Novembre 21, 2024

Ecce homo!

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L'illuminismo ha prodotto una visione distorta dell'uomo, esaltandone fino all'estremo le capacità razionali, oscurando però ciò che in fondo l'uomo è.
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L’essere umano oltre la mitologia dell’illuminismo

Illuminismo: movimento culturale sviluppatosi in Europa nel corso del secolo XVIII, che si proponeva di liberare l’uomo e la società dalle tenebre dell’ignoranza e dell’oscurantismo mediante l’uso della ragione e senza appellarsi a verità rivelate e alla tradizione (fonte Garzanti Linguistica).

L’economista e ambientalista cileno, ormai scomparso, Manfred Arthur Max Neef. noto per aver sviluppato una teoria sui bisogni umani alternativa a quella dello psicologo americano Maslow (“Development and human needs in Real-life Economics: Understanding Wealth Creation), la ragione ha cercato di usarla al meglio. Il risultato però è stato a dir poco paradossale.

Partiamo con un aneddoto che lascio raccontare direttamente all’interessato. Nel suo lavoro “Human scale development Max-Neef ci racconta: “Fin dall’infanzia, mi sono arrovellato il cervello con quella che consideravo una domanda di vitale importanza: “Cosa rende unici gli esseri umani? C’è qualche caratteristica che noi umani non condividiamo con nessun altro animale ?” La prima risposta che mi sono dato è stata che gli esseri umani hanno un’anima e gli animali no. Dato che amavo, e amo ancora, gli animali, suonava un po’ strano e difficile da accettare. Inoltre, se Dio era così giusto e generoso, cosa che a quei tempi credevo ancora, non avrebbe fatto una tale discriminazione. Quindi, questa risposta non mi convinse.
Alcuni anni dopo, influenzato dai miei primi insegnanti, mi convinsi che eravamo gli unici esseri dotati di intelligenza, mentre gli animali vivevano esclusivamente di istinti. Non ci volle molto per rendermi conto che ero nuovamente sulla strada sbagliata. Grazie agli studi nel campo dell’etologia, oggi sappiamo che anche gli animali sono dotati di intelligenza.

Così ho continuato a pensare, finché un giorno ho finalmente creduto di aver trovato la risposta che cercavo: gli umani sono gli unici esseri capaci del senso dell’umorismo. Ancora una volta, però, sono rimasto deluso, perché uno studio dimostrava che anche gli uccelli si fanno scherzi e se la ridono”.

L’economista, che nel frattempo aveva già iniziato gli studi universitari, frustrato da quest’ultima debacle è quasi deciso a mollare la sua personale ricerca. Un giorno si confida con il padre. Arriva l’illuminazione! Max-Neef racconta che il padre lo guarda e gli dice: “Perché non prendi in considerazione la stupidità?”. L’impatto in un primo momento è scioccante, ma col passare del tempo il professore si convince sempre di più che questo sia il tratto più distintivo di noi esseri umani, tanto che: “nell’inverno del 1975 tenni un corso al Wellesley College, Massachusetts, aperto anche agli studenti del MIT, il cui titolo era “Indagine sulla natura e sulle cause della stupidità umana”. È stato, come ci si può immaginare, un corso molto frequentato. Gli studenti pensavano che sarebbe stato divertente, cosa che in effetti lo fu, almeno per le prime due sessioni. Durante terza sessione i partecipanti iniziarono a sembrare un po’ più seri ed alla quarta l’espressione dei loro visi era molto più cupa. E mentre il corso andava avanti, scoprimmo tutti che era un argomento dannatamente serio!”, “[…] a meno che qualcun’ altro non possa rivendicare la legittima precedenza, sono molto orgoglioso di essere probabilmente il fondatore di una nuova e importantissima disciplina: la disciplina della Stupidologia. Sono quindi fermamente convinto che la stupidità sia una caratteristica unica degli esseri umani. Nessun altro essere è stupido tranne noi!”.

