In bicicletta con Annie “Londonderry” Kopchovsky: La straordinaria avventura di una donna alla conquista della libertà
5 min readUna vicenda dimenticata nel tempo è quella di Annie Kopchovsky, la prima donna a fare il giro del mondo in bicicletta.
Annie decise di sfidare tutte le regole del suo tempo, proprio in quanto donna. A riguardo, basti pensare che tentò l’impresa lasciando marito e tre figli. Per farlo assunse il nome Londonderry, come la ditta di acqua minerale ”Londonderry Lithia Spring Water Company“ che le aveva dato una ricompensa in cambio di pubblicità.
Come lei stessa disse : “Devo completare il giro del mondo in quindici mesi, ritornando con 5000 dollari e partendo solo con i vestiti che ho indosso. Non posso accettare alcunché gratuitamente da nessuno”.
Annie, forse suo malgrado e sicuramente in maniera rocambolesca, riuscì a modificare sia la percezione della donna, intesa come la parte debole della società, sia la moda del tempo, riservata al genere femminile, sia la percezione che le donne dovessero essere protette e mantenute.
Questa avventura nasce da una presunta scommessa (vera o inventata) di 10.000 dollari che doveva risolvere una disputa tra due gentiluomini di Boston. La domanda era: ”può o non può una donna compiere il giro del mondo in bicicletta come dieci anni prima aveva fatto Thomas Stevens?”
E lei non se lo fece ripetere due volte.
Dunque la nostra pioniera accettò le condizioni imposte del “partire solo con i vestiti” e altre in realtà se le impose lei stessa. Ad esempio non disse mai di essere sposata e madre, più che altro per non provocare scandalo. Stanca di una vita difficile nei quartieri poveri di West End, Annie decise di tentar fortuna e fama. Lasciò lo sbigottito marito Simon, un giovane ebreo ortodosso che poté solo prendere atto della decisione e rimanere a casa con la prole: Bertha, Malkie e Libbie.
Alla partenza Annie era in tenuta vittoriana: con una lunga gonna nera, una camicia avvitata, blazer e cappellino in paglia. Nessun allenamento di preparazione.
La sua dotazione sportiva era una bicicletta Columbia di 19 kg con la quale giunse agilmente fino a Chicago. Quando ciò accade, i giornali iniziano a parlare di lei e i toni sono ammirati anche se scettici: un’eroina o una truffatrice?
In città intanto Annie lasciò la prima bici per salire su una Sterling avorio e oro, decisamente più leggera, ma col telaio a diamante tipicamente maschile.
Qui si impose un’altra scelta epocale: andava cambiato l’abbigliamento. Adottò un vestiario decisamente maschile, con cui vedremo poi arriverà a destinazione.
Ma come provvedeva alle numerose necessità, tra le quali, per esempio, l’alloggio per le notti?
Lo fece vendendo spazi pubblicitari sulla sua bicicletta o fotografie che la ritraevano, ma anche spille e vere e proprie conferenze sui suoi viaggi. Le capitò anche di dormire all’aperto, in un fienile, finanche in un cimitero. Diverse volte, ammise poi, fu sul punto di abbandonare la scommessa. I percorsi in bici non solo erano faticosi, ma contorti e spesso prevedevano l’attraversamento di fiumi, di terribili binari e di territori desertici in cui la sua salute fu sul punto di cedere.
Il dibattito che aveva scatenato, sull’uguaglianza tra uomo e donna, fu tuttavia più forte della fatica e del dolore.
Il suo aspetto esteriore si modificò: il suo fisico esile infatti si fece nel tempo decisamente più muscoloso. Ma anche il modo di pensare di Annie cambiò; pur di portare a termine la scommessa nei tempi prestabiliti, a un certo punto provò ogni possibile tentativo per non fallire. Se l’attraversamento degli Stati Uniti fu intrapreso in bici, non si può confermare altrettanto della traversata orientale. Dopo aver pedalato da Parigi a Marsiglia, il percorso proseguì verso oriente su una nave a vapore con cui raggiunse: Gerusalemme, Yemen, Bombay, Calcutta, Ceylon, Sri Lanka, Singapore, il Vietnam e la Corea.
