IL PRIMO ALGORITMO DELLA STORIA FIRMATO ADA LOVELACE
7 min readNel 1840 Ada Lovelace creò il primo algoritmo della storia. Da allora, occorrerà più di un secolo per permettere ai computer di diventare uno strumento centrale del nostro vivere. I personal computer sono persino divenuti, oggi, parte integrante dell’arredo delle nostre case.
Com’è noto, il primo moderno calcolatore fu progettato e realizzato nel 1946 dal matematico britannico Alan Turing, l’ideatore anche dell’omonimo “test”, quest’ultimo vera cartina di tornasole per verificare se una macchina sia in grado di esibire un comportamento intelligente; in altre parole, il test di Turing è l’esame di maturità dell’intelligenza artificiale. Non tutti forse sanno però che il padre del calcolatore prese ispirazione proprio dal lavoro di Ada Lovelace.
Vita familiare di Ada Lovelace.
Augusta Ada Byron nacque il 10 dicembre del 1815 a Londra dall’unione tra il poeta Lord Byron e la matematica Anne Isabella Milbanke. Il padre lasciò la famiglia quando la figlia non aveva ancora un anno di età, e la bambina, mai riconosciuta dal genitore, crebbe con la madre che divenne per lei l’unico importante riferimento affettivo. La piccola era spesso afflitta da condizioni di salute precarie che la obbligarono anche a lunghe degenze. Le difficoltà che circondarono Ada nei suoi primi anni di vita contribuirono tuttavia a renderla nella maturità una donna determinata a fare della propria vita qualcosa di importante. Animata da una vivacità intellettiva non comune, a otto anni Ada completò uno studio sulle abitudini della sua gatta, a dieci progettò un sistema che nel suo intento creativo avrebbe dovuto permetterle di volare, a undici si dedicò a osservare il moto di Giove in cielo. Insomma, Ada era sin dall’infanzia un’osservatrice straordinaria dei fenomeni del vivere e la sua inclinazione per la matematica si rivelò presto connotata da eccezionali caratteri d’ingegno, d’intuito e di metodo. Nel 1835 Ada si sposò con William King Noel Conte di Lovelace, da cui prese nome e titolo divenendo, così come la conosciamo oggi, Ada Lovelace. Dal matrimonio nacquero tre figli.
Il primo algoritmo della storia.
Nel 1833, Ada incontrò il matematico Charles Babbage, ideatore della macchina analitica differenziale, cioè del primo calcolatore automatico, definito tale in quanto capace di funzionare senza il continuo intervento dell’uomo.
Nel 1840 Charles Babbage venne invitato dall’Università di Torino a tenere un seminario sulla macchina analitica da lui congegnata. L’ingegnere Luigi Menabrea, futuro primo ministro del Regno d’Italia, partecipò a quell’incontro e, a seguito del seminario, pubblicò il testo “Notions sur la Machine Analitique de Charles Babbage”.
Charles Babbage, acquisito il documento redatto dal ricercatore italiano, chiese ad Ada Lovelace di tradurne in inglese il contenuto. Ada passò i successivi nove mesi non solo a tradurre il testo, ma anche a studiare e ad approfondire la macchina analitica di Babbage, comprendendone a fondo le prerogative e le potenzialità. Dalla traduzione ne scaturì una pubblicazione più voluminosa di quella francese. Il particolare straordinario, poi passato alla storia, è che in una delle note aggiuntive introdotte nel testo da Ada si trova un algoritmo per calcolare i numeri di Bernoulli.
Ada Lovelace ieri e oggi.
Grazie all’intuito di Ada Lovelace, che fu fondamentale per lo sviluppo della scienza informatica, il passo per la definizione del primo programma informatico fu molto breve. Non è forse di comune conoscenza il fatto, a conferma di questa rapidità di sviluppo, che il primo elaborato di calcolo automatizzato risalga a prima dell’Unità d’Italia. A distanza di molti anni da quella rivoluzionaria creazione, Ada Lovelace è oggi ricordata in vari contesti. Alla sua memoria è intitolato un istituto che si occupa della tutela dei cittadini attraverso la regolamentazione dei dati, del digitale e dell’intelligenza artificiale: l’Ada Lovelace Institute di Bruxelles in Belgio.
L’importanza dei numeri di Bernoulli e la storia dell’ “irragionevole efficacia della matematica”.
I numeri di Bernoulli, dei quali l’algoritmo di Ada è strumento di calcolo, costituiscono la base logica per la stima degli eventi probabilistici, né più né meno come accade quando si vogliano prevedere i risultati del lancio di una moneta o di un dado. L’intento è di ricondurre l’apparente casualità di un evento o di una serie di eventi entro un definito ordine logico. Con tale proposito, la matematica assume un’efficacia in grado di aprire prospettive di sviluppo per le società che decidano di adottarne i criteri e di assicurare la graduale emancipazione democratica del vivere, procurando una condizione di vantaggio per tutti.
