Mikado: chi era l’antico imperatore del Giappone?
3 min readCon l’appellativo “mikado” si designava l’imperatore del Giappone, che in origine ricopriva una carica tanto importante e privilegiata quanto onerosa.
L’origine
In origine con questo termine si indicava la porta del palazzo imperiale, infatti il suo significato sarebbe proprio quello di “la porta”. Successivamente questo appellativo venne utilizzato per indicare l’imperatore, figura divina in terra. Secondo lo shintou, infatti, l’imperatore discendeva dalla dea Amaterasu, dea Sole e regina del regno dei cieli, che, con l’aiuto del dio tuono, conquistò il regno terrestre affidandolo al nipote Ninigi. Questi rappresenta l’antenato di tutti gli imperatori, disceso sulla terra con cinque capi, gli antenati delle famiglie sacerdotali.
La sacralità dell’imperatore
Secondo il resoconto etnografico scritto da Kaempfer (naturalista, medico e botanico tedesco, 1651-1716) nella sua opera “The History of Japan” il ruolo ricoperto in origine dai mikado era assai complesso. Questi infatti, per esempio, non poteva toccare il suolo con i piedi perché considerato inammissibile per la sua dignità e il suo carattere sacro. Per ogni spostamento dunque era necessario che si facesse portare a spalla dai suoi servitori. Non era bene che la persona dell’imperatore fosse esposta all’aria libera ed al sole. Il carattere sacro assunto da questa figura era tale che esisteva una sorta di venerazione di tutte le parti del suo corpo, per cui i suoi capelli, la sua barba e le sue unghie non dovevano mai essere tagliati. Per garantire una certa igiene, però, il suo corpo veniva lavato di notte, condizione nella quale tutto ciò che veniva tolto era come se gli venisse rubato, quindi non poteva ledere in alcun modo la sua dignità e santità.
I compiti del mikado
In tempi remoti egli doveva trascorrere ogni mattina alcune ore seduto sul trono, con la corona imperiale sul capo, senza poter muovere né arti, né testa, né occhi: si credeva che solo così egli riuscisse a mantenere la pace e la tranquillità dell’impero
“Se, disgraziatamente, si fosse voltato da una parte o dall’altra dell’impero ne sarebbero potuti derivare per quel paese una guerra, una carestia, la peste, un incendio o un’altra disgrazia che l’avrebbe portato alla rovina”
Nella storia del Giappone si accordano ai sovrani grandi privilegi e diritti che non sono concessi agli altri. Questa libertà, però, è fortemente limitata da tabù che non incombono sul resto della popolazione: dunque a una grande libertà corrisponde una grande limitazione. Si riconoscono all’imperatore poteri straordinari, poteri magici: il contatto con la figura del sovrano può essere benefico se avviene per volontà di quest’ultimo, estremamente nefasto in caso contrario. Altro elemento di interesse è la considerazione che, nonostante egli possieda un potere così straordinario, in grado di influire sulle forze della natura, si senta comunque il bisogno di tutelarlo in ogni modo da queste stesse forze.
Ho conseguito la laurea di primo livello in lettere moderne e contemporanee presso l’università di Macerata e la laurea magistrale in Italianistica presso l’Almamater Studiorum di Bologna. Attualmente frequento un master sui DSA presso l’università di Urbino Carlo Bo. Credo nella necessità della trasmissione della cultura e del sapere come forma di riscatto sociale e come unica arma valida contro l’egoismo dell’essere umano.