Tutto molto divertente, se non fosse che la questione è “dannatamente seria”. Le evidenze sono intorno a noi: crisi ecologica, guerre, disuguaglianze crescenti, solo per citarne alcune.

Abbiamo raggiunto un punto della nostra evoluzione in cui le nostre conoscenze sono aumentate a dismisura. Sappiamo un sacco di cose. Ma capiamo poco. Mai nella storia umana c’è stato un tale accumulo di conoscenza come negli ultimi 100 anni. Guarda però le condizioni in cui ci troviamo. A cosa è servita tutta questa conoscenza? Cosa ne abbiamo fatto? Il punto è che la conoscenza da sola non basta, ci manca la comprensione […] Siamo semplicemente, drammaticamente stupidi. Agiamo sistematicamente contro le evidenze che abbiamo. Conosciamo perfettamente ciò che non dovremmo fare. Non c’è nessuno che non lo sappia.

Gli anni ‘70 del secolo scorso sembra siano stati anni fecondi per indagare la questione della stupidità umana, soprattutto tra gli economisti. Sarà perché in qualche modo, in maniera del tutto inconsapevole, in questa branca del sapere umano si è eletto a modello supremo di perfezione un essere stupido: l’homo oeconomicus. Quello che un economista del calibro del professore Paul Collier ha definito il ritratto di un perfetto psicopatico: avido, egoista e pigro.

Fatto sta che un altro cultore della materia, il professore Carlo M. Cipolla, docente nostrano di storia dell’economia (con una cattedra anche a Berkeley), nel 1976 da alla stampa un pamphlet (riservato solamente ai suoi amici come regalo di Natale) dal titolo: “The Basic Laws of Human Stupidity”. Quello che all’inizio sembra un gioco, col passare del tempo si trasforma in una cosa “dannatamente seria”. Dopo innumerevoli pressioni da parte dell’editore (il Mulino) nel 1988 il Cipolla accetterà di tradurre il testo in italiano e consegnarlo al mercato; successivamente verrà tradotto in 13 lingue.

Cosa dice il professor Cipolla? “Le faccende umane si trovano per unanime consenso, in uno stato deplorevole. […] Il pesante fardello di guai e miserie che gli esseri umani devono sopportare, sia come individui che come membri della società organizzata, è sostanzialmente il risultato del modo estremamente improbabile – e oserei dire stupido – in cui la vita fu organizzata sin dai suoi inizi. Da Darwin sappiamo di condividere la nostra origine con le altre specie del regno animale e tutte le specie, si sa, dal vermiciattolo all’elefante, devono sopportare la loro dose quotidiana di tribolazioni, timori, frustrazioni, pene e avversità. Gli esseri umani, tuttavia, hanno il privilegio di doversi sobbarcare un peso aggiuntivo, una dose extra di tribolazioni quotidiane, causate da un gruppo di persone che appartengono allo stesso genere umano. Questo gruppo è molto più potente della Mafia o del Complesso industriale-militare o dell’Internazionale comunista. E un gruppo non organizzato, non facente parte di alcun ordinamento, che non ha capo, né presidente, né statuto, ma che riesce tuttavia ad operare in perfetta sintonia come se fosse guidato da una mano invisibile, in modo tale che le attività di ciascun membro contribuiscono potentemente a rafforzare ed amplificare l’efficacia dell’attività di tutti gli altri membri.”.

