Settembre 8, 2024

Il diritto di fare sciopero, anche a Hollywood

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Inaspettato, rivoluzionario e necessario: sono queste le tre parole che si potrebbero scegliere per definire lo sciopero avvenuto ad Hollywood in questi cinque mesi.

Risale a maggio 2023 la notizia bomba che ad Hollywood di lì a poco sarebbe iniziato uno sciopero che avrebbe cambiato le sorti dell’industria cinematografica statunitense. Ma qual è stato il motivo scatenante di questo sciopero, soprattutto ad Hollywood, dove anche solo pensare a questa possibilità sembra un’utopia?

È doveroso, tuttavia, precisare che i primi a decidere di fare questo passo rivoluzionario sono stati gli sceneggiatori (attraverso il sindacato che li rappresenta, il Writer’s Guild of America -WGA-) , i quali hanno voluto far sentire la loro voce protestando contro le case di produzione (Alliance of Motion Picture and Television Producers) per una serie di svariati motivi: innanzitutto, c’era la necessità di rinegoziare i termini del contratto tra le due parti, scaduto da 3 anni e mai più rinnovato da allora. C’era anche il problema delle cosiddette royalties, ossia le percentuali -o diritti residuali- che sia sceneggiatori che attori ottenevano dal caricamento di film e serie TV in grossa parte prima della crescita delle piattaforme streaming, che le ha di fatto drasticamente ridotte: in questo contesto, le stesse piattaforme non volevano rispondere alla richiesta dei sindacati di condividere i dati relativi agli ascolti, che avrebbero potuto essere strumento di calcolo per l’aumento delle royalties. In linea con i tempi non poteva anche mancare nella lista l’intelligenza artificiale, arrivata anche nell’industria cinematografica e televisiva: la richiesta era in primis quella di non fare in modo che sostituisse del tutto le persone nei vari processi riguardanti la sceneggiatura, perché ciò avrebbe causato la considerevole perdita di posti di lavoro, ma anche capire chi avrebbe dovuto possedere i diritti di immagine di un attore o attrice in caso questa sarebbe stata riprodotta dall’IA.

Immagine tratta dallo sciopero

Quella che era iniziata come una protesta dei soli sceneggiatori si è poi rapidamente estesa: tantissimi attori ed attrici hanno infatti abbracciato la causa, diventando dei veri e propri attivisti, sfilando per le strade di Los Angeles muniti di cartelli e magliette che ribadivano il concetto. Se si va a leggere la lista di nomi delle persone che hanno aderito, ci si trova davanti a star di prim’ordine, come ad esempio Meryl Streep, Jessica Chastain (che ha sfilato sul red carpet di Venezia indossando proprio la maglietta dello sciopero), Jennifer Lawrence, Jamie Lee Curtis, Charlize Theron, Olivia Wilde, ma anche Joaquin Phoenix, Ewan McGregor e persino George Clooney e Matt Damon. Non è da dimenticare Fran Drescher, a capo del SAG nonché attrice conosciuta per il suo ruolo ne “La Tata”, che ha dato il via alla protesta e non si è tirata indietro dal lanciare duri attacchi contro gli studios e i loro rappresentanti.

La luce in fondo al tunnel si è vista lo scorso 9 novembre, data che ha sancito la fine ufficiale dello sciopero dopo numerose trattative fallite tra le due parti: numerose sono le vittorie ottenute, a partire dall’aumento delle residuals (fino al 76% in più con anche dei bonus calcolati sulla base del numero di utenti iscritti a ciascuna piattaforma); c’è stato anche un netto miglioramento sul fronte contratti di assunzione, sistemi pensionistici, assicurazioni sanitarie e tempo minimo di lavoro richiesto. Inoltre, è stato stabilito che l’intelligenza artificiale non potrà assolvere in alcun modo ciò che gli sceneggiatori già fanno, e i salati minimi aumenteranno del 7%.

Se questa situazione ha rappresentato qualcosa di assolutamente straordinario e rivoluzionario, ha anche causato un blocco totale (e quindi numerosi ritardi) delle produzioni di film e serie TV, facendone di conseguenza slittare la data di uscita. È saltata anche la promozione dei progetti ad uscita imminente: gli attori non hanno concesso interviste, non hanno preso parte ai red carpet né tantomeno sono stati organizzati tour di promozione come si è soliti fare in diverse città.

Nessuno si sarebbe aspettato che nel “magico mondo di Hollywood”, fatto in apparenza di stipendi stellari e vite all’insegna del lusso (anche se gli stessi attori hanno sottolineato i costi elevatissimi dell’assicurazione sanitaria) potesse esserci in realtà una situazione che rimanda a scenari normali, fatta di battaglie e proteste per far sentire la propria voce su temi importanti. Ma evidentemente non è tutto oro quel che luccica, nemmeno ad Hollywood.

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