Dicembre 21, 2024

Il non luogo espressione della surmodernità

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Il non luogo espressione della surmodernità

Marc Augé definisce tutti quegli spazi che hanno la peculiarità di non essere identitari, relazionali e storici. Definisce il non luogo espressione della surmodernità

La società odierna è caratterizzata da una fluidità spaziale che rende labili i confini del vivere associato. L’uomo del nostro secolo, in quanto cittadino del mondo, ricerca la propria dimensione sociale in contesti connotati dalle medesime caratteristiche che gli trasmettano un senso di sicurezza e familiarità: i non luoghi.

Fanno parte dei nonluoghi sia le strutture necessarie per la circolazione delle persone e dei beni come ad esempio le autostrade, gli aeroporti ma anche i mezzi di trasporto e i grandi centri commerciali. Questa definizione si poggia sulla negazione del concetto di luogo ma non è convalidata da un’accezione autonoma.

Il concetto di non luogo fu coniato da Marc Augè in un suo saggio del 1992 : I nonluoghi sono quegli spazi contrapposti ai luoghi antropologici, quindi tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici.

Questa espressione “non luogo” non significa, come si potrebbe immaginare, “luogo che non esiste”. Significa invece luogo privo di un’identità, quindi un luogo anonimo, un luogo staccato da qualsiasi rapporto con il contorno sociale, con una tradizione, con una storia.

Dalla fine del secolo scorso ad oggi i non luoghi si sono moltiplicati, se pensiamo a tutti quegli ambiti adibiti alla circolazione, al consumo e alla comunicazione che ci avvolgono sempre più. Si pensi al moltiplicarsi dei centri commerciali, Mall, cittadine dello shopping, aeroporti ma anche treni, aerei, metropolitane; sempre più numerosi, sempre più stipati.

E tra i nonluoghi della modernità troviamo tristemente i campi profughi.

Tutti gli spazi in cui milioni di individualità si incrociano senza entrare mai in relazione, spinti dal desiderio frenetico di consumare, di accelerare le operazioni quotidiane o considerati come porta di accesso ad un cambiamento.

Essi sono spazi della provvisorietà e del passaggio, spazi attraverso cui non si possono decifrare né relazioni sociali, né storie condivise, né segni di appartenenza collettiva. I nonluoghi sono prodotti della società della surmodernità , incapace di integrare in sé i luoghi storici confinandoli e banalizzandoli in posizioni limitate e circoscritte alla stregua di “curiosità” o di “oggetti interessanti”. 

Nei non luoghi si transita non si abita.

Sono tutto il contrario dei luoghi storici della città nella quale le regole di residenza, la divisione in quartieri, delimitava lo spazio e permettevano di cogliere nelle loro linee essenziali le relazioni tra gli abitanti.

Il rapporto tra non luoghi e coloro che ne lo utilizzano avviene di solito per simbolismi . Ad Esempio i cartelli affissi negli aeroporti “vietato fumare”, “non superare la linea bianca davanti agli sportelli”. L’individuo nel “nonluogo” perde tutte le sue caratteristiche e i ruoli personali per continuare ad esistere solo come cliente o fruitore, ruolo definito da un contratto più o meno tacito che si firma con l’ingresso in esso.

Che cos’è la surmodernità e perché le società moderne sono destinate a vivere sempre più non luoghi?

La surmodernità è connessa in modo strettissimo alla globalizzazione ed è la forza motrice che li genera e si basa su tre principi :

Il tempo presente pieno di avvenimenti che finiscono presto nel passato e senza spazio per un futuro a lungo termine; ovvero eccesso di tempo.

In tutto il mondo sempre maggiori sono le grandi concentrazioni urbane, che espandendosi necessitano di trasferimenti di popolazioni e moltiplicazione di installazioni e mezzi per la circolazione accelerata; ovvero eccesso di spazio

Infine l’eccesso di tempo; Quanto meno nelle società occidentali “l’individuo si considera un mondo in sé, egli si propone di interpretare da se stesso per se stesso le informazioni che gli vengono date o che percepisce dall’esterno” ( Augè).

Mai come oggi le storie individuali sono state così esplicitamente implicate nella storia collettiva ma allo stesso tempo mai i riferimenti dell’identificazione collettiva sono stati così fluttuanti; la produzione individuale di senso è dunque oggi più che mai necessaria.

Cosa accade quindi agli individui delle moderne società ?

Nascere significa nascere in un luogo, essere assegnato a una residenza. In tal senso il luogo di nascita è costitutivo dell’identità individuale. Le origini del gruppo sono spesso diverse ma è l’identità del luogo che lo fonda, lo raccoglie ma è allo stesso tempo ciò che il gruppo deve difendere perché il linguaggio dell’identità conservi un senso di identità.

E dunque lecito pensare che il crescere dove manca quanto sopra e dove manca la storia ma esiste solamente il presente, tristemente rappresentativo della nostra epoca.

Un presente caratterizzato dalla precarietà (non soltanto lavorativa), dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio, da un individualismo solitario. Le persone transitano dai non luoghi ma nessuno vi abita.

Da leggere assolutamente è Regno a venire di J.G. Ballard che mette al centro della sua narrativa il nonluogo fino alle estreme conseguenze.

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