A chi si riferisce il Cipolla? Ovviamente all’essere umano stupido. Ma andiamo per ordine, perché quanto enunciato dallo studioso è tutt’altro che banale. Nel testo “The Basic Laws of Human Stupidity” si suddivide l’umanità in 4 categorie: gli intelligenti, i banditi, gli sprovveduti e, appunto, gli stupidi. Da cosa sono caratterizzati questi 4 gruppi? Gli esseri umani sono esseri sociali: “Gli individui sono caratterizzati da differenti gradi di propensione a socializzare. Ci sono individui per i quali qualsiasi contatto con altri individui è una dolorosa necessità. Essi devono letteralmente sopportare le persone e le persone devono sopportare loro. All’altro estremo dello spettro ci sono individui che non possono assolutamente vivere da soli e sono persino disposti a trascorrere il loro tempo in compagnia di persone che disdegnano, piuttosto che restare soli. Tra questi due estremi vi è una grande varietà di condizioni”. Ovviamente il punto di vista del Cipolla è quello dell’economista ed infatti, considerando ogni interazione tra gli individui se ne desume che : “da qualsiasi azione, o non azione, ognuno di noi trae un guadagno od una perdita, ed allo stesso tempo determina un guadagno od una perdita a qualcun altro”. Naturalmente, il guadagno o la perdita a cui ci si riferisce può essere sia tangibile (denaro, beni ecc.) che intangibile (opportunità, relazioni ecc.. ovviamente molto più difficile da quantificare); “Ciò che avrei potuto fare per un individuo o per un gruppo, e che non ho fatto, rappresenta un «costo-opportunità» (cioè un guadagno mancato od una perdita) per quella particolare persona o particolare gruppo. La morale della favola è che ognuno di noi ha una sorta di conto corrente con ognuno degli altri.

Chi sono quindi, partendo da quanto appena detto, gli appartenenti ai 4 gruppi definiti da Cipolla? Lo vediamo nel grafico qui sotto.

Il grafico si legge seguendo queste indicazioni: l’asse orizzontale delle ascisse rappresenta il ritorno (tangibile o intangibile) che una persona A ottiene dalla sua interazione con un’altra persona, o gruppo di persone, B. L’asse verticale delle ordinate indica il ritorno che l’altra persona, o gruppo di persone, B ottiene a seguito dell’interazione con A. Il ritorno, ovviamente, può essere positivo (guadagno), nullo o negativo (perdita).

Come già detto, le quattro tipologie di persone individuate dal Cipolla sono: gli intelligenti, gli sprovveduti, i banditi ed appunto gli stupidi.

Una precisazione. Per quanto detto finora, sembrerebbe che il modello fornisca uno schema per etichettare rigidamente ogni singolo individuo; non è così. Visto che il parametro di riferimento è il “ritorno” che un singolo individuo ottiene dall’interazione con uno o più altri individui, va da se che lo steso individuo in situazioni o contesti differenti si può comportare in maniera differente. Così il tizio A che in una determinata situazione si comporta da “intelligente”, in un’altra può assumere le sembianze di un “bandito”.

Per l’economista, però c’è un’eccezione alla regola: ovvero lo stupido. Gli stupidi, mostrano normalmente una piena coerenza col loro modo di essere in ogni campo di attività. E’ per questo che sono considerate le più pericolose in assoluto.

Non è difficile comprendere come il potere politico o economico o burocratico accresca il potenziale nocivo di una persona stupida. Ma dobbiamo ancora spiegare e capire cosa essenzialmente rende pericolosa una persona stupida; in altre parole in cosa consiste il potere della stupidità. Essenzialmente gli stupidi sono pericolosi e funesti perché le persone ragionevoli trovano difficile immaginare e capire un comportamento stupido. Una persona intelligente può capire la logica di un bandito. Le azioni del bandito seguono un modello di razionalità: razionalità perversa, se si vuole, ma sempre razionalità”.

Infatti se consideriamo il caso del “bandito”, questi ha come singolo obiettivo quello di ottenere un vantaggio (guadagno) per se. La questione è assolutamente razionale. Se riesce ad ottenerlo, anche a scapito di un altro, vuol dire che il soggetto è dotato anche di una certa intelligenza. Possiamo quindi dire che il soggetto “bandito” agisce in modo razionale, utilizzando una certa dose di intelligenza: ne deriva che la sua azione può essere prevedibile (in quanto razionale). Il ché mette l’altro nella condizione di potersi difendere.

