MASSIMILIANO KOLBE, SANTO PROTETTORE DEI RADIOAMATORI.
5 min readTra pochi giorni, a ridosso di un Ferragosto sempre più rovente, ricorre l’anniversario del martirio di Massimilano Kolbe, santo protettore dei radioamatori, morto il 14 agosto 1941 ad Auschwitz.
Chi era Massimiliano Maria Kolbe
Massimiliano Maria Kolbe era un presbitero e francescano polacco. Fu ordinato sacerdote nel 1918 in Italia, dopo aver fondato l’anno precedente l’associazione “Milizia dell’Immacolata”, il cui obiettivo era diffondere nel mondo la devozione all’Immacolata. Per questo entrò nel circolo dei radioamatori. Kolbe voleva fare la propria parte in un periodo storico di passaggio caratterizzato dall’emergere di ideologie totalitarie, dall’industrializzazione, dal materialismo e dallo sviluppo dei mass-media. L’associazione aveva una propria rivista, il “Cavaliere dell’Immacolata”, che nel 1938 toccò il traguardo di un milione di copie stampate.
Secondo Massimiliano Maria Kolbe “L’ odio divide, separa e distrugge mentre al contrario l’amore unisce, da pace ed edifica”. Fu beatificato nel 1971 da Papa Paolo VI che lo chiamò “il martire dell’amore”.
Il lascito morale di Massimiliano Kolbe, che ha tracciato un segno importante al tempo dei grandi conflitti planetari, ci è utile in questa fase storica in cui l’umanità è sopraffatta da un sentimento generalizzato di paura e da problemi globali che richiedono soluzioni globali.
Una catastrofe silenziosa
A causa del riscaldamento globale, le più giovani generazioni vivono canicole e non più estati di libertà nei cortili. Il riscaldamento globale prima o poi costringerà a rivedere i nostri paradigmi economici. È ingiusto verso gli altri esseri viventi, e per questo si è detto che è doveroso scrivere una nuova Costituzione per la Terra.
È necessario rafforzare la rete di governance globale che è stata tessuta dopo la seconda guerra mondiale, grazie alla quale si è potuto scongiurare l’ascesa di conflitti bellici perlomeno nelle democrazie avanzate. Al 2012-2013 sono censite quasi 8 mila organizzazioni internazionali. Una rete ben ramificata, ma comunque non ancora abbastanza efficace nel contrasto al riscaldamento globale.
Non basta saper ascoltare la voce del popolo. Le democrazie lente potrebbero rivelarsi non adeguate per reagire alle emergenze, come abbiamo sperimentato, ad esempio, durante la pandemia da Covid-19.
Diventa più che mai fondamentale far attuare le decisioni prese democraticamente e far rispettare le regole del gioco in tutti gli angoli del globo. Altrimenti ogni ferragosto sarà inesorabilmente più rovente del precedente.
Quand’anche azzerassimo le emissioni il prossimo anno, l’effetto serra ed il riscaldamento globale accumulati farebbero comunque sentire il loro peso? In questo precedente articolo ho trattato alcuni dei possibili rimedi per arginare i dilemmi dell’inquinamento e del riscaldamento globale ed i rimedi, ai limiti della fantascienza, tramite i quali si vorrebbe riportare il clima vicino alla stazione di partenza.
Pochi giorni fa, il primo agosto 2024, abbiamo toccato l’Earth Overshoot Day. È doveroso che anche i radioamatori tramite la la radiodiffusione facciano sentire la loro voce sulle catastrofi silenziose che stanno avvenendo per mano dell’uomo.
Per un apocalisse lieve e non violenta
Restando con i piedi per terra, già l’obiettivo delle emissioni zero rappresenta un’impresa titanica, considerato il nostro stile di vita. Se per assurdo fossimo calati da un giorno all’altro nella società di qualche secolo fa o all’alba dell’homo sapiens, senza elettricità, o ancor più addietro esposti ai possibili attacchi da parte della fauna selvatica, avremmo una speranza di vita non superiore ad una decina di giorni. Similmente, un nostro antenato primitivo nella società odierna, davanti alla tv e lontano dalla sua tribù, probabilmente si sentirebbe del tutto smarrito. Il genere umano deve certo custodire Madre Terra, e comunque evolvere materialmente e spiritualmente.
