Ukiyo-e in Giappone: il mondo fluttuante
6 min readNegli ultimi anni si è verificata in occidente una fase di riscoperta (o forse solo scoperta) dell’arte giapponese e in particolare di una forma d’arte specifica del mondo nipponico.
Stiamo parlando dell’ukiyo-e (la traduzione: “pittura del mondo fluttuante“) una forma d’arte tradizionale giapponese che ha origine durante il periodo Edo – l’odierna Tokyo – tra il 1600 e il 1800, nel periodo dello shogunato Tokugawa. Questo filone artistico poneva l’accento sulla rappresentazione di scene di vita quotidiana, paesaggi, attori teatrali, belle donne (bijin-ga), e mitologia giapponese, utilizzando la tecnica della xilografia.
I supporti delle opere erano principalmente il legno, la seta, la carta, i tessuti per i paraventi. Le stampe colorate erano prodotte in grandi quantità e vendute a un vasto pubblico. Grandi maestri dell’impressionismo si sono ispirati a questo tipo di opere, Vincent van Gogh, Claude Monet o Edgar Degas impararono la lezione orientale mutuandone la composizione dell’immagine, il taglio fotografico, l’uso del nero nei contorni (vedi anche Toulouse Lautrec).
In questo periodo, fino al 23 giugno 2024, presso il Museo di Roma a Piazza San Pantaleo, è possibile ammirare lo spirito ukiyo-e con la mostra UKIYOE. Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone. Non mancherà la presenza – ormai pop – del Monte Fuji del maestro Katsushika Hokusai e di Kitagawa Utamaro, rinomato per le sue rappresentazioni di donne.
Il mondo fluttuante e la xilografia
Il contesto storico giapponese del XVII secolo vide il termine di un lungo periodo di lotte interne al paese (raccontate proprio in questi giorni nella serie Disney+ “Shōgun”) e una conseguente fioritura economica, culturale e artistica. In questa compagine, la classe dei mercanti compì la sua scalata sociale, creando non poco scompiglio e preoccupazione tra i ranghi più elevati, quello dei samurai e dei burocrati. Furono così promulgate leggi suntuarie per limitare l’ostentazione del lusso da parte dei commercianti che mostravano orgogliosamente i traguardi economici raggiunti. Il mondo fluttuante è proprio tutto ciò che gravitava intorno a questa gente facoltosa: sete, oggetti preziosi, tele, paraventi, serate al teatro kabuki o presso le sale da tè, ristoranti e feste.
Questo mondo sfarzoso e dorato veniva raffigurato dagli artisti e poi riprodotto su larga scala grazie all’avvento della stampa xilografica su legno, tecnica importata dalla Cina (per un approfondimento https://foundation.adachi-hanga.com/en/). Questa tecnica, in uso ancora oggi, prevede l’incisione dell’immagine su tavolette di legno di ciliegio di montagna e la successiva stampa su carta washi realizzata a mano e pigmenti a base d’acqua, singolo colore per singolo colore. Ogni fase è appannaggio prima dell’artista, poi dell’intagliatore, poi dello stampatore e infine dell’editore. L’ukiyo-e in Giappone è pertanto una perfetta sinergia della sapienza antica di questi artisti e artigiani.
La stampa xilografica Ukiyo-e (courtesy of https://www.frizzifrizzi.it/2018/07/30/un-video-mostra-tutte-le-fasi-di-lavorazione-di-una-xilografia-ukiyo-e/)
Le case verdi nei quartieri del piacere
Uno dei temi più utilizzati nelle rappresentazioni del mondo fluttuante era il mondo delle case da tè e dei quartieri del piacere con le cosiddette ‘case verdi’ (seirō), perimetri all’interno dei quali venivamo meno le regole e la censura di governo. Uno di essi era il quadrante Yoshiwara, a nord di Edo, spesso frequentato dagli artisti stessi e da personaggi dell’aristocrazia con i volti opportunamente celati. Questi luoghi si rivelarono una fonte copiosa di spunti e soggetti, dando agli artisti numerose possibilità di ritrarre la bellezza femminile (cortigiane di alto rango e semplici kamuro) con i suoi orpelli e i preziosi abiti in seta e oro. All’interno dell’esposizione è possibile ammirare un sopra kimono in seta azzurra e oro, un set da fumo in legno laccato e una singolare immagine di cortigiane sotto mentite spoglie di passerotti, utilizzati per eludere la censura Tokugawa.