Con lo stupido ciò non è possibile: “Non vi è alcun modo razionale per prevedere se, quando, come e perché, una creatura stupida porterà avanti il suo attacco. Di fronte ad un individuo stupido, si è completamente alla sua mercé”.

Per questo, come unica possibile strategia di difesa contro queste subdole creature, vale la pena di tenere sempre a mente le cinque leggi della stupidità che il il professor Cipolla ci ha donato. Vediamole:

1 Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.

Commento: “Per quanto elevata sia la stima quantitativa che uno faccia della stupidità umana, si resta continuamente stupiti dal fatto che:

– persone che si è giudicato in passato razionali ed intelligenti all’improvviso si sono rivelate essere irrimediabilmente e senza alcun dubbio, stupide.

– tutti i giorni siamo ostacolati nella nostra attività da persone ostinatamente stupide che improvvisamente compaiono nei luoghi e nei momenti meno opportuni.

È impossibile stabilire una percentuale delle persone stupide rispetto al totale della popolazione, dato che qualsiasi numero sarà sempre inferiore alla realtà”.

2 La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.

Commento: “La Seconda Legge dimostra che dopotutto le popolazioni cosiddette “sviluppate” non sono poi così sviluppate. Che la Seconda Legge Fondamentale piaccia o non piaccia comunque le sue implicazioni sono diabolicamente ineluttabili: essa comporta infatti che sia che si frequentino circoli eleganti o che ci si rifugi tra i tagliatori di teste della Polinesia, che ci si chiuda in un monastero o che si decida di trascorrere il resto della propria vita in compagnia di donne belle e lussuriose, il fatto permane che si dovrà sempre affrontare la stessa percentuale di gente stupida; percentuale che (in accordo con la Prima Legge) supererà sempre le più nere previsioni”.

3 Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza allo stesso tempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita.

Commento: “ La nostra vita è anche punteggiata da vicende in cui noi si incorre in perdite di denaro, tempo, energia, appetito, tranquillità e buonumore a causa delle improbabili azioni di qualche assurda creatura che capita nei momenti più impensabili e sconvenienti a provocarci danni, frustrazioni e difficoltà, senza aver assolutamente nulla da guadagnare da quello che compie. Nessuno sa, capisce o può spiegare perché quella assurda creatura fa quello che fa. Infatti non c’è spiegazione – o meglio – c’è una sola spiegazione: la persona in questione è stupida”.

4 Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.

Commento: “ Talvolta si è anche tentati di associarsi con un individuo stupido con l’obiettivo di usarlo per le proprie mire. Tale manovra non può che avere effetti disastrosi perché:

– è basata sulla completa incomprensione della natura essenziale della stupidità;

– dà alla persona stupida spazio ulteriore per l’esercizio dei suoi talenti.

Uno può illudersi di manipolare una persona stupida e, sino ad un certo punto, può anche riuscirci. Ma a causa dell’erratico comportamento dello stupido, non si possono prevedere tutte le azioni e reazioni dello stesso ed in breve si verrà stroncati e polverizzati dalle sue imprevedibili azioni”.

5 La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.

Commento: “ Il punto essenziale da tener presente è questo: il risultato dell’azione di un perfetto “bandito” […] rappresenta puramente e semplicemente un trasferimento di ricchezza e/o di benessere. […] Per la società nel suo insieme la situazione non è migliorata né peggiorata. Se tutti i membri di una società fossero dei banditi perfetti, la società rimarrebbe in condizioni stagnanti, ma non ci sarebbero grandi disastri. Tutto si limiterebbe a massicci trasferimenti di ricchezza e benessere in favore di quelli che compiono l’azione. Se tutti i membri della società dovessero compiere l’azione a turni regolari, non solo l’intera società, ma anche i singoli individui, si troverebbero in uno stato di perfetta stabilità.