La “decrescita felice” ipotizzata dalla corrente più estremista di integralismo ecologico, potrebbe essere seriamente foriera di diseguaglianze. Appare invece possibile sostenere il nostro stile di vita (moderando gli eccessi) soppiantando i combustibili fossili
Il destino di ogni singolo uomo è quello di andarsene un giorno, ma questo probabilmente è il destino dell’intero genere umano, anche se “il cielo non finisce mai”.
È giusto, anzi sacrosanto preoccuparsi della salute del nostro pianeta finché lo abitiamo. Durante la pandemia da Covid-19 abbiamo sperimentato quanto siamo interconnessi con le altre specie viventi. È compito del genere umano condurre tutti gli esseri viventi verso un’apocalisse lieve e non violenta. Ci siamo mai chiesti quanto possa perpetuarsi la nostra civiltà tecnologica?
Il mondo dei radioamatori e quindi della radiodiffusione potrebbero contribuire alla riflessione su questi temi più di quanto possano fare la televisione ed Internet, più schiavi della dittatura dei contenuti brevi ed immediati.
Lo scrittore Isaac Asimov ipotizzò che una civiltà tecnologica non possa essere più longeva di mille anni. Non possiamo sapere cosa ci aspetta dopo la vita, e di per certo, grazie ad Albert Einstein sappiamo che esistono tanti eterni adesso. Motivo in più per vivere al meglio ogni attimo. Il secolo scorso è stato sì il secolo dei grandi conflitti bellici, ma anche di grandi progressi di natura materiale e spirituale, nonostante la secolarizzazione delle religioni, ci permettono comunque di ammirare il mondo con un senso di meraviglia.
La radiodiffusione resiste ai tempi che cambiano, possibile voce per la svolta.
Massimiliano Maria Kolbe è patrono dei radioamatori. Il suo nome da radioamatore era SP3RN. La tenuta della radiodiffusione quale mezzo di informazione costituisce eccezione al principio secondo il quale il nuovo soppianta il vecchio.
Negli anni a cavallo della guerra e a seguire, la radio era la sola porta al mondo. In Italia le prime trasmissioni radio esordirono nel 1924. La radio è servita anche per far arrivare, in tempi di guerra, le notizie degli “alleati”, grazie alle onde elettromagnetiche che sono sempre riuscite a superare confini e “imposizioni”. Oggi ascoltiamo la radio via etere, in streaming o via app da smartphone e tablet. Anche gli smart speaker facilitano enormemente l’accesso alle emittenti radiofoniche.
Il riscaldamento globale è raccontato dai media spesso come un mero bollettino di guerra, senza che vengano presentati adeguatamente i possibili rimedi ed i passi in avanti compiuti. Città con il bollino rosso, record infranti, senza approfondire le criticità nel “potere ombra” della governance globale, che dovrebbe attuare le decisioni condivise. Le emittenti radiofoniche sono canali dai quali potrebbe arrivare la svolta tanto indispensabile nel diffondere un messaggio di speranza e rinnovata fiducia nel futuro. Sono idonee, al pari o talvolta più della Rete a divulgare criticità ed opportunità di un progresso tecnologico galoppante.
Massimiliano Maria Kolbe si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia, destinato al bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz.
La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto 1941, vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. I loro corpi vennero cremati il giorno seguente, e le ceneri disperse.
Massimiliano Maria Kolbe, martire dell’amore, patrono dei radioamatori, è destinato a lasciare il segno nella storia per sempre.
Laureato in economia, mi appassiona l’evoluzione della governance globale, che oggi deve fronteggiare problemi globali. Credo che grazie al metodo scientifico sia possibile cogliere quanto sono meravigliosi il mondo ed il cosmo.
Dopotutto miracolo significa “cosa meravigliosa”.