Petrolio: storia dell’oro nero che ha cambiato il volto del mondo
5 min readIl petrolio, ribattezzato come “oro nero” da John D. Rockefeller, uno dei pionieri dell’industria petrolifera, è una delle risorse naturali più importanti per la civiltà umana. La sua scoperta, infatti, ha un avuto un impatto talmente profondo e radicale sull’economia, sulla politica e sulla tecnica da aver condizionato il destino dell’uomo, al pari di gesta eroiche, intrighi politici, migrazioni di massa e flussi religiosi di ogni natura.
Le cause del successo del petrolio
Il successo del petrolio è da ricondursi alla sua composizione chimica, caratterizzata dalla presenza massiccia di idrocarburi, molecole formate da carbonio e idrogeno, che vantano di una prodigiosa versatilità in termini di possibilità di trasformazione in prodotti chimici e materiali con un’ampia gamma di applicazioni. Il petrolio può essere trasformato in plastica, fertilizzanti, vernici, lubrificanti, cosmetici e farmaci.
La plastica deriva dalla polimerizzazione del petrolio
L’idrogeno e il carbonio che lo compongono sono quotidianamente utilizzati nella produzione di ammoniaca, metanolo e altri composti. All’epoca della sua scoperta, nel XIX secolo, il petrolio ebbe larga applicazione come fonte di illuminazione pubblica, domestica e nei luoghi di culto. Prima di allora venivano utilizzate lampade ad olio, costituite da un contenitore metallico riempito con oli di origine animale o vegetale, a cui veniva aggiunto uno stoppino. Lo stoppino veniva acceso e bruciava lentamente, producendo una fiamma che illuminava l’ambiente circostante.
Attraverso la combustione diretta e la trasformazione in elettricità, che avviene all’interno di centrali termoelettriche, il petrolio si presta ad essere uno dei principali candidati come fonte di energia. Basti pensare alla sterminata mole di trasporti che si verificano ogni giorno sulle autostrade di tutto il mondo; la produzione di carburanti, come benzina, diesel e cherosene è descritta da un processo detto raffinazione del petrolio.
La raffinazione del petrolio
La raffinazione del petrolio è un processo complesso, che include una serie di operazioni di separazione, conversione e trattamento chimico. In una prima fase avviene una separazione, nel petrolio grezzo, di frazioni più leggere da quelle più pesanti. Ciò ha sede all’interno delle torri di distillazione, in cui il petrolio viene scaldato e vaporizzato.
Un impianto di raffinazione del petrolio
Le frazioni più leggere vengono sottoposte ad ulteriori operazioni di conversione e trattamento chimico per produrre i diversi tipi di carburanti. Ad esempio, la benzina viene prodotta attraverso un processo di alchilazione, in cui le molecole di idrocarburi vengono combinate per formare molecole più grandi e più complesse. Il gasolio viene prodotto attraverso un processo di idrodesolforazione, in cui le molecole di idrocarburi vengono trattate con idrogeno per rimuovere lo zolfo e altri eventuali contaminanti.
Il petrolio, una storia antichissima
Sebbene la prima trivellazione petrolifera sia avvenuta nel 1859, il petrolio era una sostanza già ampiamente utilizzata fin dall’antichità. Gli antichi Sumeri e Accadi raccoglievano il petrolio che affiorava in superficie e lo riscaldavano per separare i componenti volatili, come l’acqua e il gas, dai componenti più pesanti, come il catrame e il bitume. Questi ultimi, essendo particolarmente resistenti, venivano utilizzati per impermeabilizzare le loro navi e costruzioni, che dovevano essere in grado di resistere alla pressione dell’acqua e alla corrosione, nonché per la costruzione di canali e dighe.
In Egitto il petrolio grezzo veniva “estratto” dai pozzi e raccolto in contenitori di terracotta o di pietra, e successivamente trasportato grazie all’ausilio di animali da soma. Una volta arrivato in città, veniva lavorato per ottenere il catrame e il bitume, che venivano combinati con pigmenti naturali, quali l’ossido di ferro e l’ossido di manganese, per ottenere vernici con cui decorare le tombe. Le vernici venivano applicate sulle pareti e sugli oggetti e poi lasciate asciugare al sole per indurire. Il bitume veniva adoperato anche per sigillare le giunture di tombe e piramidi per proteggerle dall’umidità.