Ma quando gli stupidi si mettono all’opera, la musica cambia completamente. Le persone stupide causano perdite ad altre persone senza realizzare dei vantaggi per se stessi. Ne consegue che la società intera si impoverisce“.

La lezione del professor Cipolla è terminata…anzi no. L’ultimo sguardo è sulla società ovvero su come l’azione di tutti gli individui (soprattutto gli stupidi) possa influire sulle dinamiche di crescita o declino dell’intero tessuto sociale. Come dice l’economista è un “grave errore credere che il numero degli stupidi sia più elevato in una società in declino piuttosto che in una società in ascesa” . La differenza è semplice:

– nelle società in crescita la percentuale di individui “intelligenti” è sensibilmente alta, il che permette di tenere sotto controllo l’attività degli stupidi, oltre a produrre guadagni per tutti in modo da spingere la società al progresso.

nelle società in declino “ai membri stupidi della società è concesso dagli altri membri di diventare più attivi”; inoltre “ nella restante popolazione, si nota, specialmente tra gli individui al potere, un’allarmante proliferazione di banditi con un’alta percentuale di stupidità (producono più danni agli altri del vantaggio che ottengono per se) e, fra quelli non al potere, una ugualmente allarmante crescita del numero degli sprovveduti. Tale cambiamento nella composizione della popolazione dei non stupidi, rafforza inevitabilmente il potere distruttivo della frazione degli stupidi e porta il Paese alla rovina”.

(le parti in corsivo relative al lavoro di Carlo M. Cipolla sono estratti del libro – “Le leggi fondamentali della stupidità umana”).

Forse quanto appena detto vi avrà fatto sorridere o forse, come nel caso degli studenti del professor Max-Neef, arrivati a questo punto l’espressione dei vostri volti si sarà fatta un pò più seria. In questo caso è probabile che stiate incominciando a mettere in dubbio quella visione edulcorata dell’essere umano nata nell’epoca della ragione. La realtà è ben diversa. Come ci ha ricordato, in un’intervista di qualche anno fa, lo storico israeliano Yuval Noah Harari: “uno degli insegnamenti che riceviamo dallo studio della storia è che non dovremmo mai sottovalutare la stupidità umana“, perché la stupidità “è una delle forze più potenti al mondo“.

Vorrei terminare questa mia incursione nel lato oscuro dell’umanità con un altro contributo: quello di Dietrich Bonhoeffer. Teologo tedesco e docente all’Università di Berlino (a soli 25 anni), Bonhoeffer è considerato una delle intelligenze più brillanti della teologia tedesca, oltre ad essere ricordato come il teologo partigiano per la sua intensa attività contro il nascente regime nazista. Così lo ritrae Vito Mancuso:” dopo l’avvento al potere di Hitler, il 30 gennaio 1933, mentre le chiese tedesche stipulavano accordi con il regime nazista, Bonhoeffer il 1° febbraio, a distanza di due giorni, manifestava alla radio la preoccupazione per la trasformazione del concetto di Führer in quello di Verführer, “seduttore”. Tre mesi dopo pubblicava il saggio – La Chiesa di fronte alla questione ebraica – e dopo “la notte dei cristalli” del 9 novembre ’38 prese a ripetere ai suoi studenti: «Solo chi grida per gli ebrei può cantare il gregoriano»“.

Abbandonata l’università nel 1939 emigra negli Stati Uniti dove gli verrà offerta una cattedra universitaria, ma due anni dopo deciderà di rientra in patria per continuare la lotta al regime al fianco dei suoi connazionali.

Il 5 aprile 1943 viene arrestato con l’accusa di alto tradimento e rinchiuso nel carcere di Tegel, poi in quello berlinese della Gestapo, poi Buchenwald, infine Flossenbürg. Durante la sua prigionia scriverà tutta una serie di lettere e pensieri che verranno raccolti e pubblicati postumi nel 1951 nel libro “Resistenza e resa“.

