peverelli (a cura di), Valori selvaggi. L’etica ambientale nella filosofia americana e australiana, Medusa, 2005, pp. 87-137. Per una traduzione italiana dell’opera maggiore di A. Leopold si consiglia Pensare come una montagna. A Sand County Almanac, Piano B, 2019. Per altre proposte di etica ambientale vedi Etica ambientale: è possibile una teoria antropocentrica?
Da sempre mi appassionano natura e cultura in ogni loro sfaccettatura, in particolare amo la montagna e la vivo praticando escursionismo e speleologia. Ho conseguito la laurea triennale frequentando un corso di studi interclasse in Filosofia e storia e ho proseguito la mia carriera universitaria laureandomi in Scienze filosofiche. I miei principali interessi di studio riguardano il rapporto tra filosofia e psicanalisi, in merito a cui ho pubblicato diversi articoli peer-reviewed su riviste scientifiche del settore.
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