A proposito di stereotipi è giusto ricordare che proprio in Francia, a Le Havre, dove Annie sbarca, la nostra coraggiosa avventuriera non riceve la migliore accoglienza, perché gli ufficiali di dogana, perplessi di fronte a una donna in abiti da uomo e in sella a una bici, non riuscirono a fare di meglio che confiscarle mezzo e denaro per poi sbatterla in prigione.
Una volta riuscita a raggiungere il continente asiatico, si dice che la bici sia stata usata pochissimo, poiché Annie preferiva passare il tempo andando a caccia di tigri o attraversando la giungla in groppa ad elefanti.
Con la bici al seguito, ma con mezzi decisamente diversi, come il treno o la nave, Annie arrivò fino in Cina e qui manifestò il suo interesse per lo scontro tra l’esercito cinese e quello giapponese. A quel punto, una nuova idea pionieristica le balzò in testa: fare la reporter di guerra. Sappiamo che tenne un diario dei giorni di guerra e tante foto che avrebbe condiviso pubblicamente organizzando conferenze al suo rientro in America.
Toccò appena il Giappone ad onor del vero.
La sua impresa proseguì sempre in modo rocambolesco: salendo su treni e navi a vapore, dando prova di resistenza e di inventiva, manifestandosi una precorritrice di ciò che oggi chiameremmo “marketing”.
In poco tempo diventò un mito; i ciclisti delle regioni che attraversava percorrevano chilometri in bicicletta con Annie “Londonderry” Kopchovsky. Gli ammiratori volevano incontrarla, la gente applaudiva e lanciava fiori al suo passaggio.
Soprattutto, Annie superò tutte le difficoltà pratiche e soprattutto i giudizi morali.
Il passaggio di Annie fu raccontato dalla gente e dai giornali locali perché lei scardinava, già solo alla vista, gli stereotipi più radicati nella società dell’epoca, ma soprattutto Annie era capace di raccontare magnificamente i suoi viaggi e la straordinaria avventura di una donna alla conquista della libertà. Per fugare facili pregiudizi fu persino capace, a volte, di inventare aneddoti per chi fosse troppo invadente.
Il 23 marzo 1895 raggiunse la tappa finale, sbarcando a San Francisco. Il suo viaggio si sarebbe concluso 6 mesi dopo al punto di partenza.
Tra San Francisco e Chicago, la ciclista percorse le strade dell’Arizona, del Nuovo Messico e del Colorado. Nell’agosto 1895 attraversò il Nebraska in treno. Un mese dopo, il 12 settembre 1895, completò la circumnavigazione del globo in bicicletta e a Chicago, il suo punto di partenza, ci arrivò pedalando. Infine, il 24 settembre 1895, si ricongiunse con la sua famiglia a Boston, con un braccio rotto a causa di una caduta accadutale durante le ultime tappe del suo viaggio. Inutile dire che questo ultimo incidente non aveva minimamente minato la forza di volontà di questa pioniera.
Annie si trasferì a New York con la famiglia. Scrisse una serie di storie “In bicicletta con Annie Londonderry Kopchovsky” e diversi reportage per il New York World.
Scrisse in quegli anni: “credo di poter fare qualsiasi cosa che un uomo può fare”.
La sua storia poco conosciuta rispetto a quella di altre donne in altri campi, è diventata uno dei capitoli più entusiasmanti della storia del ciclismo e del cambiamento del ruolo delle donne nella società vittoriana.
Fu una donna capace di rompere con le convenzioni: lavorando fuori casa e diventando indipendente negli spostamenti e socialmente attiva.
Mi sono laureata in Lettere con indirizzo antropologico-geografico presso l’Università di Salerno. Ho conseguito due master: in Marketing presso lo IED di Milano e in Logistica Internazionale presso l’Università di Firenze. Ho fatto della Antropologia e della Etnografia una passione ed un lavoro. Attualmente sono docente di italiano nella scuola secondaria di primo grado, occupandomi di antropologia sociale e culturale della preadolescenza. Leggere è la mia passione, scrivere il mio impulso irrefrenabile.