La scoperta vera e propria
La scoperta del petrolio risale al 1859, quando Edwin Drake, considerato anche il primo uomo ad aver effettuato una trivellazione petrolifera, scoprì il primo pozzo petrolifero in Pennsylvania, negli Stati Uniti. Drake era un ex ufficiale della ferrovia di New York, che venne assunto dalla Seneca Oil Company per cercare di trovare petrolio nella regione di Titusville, in Pennsylvania. La compagnia sperava di trovare petrolio per produrre olio di balena, che all’epoca era la principale fonte di illuminazione.
Edwin Laurentine Drake
Drake iniziò la sua ricerca scavando buche poco profonde e cercando di trovare petrolio vicino alla superficie. Trascorse diversi mesi senza che il suo lavoro ebbe dei frutti, fino a quando Drake si rese conto che doveva trovare un modo per raggiungere il petrolio più in profondità. Con l’aiuto di un ingegnere, George Bissell, Drake sviluppò un piano per utilizzare una trivella a percussione per perforare il terreno fino a raggiungere il petrolio.
Il 27 agosto 1859, Drake e il suo team iniziarono a perforare un pozzo nel terreno di Titusville, utilizzando una trivella a percussione che Drake aveva progettato e costruito personalmente. La trivella era composta da un’asta di ferro lunga circa 32 metri, con una punta di ferro affilata all’estremità, che veniva fatta cadere ripetutamente su una roccia per perforarla. Il team di Drake utilizzò anche un sistema di pompe a vapore per rimuovere il fango e l’acqua dal pozzo.
Dopo un duro lavoro, il 27 agosto 1859 Drake e il suo team raggiunsero il petrolio a una profondità di circa 21 metri. Il pozzo di Drake era il primo pozzo petrolifero di successo nella storia, e segnò l’inizio dell’era del petrolio negli Stati Uniti. La scoperta di Drake portò a una corsa all’oro nero in Pennsylvania, e alla nascita di un’industria petrolifera che avrebbe trasformato l’economia e la società americana.
Problemi etici
Com’è noto, l’utilizzo dell’oro nero comporta delle problematiche ambientali. La sua combustione rilascia nell’atmosfera sostanze inquinanti, come ossidi di azoto, di zolfo e particelle sottili, nonché anidride carbonica, uno dei principali gas responsabili dell’effetto serra e del riscaldamento globale. Al di là dei problemi legati alla salute individuali, l’utilizzo di un materiale così versatile e non rinnovabile si riflette su tensioni sociali e di ordine geopolitico: molte nazioni dipendono fortemente dal petrolio quale fonte di energia, il che le rende vulnerabili a fluttuazioni dei prezzi e interruzioni dell’approvvigionamento.
Ricordiamo alcune guerre che si sono scatenate (anche) a causa del petrolio, con conseguenze devastanti sulla popolazione e sull’economia di questi paesi: ad esempio la Guerra del Golfo (1990-1991) scatenata dall’invasione dell’Iraq da parte del Kuwait, in risposta alle accuse di sovraproduzione di petrolio e di violazione degli accordi OPEC; la Guerra civile in Nigeria (1967-1970) che ha avuto luogo a partire dalla secessione della regione del Biafra, ricca di petrolio, dal resto della Nigeria, o la Guerra civile in Angola (1975-2002), in quest’ultimo conflitto è stato centrale l’interesse per il controllo delle risorse petrolifere del paese.
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Ho conseguito la maturità classica nel 2015, la laurea di primo livello in Ingegneria Chimica presso il Politecnico di Milano nel 2019 e la laurea magistrale nel 2021 in Chemical Product Engineering con particolare enfasi per i bioprocessi industriali e le tecnologie di formulazione farmaceutica e cosmetica. Traggo la mia linfa vitale da interessi poliedrici, tra cui la filosofia e l’antropologia, e da una inclinazione naturale alla speculazione teorica al servizio di risvolti concreti nella quotidianità.