Settembre 8, 2024

La Legione Straniera e la Battaglia di Camerone

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La nascita del mito della "Bella morte"

La Legione Straniera è, senza dubbio, uno dei corpi militari più famosi della storia moderna. Da sempre collegata a una forte idea romantica ed esotica, la Legione si è più volte distinta per le sue eroiche operazioni di guerra, dimostrando una mistica nel combattimento e un’abnegazione al valore senza pari. L’esempio più caratteristico, nonché il primo di una lunga serie, è quello rappresentato dallo scontro avvenuto a Camerone, in Messico, per l’intervento francese sullo scacchiere geopolitico americano, voluto da Napoleone III.

Nata il 10 marzo del 1831 per volontà del Re Luigi Filippo duca d’Orléans, la Legione è stata formata principalmente con lo scopo di “pacificare” le zone coloniali dell’Algeria, raggruppando al suo interno tutti gli stranieri desiderosi di contrarre una ferma volontaria di tre anni, di età compresa tra i 18 e i 40 anni e che potessero dimostrare di possedere una chiara idoneità fisica e morale atte al servizio richiesto.

Naturalmente, nonostante lo scopo iniziale fosse quello del Nordafrica, il corpo è stato impiegato in diversi teatri di guerra in cui la Francia ha deciso di partecipare, come in Spagna nello scontro tra i “realisti” e i “carlisti”, nella guerra di Crimea per contenere le mire espansionistiche dello Zar e nella Seconda guerra d’Indipendenza Italiana. In tutte queste occasioni, la Legione ha palesato il proprio valore nel combattimento. Tuttavia, è stato in Messico che il Corpo ha sancito la nascita di un primo tassello indelebile della propria fede.

Lo Stato del centroamerica, durante il XIX secolo, non attraversa un periodo particolarmente florido. Il Messico, invero, dopo aver raggiunto l’indipendenza nel 1821, a seguito di diversi secoli di dominazione da parte della Spagna, è stato martoriato dai numerosi dittatori che si sono succeduti al potere e pesantemente indebolito a causa della guerra combattuta contro gli Stati Uniti d’America dal 1846 al 1848, a seguito della quale ha perduto un terzo del suo territorio. Infine, ha visto scoppiare una guerra civile, nella seconda metà del 1800, che contrapponeva i liberali di Benito Juárez e la fazione dei conservatori e filoclericali.

L’Imperatore Napoleone III, salito al potere in Francia dopo il colpo di mano del 1852, quando non aveva più la possibilità di farsi rieleggere presidente della Seconda Repubblica Francese, sollecita le potenze europee a intervenire in Messico, sia per pacificare la situazione, e quindi permettere al Paese di pagare i propri debiti esteri, sia per instaurare una monarchia moderata (politicamente legata alla Francia).

Nella primavera del 1862, infatti, sono state proprio le truppe regolari francesi le prime a imbarcarsi nell’impresa. Impresa che, a causa sia del terreno di scontro, sia dell’ostilità della popolazione, si è rivelata tutt’altro che facile. Proprio per la difficoltà delle operazioni, due battaglioni della Legione, dopo 48 giorni di viaggio, sbarcano nel porto di Veracruz il 26 marzo del 1863, sotto il comando del colonnello Jeanningros. Il primo compito della Legione è quello di pattugliare la pista di comunicazione di collegamento tra Veracruz e Chiquihuite (dove è stato, successivamente, stabilito il comando operativo del Corpo in Messico).

Verso la fine del mese di aprile, il comando della Legione riceve l’incarico di scortare un importante convoglio carico di armi, munizioni, medicinali e denaro, alle truppe dislocate a Puebla. Il primo tratto procede senza intoppi, ma con estrema lentezza e il rischio di attirare l’attenzione è estremamente ampio. Per tal motivo, il colonnello Jeanningros decide di destinare una compagnia affinché marci in avanscoperta e faccia ricognizioni lungo il percorso stabilito. Per il suddetto compito, è stata designata la 3° compagnia, composta da 60 veterani della guerra in Algeria. Al suo comando troviamo il capitano Jean Danjou, il sottotenente Maudet e il sottotenente Vilain.

La colonna inizia il proprio viaggio all’una di notte del 30 aprile 1863, arrivando al villaggio abbandonato di Camerone verso le cinque del mattino. Dopo una breve ma accurata perlustrazione, la compagnia riprende la propria marcia, raggiungendo, un’ora dopo, Palo Verde, dove avrebbe dovuto sostare. Tuttavia, quasi contemporaneamente al loro arrivo, una sentinella lancia l’allarme, perché nella direzione di Camerone è stato avvistato un gruppo di cavalieri che si dirige verso nord. L’obiettivo è senza dubbio il convoglio.