La musica e l’intrattenimento nell’ukiyo-e
Altri aspetti della vita quotidiana a Edo sono approfonditi nella mostra: il teatro kabuki, la musica, il gioco e l’intrattenimento. Fin dal periodo Nara (710-794) la musica veniva studiata e appresa con precisione e passione: le pratiche musicali erano considerate segno di raffinatezza ed educazione, riconoscibili da tutti i ceti. Gli strumenti musicali più utilizzati e riprodotti erano il biwa (il liuto), il koto (la cetra), il taiko (il tamburo) e lo shamisen (altro tipo di liuto), importati per lo più da Cina e Corea. Il grande e prezioso koto visibile in mostra viene dalla collezione di Cristoforo Robecchi (console a Yokohama): si tratta di una cetra a sedici corde che viene suonata con dei plettri che si indossano dito per dito sulla mano destra. La decorazione vegetale è in foglia d’oro, madreperla, argento e perle vitree.
Il teatro Kabuki
Gli artisti ukiyo-e attinsero a piene mani anche dal mondo del teatro e dei festival che puntellano il calendario giapponese. I festival shintoisti ringraziavano le divinità per un buon raccolto o servivano per chiedere un periodo di buona fortuna; danze propiziatore si srotolavano per i villaggi e le città, colorandole con acrobazie e altari portati a spalla.
Il teatro kabuki è tra i principali elementi fondanti del mondo fluttuante, poiché i cartelloni teatrali furono i primi esempi di ukiyo-e in Giappone. Più recente dell’antico e aristocratico teatro Nō, il kabuki era un teatro di intrattenimento che narrava fatti realmente accaduti, amori, vendette, storie paradossali, temi sociali, sceneggiati ad arte ancora una volta per evitare la censura. La messa in scena prevedeva un mix di danze tradizionali e performance drammatiche.
I colori più utilizzati nelle stampe erano il rosso e colori mescolati a lacche per dare un maggiore effetto di lucentezza. I principali artisti di questa sottocategoria furono Okumura Masanobu, Utagawa Toyoharu e Tōshusai Sharaku. Ognuno di essi si preoccupò di rappresentare al meglio l’incredibile trucco degli attori kabuki, le parrucche folte e rosse, le fragorose scene e le coloratissime scenografie.
I paesaggi ukiyo-e. Hiroshige e Hokusai
Alla fine del XVI secolo l’ukiyo-e in Giappone prese un nuovo indirizzo, quello paesaggistico e vedutistico. Si trattò soprattutto di vedute di città che mostravano luoghi come templi, santuari e castelli, scene di vita cittadina scandita dal lento sciabordio di barche e traghetti ormeggiate a placidi pontili, botteghe e onsen pubblici, pittoreschi ponti in legno e processioni di gente assiepata per festeggiare le festività. Non mancarono però i paesaggi naturalistici nel senso più stretto del termine, forse a noi più noti. Nella seconda metà dell’800 il celebre Maestro Hiroshige produsse la serie di Cento vedute di luoghi celebri di Edo (l’odierna Tokyo) e l’ormai icona pop Hokusai realizzò le Trentasei vedute del monte Fuji.
Impossibile non soffermarsi sull’ipercelebre, abusata e globalmente nota xilografia Una grande onda presso la costa di Kanagawa di Katsushika Hokusai, immagine di grande potenza, colore e dinamismo. In questa stampa (appartenente alle sopracitate Trentasei vedute del monte Fuji) l’artista dipinge sullo sfondo il sacro monte Fuji. La montagna osserva immobile le grandi spume prodotte da un’onda alta e imponente che si abbatte sulle barche oshiokuri-bune, poste al centro della composizione e a malapena visibili nel trambusto creato dall’acqua. La firma del maestro è in alto a sinistra, essa stessa parte integrante dell’opera. L’osservatore viene stupito dal movimento dell’onda che va da sinistra a destra, in opposizione con la tradizione giapponese di leggere le immagini da destra verso sinistra.
Per gli appassionati di cultura giapponese e per chi vuole invece iniziare a volgere uno sguardo più attento a oriente, la mostra Ukiyo-e. Il mondo fluttuante. Visioni da Giappone è visitabile a Roma fino al 23 giugno.
Laureata in Lettere con indirizzo Artistico nel 2008 presso l’Università degli Studi di Bari. Mi sono occupata a lungo di CRM e in seguito di Revenue Assurance per una grande azienda pubblicitaria. Nel 2022 ho dato una svolta alla mia carriera scegliendo la scrittura: oggi scrivo contenuti web, mi occupo di Copywriting nel settore Arte e Design e sono alle prese con un master in Web Content Management. Amo viaggiare, i gatti, il Giappone e la letteratura fantasy. Credo nel potere della gentilezza e dell’apertura al mondo, penso che siano essenziali nei rapporti interpersonali e nella conoscenza di sé.