Settembre 8, 2024

Operazione Fortitude: il piano segreto dietro al D-Day

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Alla scoperta dei segreti del D-day: l’operazione Fortitude, l’azione di depistaggio dietro il noto sbarco alleato in Normandia.
Sbarco alleato D-Day

L’operazione Fortitude ha inizio ben prima del più imponente sbarco anfibio della storia. Stiamo parlando dell’operazione Overlord, nome in codice con cui gli Alleati pianificarono l’invasione dell’Europa occupata dai nazisti. Il piano, che prevedeva la creazione di una testa di ponte sulle coste settentrionali della Francia, si tramutò in azione all’alba del 6 Giugno 1944. Era l’inizio del fatidico D-Day, il giorno più lungo: dall’esito di quell’attacco sarebbe dipeso il destino della seconda guerra mondiale. Pur a caro prezzo, l’operazione militare si risolse in favore delle truppe anglo-americane, segnando, di fatto, l’inizio della fine per il Terzo Reich. La riuscita dell’offensiva era tutt’altro che scontata, anzi, ma se lo sbarco alleato in Normandia fu un successo, lo si dovette anche a una serie di operazioni segrete fatte di intrighi e depistaggi.

La duplice matrice dell’operazione Fortitude

Elaborata dall’alto comando alleato nei mesi antecedenti lo sbarco, l’operazione Fortitude si prefiggeva di non dare punti di riferimento al nemico in merito all’apertura di un secondo fronte in Europa. Vennero così pianificati due distinti piani finalizzati a disorientare il comando tedesco. Obbiettivo dichiarato: disperdere le truppe della Wehrmacht impedendo un’efficace protezione della Fortezza Europa di Hitler. Col nome Fortitude Nord vennero così ideate apposite manovre volte a far credere che uno sbarco alleato sarebbe avvenuto in Norvegia, regione militarmente strategica per la Germania nazista, anche per i rifornimenti di ferro di cui necessitava. Col nome Fortitude Sud, invece, vennero progettate quelle azioni di depistaggio volte a confondere i tedeschi circa il reale luogo di invasione in Francia e l’effettivo numero di uomini e mezzi a disposizione per l’offensiva.

La disposizione delle truppe sulle sponde della Manica

Le premesse dell’operazione Fortitude-Sud

Dal punto di vista geografico il porto di Calais, il punto in cui la distanza tra Regno Unito e Francia è minima, sarebbe stato, almeno sulla carta, il luogo d’attracco ideale. Non altrettanto dal punto di vista strategico, però, dato che lì le misure difensive, costruite dalla Wehrmacht per impedire il passaggio nemico della Manica, erano a dir poco proibitive. Si trattava del cosiddetto Vallo Atlantico, la linea di difesa che da Narvik in Norvegia si estendeva fino a Saint-Jean de Luz in Francia. Lungo più di 5000 km l’Atlantikwall aveva la sua roccaforte più ostica proprio a Calais con fortificazioni nascoste, casematte per mitragliatrici, bunker e barriere contraeree. Per cogliere di sorpresa i tedeschi e impedire agili riposizionamenti delle truppe schierate via terra, nelle retrovie, gli alleati elaborarono dei diversivi utili per fornire a Hitler false informazioni. Inglesi e americani si servirono non solo di spie e agenti doppiogiochisti, appositamente istruiti dall’intelligence, ma di un “veroesercito fantasma, costruito ad arte nei pressi di Dover, sulla sponda inglese di fronte a Calais. Del resto era lì che gli alleati volevano che i tedeschi mantenessero le risorse difensive più ingenti, così da lasciare sguarnito il reale obbiettivo dell’assalto: la Normandia.

L’esercito fantasma

Era il fantomatico FUSAG (acronimo di First United States Army Group), il nostro Ghost Army, in realtà composto da finti carri armati, gonfiabili, fantocci, navi e aerei di legno. Una fabbrica delle illusioni messa in piedi dalla 23ª Divisione Truppe Speciali. Attori, illusionisti e professionisti dei settori più disparati, in tutto un migliaio di uomini, capaci di ricreare, in maniera fittizia, un presunto corpo d’armata composto da 40 divisioni circa. A rendere credibile il tutto finti messaggi radio, volutamente resi intercettabili, e falsi report trasmessi da spie tedesche in terra inglese, ma in realtà sotto controllo alleato, che non facevano che confermare quanto osservato dai ricognitori della Luftwaffe. Del resto nel set allestito nel Kent, regione a sud-est del Regno Unito, nulla era lasciato al caso. Vennero riprodotte piste di atterraggio, accampamenti, depositi, armamenti, perfino suoni di veicoli, esplosioni e colpi d’artiglieria. Il FUSAG, posto sotto la guida di George Patton, un Generale in carne ed ossa, esperto di tattiche militari, riuscì a depistare il comando tedesco a tal punto che anche nei giorni successivi al D-Day si continuò a credere che lo sbarco in Normandia altro non fosse che una manovra diversiva, in attesa del più massiccio assalto via Calais.

Un’ultima curiosità in merito al D-Day riguarda il meteo di quei lontani giorni del Giugno del 1944. La data prevista per l’offensiva in Europa, inizialmente fissata per il 5 di Giugno venne posticipata proprio a causa del bollettino meteorologico, una delle condizioni essenziali per la riuscita dell’assalto navale. Era fondamentale che cielo e mare offrissero condizioni ideali o quantomeno non proibitive, tali da minare in partenza l’esito dell’assalto. Ebbene il fatto che i meteorologici alleati, contrariamente a quelli tedeschi, sbagliarono a leggere le previsioni contribuì a cogliere di sorpresa i tedeschi in Francia che non si aspettavano certo un attacco, almeno per le due settimane successive…ma questa è un’altra storia.

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