Infatti, il comandante delle truppe messicane nelle “terre calde”, Francisco de Paula Milán, è venuto a conoscenza della presenza del convoglio e ha organizzato un’agguato, radunando ben oltre un migliaio di uomini, nei pressi di Camerone, a 5 km dal paese. L’avvistamento della 3° compagnia, però, lo ha costretto a cambiare i propri piani e, facendo scorgere alcuni dei suoi soldati, ha tentato di attirare i legionari di Danjou fuori dalla via di comunicazione di Veracruz-Chiquihuite. Ciononostante, il capitano non cade nel tranello e ordina immediatamente di ritornare a Camerone, raggiunta dopo solo trenta minuti di marcia, dove l’hacienda di Santa Lucia (che i legionari avevano ispezionato in precedenza) può essere facilmente trasformata in una posizione di difesa.

Il colonnello Milán, allora, decide di ordinare un’attacco che, però, viene facilmente respinto dalla Legione che, facendo quadrato, non subisce alcuna perdita, a dispetto dei messicani, che lasciano molti uomini sul terreno. Ma, a causa della confusione, i legionari smarriscono i muli su cui erano caricati le scorte d’acqua e di munizioni, che, per colpa del frastuono, scappano terrorizzati.

La 3° compagnia non ha modo di riposarsi perché i messicani tentano nuovamente un attacco che, come in precedenza, viene respinto dal quadrato legionario. Il capitano, allora, fa spostare i propri uomini lontano dalla strada, al riparo di una fila di cactus, cosa che rende molto più facile la difesa. Dopo il secondo attacco, Danjou fa ripiegare i propri uomini all’interno dell’hacienda, asserragliandosi. Il perché abbia deciso per tale soluzione, ancora oggi, è piuttosto combattuto. Da una parte, c’è chi sostiene che tale scelta sia stata un grave errore tattico, sia perché la difesa su strada sarebbe stata più semplice da sostenere, sia per la possibilità di mandare qualcuno a chiedere aiuto; dall’altra, invece, c’è chi crede fosse impossibile mantenere una difesa all’aperto con una così grande disparità di forze in campo che, prima o dopo, avrebbero compiuto un facile accerchiamento. Infine, molti storici ipotizzano che tale scelta sia stata portata avanti proprio per distogliere l’attenzione dei messicani dal convoglio in arrivo, attuando una missione suicida.

Alle nove del mattino gli uomini della Legione entrano nell’hacienda, non riuscendo, però, a occupare tutte le stanze della struttura, che sono conquistate dai messicani. Questi prendono 3 stanze, mentre i legionari sono distribuiti in una stanza e nel cortile interno della costruzione. Alle nove e mezza, il colonnello Milán chiede la resa dei legionari, garantendo per la loro incolumità. Nessuno degli uomini agli ordini di Danjou ha, però, dei dubbi. Per la Legione la resa non è un’opzione.

L’assedio dura circa 10 ore, scandite dalla violenza degli scontri e dal terribile sole messicano, il tutto peggiorato dall’assenza di acqua e di munizioni. Chi non muore per le pallottole messicane, viene sfinito per la disidratazione. Nonostante questo, gli uomini della Legione, verso le undici e mezza, respingono nuovamente un’offerta di resa. Nel pomeriggio, i messicani decidono di utilizzare il fuoco per stanare gli ultimi legionari rimasti. Alcuni vengono falciati dalle raffiche di pallottole, dopo essere usciti all’aperto in un’ultima disperata carica, mentre altri si asserragliano nel cortile. Verso le diciassette i legionari rimasti sono solo 12.

Alle diciotto vi è l’ultimo attacco dei messicani che riescono a circondare i superstiti. Dopo un primo assalto, rimangono vivi solo 5 uomini del 3° battaglione che decidono all’unanimità di lanciare un’offensiva definitiva. Di questi 5 uomini, solo 3 sopravvivono, semplicemente perché vengono immobilizzati prima di essere raggiunti dalle pallottole. Il colonnello Milán, che commenta l’episodio con la frase “No son hombres, son demonios”, decide di risparmiare la vita ai prigionieri per il valore dimostrato. Tra le fila dei messicani si contano, invero, circa 90 morti e più di 300 feriti.

A livello tattico, il sacrificio di Camerone non si rivela vano, perché lo scontro viene avvistato dalla colonna in marcia e permette a questa di evitare uno scontro con gli uomini Milán, salvando il convoglio da una disfatta certa. Ma, forse ancor più importante, a livello storico il sacrificio della 3° compagnia della Legione assume un valore ideologico senza eguali, perché crea la figura del combattente perfetto, disposto a morire pur di arrendersi al nemico, senza risparmiarsi e incurante della propria vita. L’esempio fornito dalla sopradescritta battaglia è la pietra miliare di quella che sarà la storia di un corpo d’élite, fondato su un’appartenenza assoluta e su un’esistenza votata al combattimento. Caratteristiche che hanno reso e rendono ancora oggi la Legione Straniera una delle realtà militari più straordinarie al mondo.

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