Settembre 8, 2024

LA LEZIONE DI ANATOMIA DEL DOTTOR NICOLAES TULP

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Attraverso la rappresentazione di una lezione di anatomia del celebre Dottor Tulp, Rembrandt ridefinisce i canoni della ritrattistica di gruppo del Seicento.

Rembrandt – 1632 – olio su tela – 169,5×216,5 cm – Mauritshuis, L’Aia

Nel 1632 la gilda dei chirurghi di Amsterdam, capeggiata dal celeberrimo dottor Nicolaes Tulp, commissiona al giovane Rembrandt un dipinto da posizionare all’interno della sala principale della loro sede. In quel periodo, un po’ in tutta Europa e in special modo nei paesi protestanti, si diffonde la volontà del ceto medio borghese di autocelebrarsi e rivendicare il proprio posto all’interno della società. Laddove il lavoro e l’autodeterminazione attraverso il guadagno erano considerati volgari e indegni di nobiltà, divengono invece motivo d’orgoglio per questa generazione di nuovi ricchi. Sotto questa spinta di modernità, si colloca la moda del ritratto di gruppo, eseguito da molteplici artisti del periodo, ma rinnovato dal nuovo e originale stile di Rembrandt.

Il Dottor Tulp era una personalità di spicco di Amsterdam, chirurgo e docente universitario, ricoprì anche il ruolo di borgomastro della città per ben quattro volte; nel dipinto eseguito da Rembrandt lo vediamo intento ad eseguire una dissezione anatomica, sotto gli occhi di un pubblico di addetti ai lavori. Tuttavia, queste lezioni non venivano condotte solo per medici e chirurghi; nel corso del Seicento, infatti, vediamo come tali attività divennero un vero e proprio spettacolo aperto a un pubblico pagante.

Già durante l’Umanesimo la dissezione anatomica acquisisce un ruolo centrale per l’evoluzione delle scienze: attraverso lo studio della perfezione della macchina umana, si arrivava alla contemplazione della grandezza di Dio, creatore della Natura, con l’uomo al suo centro. Ma è nell’età moderna che l’autopsia inizia ad esercitare un fascino macabro, per cui folle di pubblico si accalcavano inizialmente in case private, tendoni o baracconi, fino poi a ritrovarsi in veri e propri teatri, costruiti appositamente per questi eventi. Spesso questo genere di intrattenimento si svolgeva durante feste pubbliche, accavallandosi ad eventi gastronomici e carnevaleschi, per lo più invernali, per poter garantire una migliore conservazione dei cadaveri. La conseguenza era il disappunto tra medici e chirurghi, che lamentavano la carenza di corpi da dissezionare e la volgarità nell’abbassare la scienza a puro intrattenimento, alla stregua di feste cittadine.

Nel dipinto in questione, tuttavia, vediamo una lezione di anatomia rivolta a un gruppo di pochi intimi, tutti chirurghi (paganti) che volevano essere ritratti insieme al membro più insigne della loro corporazione; il dottor Tulp sta eseguendo la lezione davanti a sette colleghi, la cui ricchezza è ben rappresentata dai colletti bianchissimi e inamidati, che assistono da angolazioni differenti e con atteggiamenti differenti, dandoci il primo esempio di rottura con la tradizione pittorica di allora. Fino a quel momento, infatti, i ritratti di gruppo erano paragonabili alle nostre foto di classe: una compagine di soggetti che dai piedi al collo erano rappresentati tutti uguali, nella stessa posizione, altezza e sotto la medesima luce. Uno dei motivi principali era che i soggetti coinvolti sborsavano la stessa cifra per essere rappresentati, pertanto nessuno doveva spiccare e ognuno doveva essere notato esattamente come tutti gli altri.

Aert Pietersz, La lezione di anatomia del Dottor Sebastiaen Egbertsz, 1603, Amsterdam Museum
Aert Pietersz, La lezione di anatomia del Dottor Sebastiaen Egbertsz, 1603, Amsterdam Museum

Rembrandt, invece, sceglie di assegnare comportamenti e atteggiamenti diversi ad ogni membro del gruppo, come se ne facesse una sorta di indagine psicologica; c’è chi segue con interesse, chi sfoglia un libro, chi chiacchiera, chi si distrae, chi guarda nella nostra direzione, come se anche noi partecipassimo alla lezione. 

La scelta dello scorcio prospettico, infine, rifiuta la classica prospettiva frontale, tipica del Rinascimento; lo spazio si apre, il gruppo di medici posizionato sulla sinistra, come a volerci fare posto, per poter meglio vedere ciò che viene spiegato, fa da corona al tavolaccio su cui giace il cadavere, posto appunto in prospettiva accidentale e abbassata.

Persino la scelta dell’argomento della lezione non è casuale: la consuetudine prevedeva che il primo taglio autoptico interessasse il tronco e gli organi interni, per poi proseguire attraverso torace, gola e cranio, e solo alla fine ci si interessava agli arti. Il quadro tuttavia, non ha uno scopo didattico, bensì filosofico: il dottor Tulp, infatti, operando su un cadavere ancora intonso, sta valutando la mano, principale strumento dell’agire umano e, nello specifico, illustra l’anatomia dell’avambraccio, soffermandosi sui muscoli flessori delle dita. Allo stesso tempo, con la mano sinistra, mostra il movimento che tali muscoli permettono, che è il medesimo movimento compiuto dal pittore nel tenere e dirigere il pennello.

Siamo quindi in una sorta di celebrazione delle capacità umane, scientifiche e artistiche, frutto delle competenze della mente, dell’anima, ma anche della corporeità, quella più concreta e tangibile, osservabile solo sporcandosi le mani.

Questa interpretazione di Rembrandt segnerà un punto di svolta sia nella tecnica dei ritratti di gruppo, che nella rappresentazioni delle dissezioni anatomiche, che saranno soggetti dei quadri per tutti i secoli successivi e fino ai giorni nostri, tanto da diventare quasi un fenomeno pop. A questo proposito, Goscinny e Uderzo, autori del Fumetto delle avventure di Asterix, citano ironicamente la famosa tela in uno dei loro volumi.

Asterix e l'Indovino - Albert Uderzo - 1973

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