Nelle sue riflessioni, Bonhoeffer, testimone di uno dei periodi più bui dell’umanità, toccherà anche il tema della stupidità:” La stupidità è un nemico del bene più pericoloso che la malvagità. Contro il male si può protestare, si può smascherarlo, se necessario ci si può opporre con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodissoluzione, mentre lascia perlomeno un senso di malessere nell’uomo. Ma contro la stupidità siamo disarmati. Qui non c’è nulla da fare, né con proteste né con la forza; le ragioni non contano nulla; ai fatti che contraddicono il proprio pregiudizio basta non credere (in casi come questi lo stupido diventa perfino un essere critico), e se i fatti sono ineliminabili, basta semplicemente metterli da parte come episodi isolati privi di significato. In questo, lo stupido, a differenza del malvagio, è completamente in pace con sè stesso; anzi, diventa perfino pericoloso nella misura in cui, appena provocato, passa all’attacco. Perciò va usata maggior prudenza verso lo stupido che verso il malvagio. Non tenteremo mai più di convincere lo stupido con argomenti motivati; è assurdo e pericoloso“.

Il teologo cercando di indagare l’essenza della stupidità ne individua le cause nella relazione tra individui e non in un “difetto” del singolo: ” è appurato che essa non è un difetto intellettuale ma un difetto umano […] Sembra dunque che la stupidità sia forse meno un problema psicologico che sociologico“. Le persone quindi in determinati contesti/situazioni “si lasciano istupidire” attraverso un processo che “non è quello di un’improvvisa atrofizzazione o sparizione di determinate doti dell’uomo – nel caso specifico, di carattere intellettuale – ma di una privazione dell’indipendenza interiore dell’uomo“.

Per Bonhoffer, quindi, la stupidità si supera non mediante un atto di “indottrinamento”, ma mediante un atto di liberazione interirore dell’individuo che in quanto stupido è divenuto “uno strumento privo di volontà” e questo lo si deduce dal fatto che ” quando si discute con lui non si ha affatto a che fare con lui, quale egli è, come individuo, ma con le frasi fatte, le formule eccetera che lo dominano“.

Da buon teologo Bonhoffer chiude la sua riflessione con un messaggio di speranza: “Queste riflessioni sulla stupidità hanno in sé un elemento di consolazione, nel senso che non accettano affatto il presupposto che la maggioranza degli uomini sia stupida in ogni condizione di fatto. Il problema vero è dunque se i potenti si aspettano di più dalla stupidità o dall’autonomia interna e dall’intelligenza degli uomini“.

Il 9 aprile 1945 morirà nudo, sotto tortura nel campo di concentramento di Flossenbürg. Le fonti riportano una generica morte per impiccagione, probabilmente perché l’essere umano cerca in ogni modo di mascherare il livello di efferatezza che può raggiungere l’agire umano. Ma vale la pena di guardare la realtà dei fatti per quelli che sono. Come riporta sempre Mancuso, la verità ci arriva da un sopravvisto a quel luogo di morte: il diplomatico danese Jørgen Mogensen. Come dice Mogensen a Flossenbürg non vi era alcun patibolo; i condannati venivano “lentamente strangolati a morte da una corda che saliva e scendeva a partire da un gancio di ferro conficcato in una parete”. Non è tutto…perché l’esecuzione prevedeva anche la presenza di un medico che provvedeva più volte a rianimare i detenuti affinché la procedura potesse essere ripetuta più volte, al fine di allungare il più possibile l’agonia.

Contro la stupidità siamo indifesi. Ma come ci ha insegnato Dietrich Bonhoeffer: “quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante“.

Se la maggior parte di noi seguisse questo invito forse saremmo in grado di passare dall’epoca della ragione a quella della responsabilità. Di certo questo non cancellerebbe la stupidità dalla faccia della terra, ma come ci ha insegnato il professor Cipolla, aiuterebbe senza dubbio a controllarla.

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