Potremmo definire questo attributo della scienza logica come “l’irragionevole efficacia della matematica”. Già Pitagora, cinque secoli avanti Cristo, sosteneva che “Il linguaggio segreto del creato sta tutto racchiuso nei numeri”, e che dunque, si può dedurre, lo sforzo dell’umanità sarebbe stato quello di scoprirne il segreto. Più avanti, Galileo dirà che “la matematica è l’alfabeto con cui Dio ha scritto l’universo”, implicando in tal modo che non possa esistere altro ordine logico superiore. Il matematico-geometra russo Nikolaj Lobacevskij dirà, invece, che “non c’è branca della matematica, per quanto astratta, che non potrà un giorno essere applicata ai fenomeni del mondo reale”, aprendo così una prospettiva di possibile comprensione di qualsiasi accadimento.
Il vero traguardo della modellazione matematica è la risoluzione dei sistemi complessi. In questo caso, la matematica diviene “ferro del mestiere” per la gestione e per la definizione di alcune delle più sensibili e complesse problematiche sociali e scientifiche del nostro tempo. Volendo solo citare qualche esempio, possono essere considerati sistemi complessi il sistema climatico, quello economico e quello nervoso. Ben se ne comprende, dunque, l’importanza. Si tratta di sistemi caratterizzati dalla presenza di numerosi elementi che per loro interazione sono in grado di portare il sistema dal suo piano origine a uno stato nuovo e diverso, anche solo amplificando un piccolissimo fenomeno locale. Si tratta del cosiddetto “effetto farfalla”. Partendo quindi da questa considerazione, si può affermare che la matematica dei sistemi complessi può essere considerata una preziosa e irrinunciabile alleata in grado di perseguire obiettivi di grande rilevanza anche sociale. Basti immaginare, con riferimento all’emergenza ambientale, alla possibilità di veder affermata la giustizia climatica.
L’accesso al mondo del lavoro come strumento di emancipazione femminile e per il raggiungimento della parità tra i generi. Approccio “a monte” e “a valle” della disciplina sociale.
Poc’anzi abbiamo citato alcuni uomini che si sono distinti in ambito scientifico e matematico. Moltissime sono tuttavia le donne, come Ada Lovelace, che si sono egualmente affermate per i meriti acquisiti in sofisticati e futuristici ambiti di studio. Basti citare, a solo titolo di esempio, il calcolo delle orbite spaziali di Katherine Johnson con il contributo di numerose altre donne dello spazio.
Il maggior coinvolgimento delle donne nell’ambito matematico-scientifico, soprattutto nei campi in cui le competenze da acquisire siano rare, può fortemente aiutare il genere femminile al conseguimento di un miglior posizionamento nel mercato del lavoro, ascrivendo loro un primato in grado di diventare per tutte le donne un vero proclama di uguaglianza. Per estensione a tutti gli ambiti professionali, ne consegue che le pari opportunità nell’accesso al lavoro sono viatico per il raggiungimento di un’effettiva eguaglianza di genere. Gli ambiti sociali sui quali intervenire in applicazione al principio di pari opportunità, quindi “a monte” degli effetti prodotti, sono numerosi e diversi. Tra questi, ad esempio, vi sono la comunicazione mediatica, le regole di accesso ai benefit sociali, quali gli asili nido o i congedi parentali, l’eliminazione dell’andro-centrismo nelle sperimentazioni cliniche oppure l’applicazione della parità salariale. Troppo spesso, invece, le pari opportunità sono dibattute per i soli effetti registrati “a valle” dei processi di disciplina sociale.
Ritornando al primato offertoci da Ada Lovelace e dalla sua meravigliosa creazione, la storia della progenitrice del calcolo informatico ci dimostra come la sana concorrenza tra i generi nelle professioni matematico-scientifiche possa aiutare concretamente le società a muovere lungo il percorso dell’emancipazione, in particolare a favore di quelle comunità in cui si tenda ancora oggi a privilegiare la tessitura di reti relazionali chiuse.
Oltretutto, la diversità d’inclinazione mentale maschile e femminile arricchisce il ventaglio delle figure dedite alle professioni matematico-scientifiche, così come di molte altre. Troppo spesso il ruolo emarginato della figura femminile rappresenta un ostacolo allo sviluppo del rispettivo campo professionale.
Ada Lovelace: vera icona di emancipazione.
Ada Lovelace morì nel 1852 a soli trentasette anni, e il suo contributo alla scienza fu per molto tempo ignorato o sottovalutato. Il suo ruolo è stato rivalutato soltanto a distanza di oltre un secolo dalla sua morte. L’ideatrice del primo algoritmo è oggi considerata simbolo di tutte le donne che dedichino la loro vita alla scienza e alla ricerca: una vera icona, dunque, di emancipazione sociale e di pari opportunità tra i generi. L’Ada Lovelace Day, celebrato ogni anno, è dedicato alle donne nelle carriere scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM) e alle studentesse che vogliono intraprendere gli studi universitari in questi ambiti disciplinari.
Laureato in economia, mi appassiona l’evoluzione della governance globale, che oggi deve fronteggiare problemi globali. Credo che grazie al metodo scientifico sia possibile cogliere quanto sono meravigliosi il mondo ed il cosmo.
Dopotutto miracolo significa “cosa meravigliosa”.