Una storia da salvare: La Cittadella di Aleppo
7 min readArroccata su una montagnola rocciosa, a circa 30 metri dal livello del suolo, la Cittadella di Aleppo sorge nel cuore dell’omonimo governatorato all’interno della città antica di Aleppo, in Siria, ed è un’area interamente recintata da mura in pietra che ospita al suo interno preziosi resti di edifici, abitazioni, luoghi di culto e monumenti del passato.
Autore: World Monuments Fund, https://www.wmf.org/project/citadel-aleppo.
La Cittadella di Aleppo è solo uno dei tanti siti archeologici e culturali che può vantare la Siria.
Questo paese, che ha accolto le più antiche civiltà documentate nella storiografia e che ha rappresentato per secoli un’importante area di scambi commerciali fra l’oriente e l’occidente, ospita infatti più di 1200 siti dalla valenza storica, culturale o religiosa.
A fronte di tanta ricchezza però, la Siria è preda di disastri umani e calamità naturali che hanno trasformato interamente il suo tessuto sociale, provocato gravi danni alla flora e alla fauna e, non per ultimo, devastato quartieri residenziali, infrastrutture e monumenti dall’alto valore storico e artistico. In questo contesto, lo scoppio della guerra civile nel 2011 ha messo in pericolo i 6 beni patrimonio dell’umanità ubicati nel paese, ovvero le città antiche di Aleppo, Bosra e Damasco, Palmira, il Krak dei Cavalieri (Homs), la Cittadella di Saladino (Lattakia) e gli Antichi villaggi della Siria settentrionale.
Nonostante sia talvolta difficile parlare di preservazione o restauro di monumenti storici in situazioni di profonde crisi umanitarie ed economiche (in Siria si contano centinaia di migliaia di vittime e più di 12 milioni di sfollati dopo tredici anni di guerra), il pericolo di perdere per sempre le testimonianze tangibili dei popoli del passato è forte e non può passare inosservato perché la loro esistenza racconta la storia del paese, così come modella la percezione identitaria dei suoi abitanti.
Una piccola città stratificata
In questa prospettiva, la Cittadella di Aleppo materializza il passaggio di numerose dinastie ed imperi, essendo essa abitata da circa quattromila anni! Studi archeologici hanno infatti rinvenuto reperti risalenti all’Età del Bronzo (2300 a.c.-800 a.c.) fra cui, in particolare, un tempio pagano dedicato al ‘Dio della tempesta’ e utilizzato per certo dagli Ittiti.
Resti del Tempio del Dio della Tempesta (dall’ingl. Temple of the Storm God)
Autore: Gaetano Palumbo / World Monuments Fund, https://www.wmf.org/project/temple-storm-god-citadel-aleppo.
Dopo essere stata fortificata dai bizantini (arrivati circa nel 395) con la costruzione della prima cinta muraria, la Cittadella cade sotto il dominio di varie dinastie islamiche, a partire dal 637, le quali erigono al suo interno i luoghi di preghiera della nuova religione monoteista.
Presto, la Cittadella diviene teatro degli scontri violenti fra musulmani e cristiani che segnano l’epoca medievale ma ad impedire che Aleppo cada nelle mani dei crociati è il condottiero Norandino, appartenente alla dinastia turcomanna dei Zengidi (1128-1183). Fra i suoi meriti, egli arricchisce la Cittadella restaurando le due mosche preesistenti (oggi conosciute come Grande moschea e Moschea di Abramo) e facendo costruire la prima rampa di accesso alla fortezza (la quale assumerà successivamente un aspetto maestoso) insieme ad altre opere, fra cui una nicchia per la preghiera, un hammam e un ippodromo.
Dopo la parentesi dei Zengidi, è la volta della dinastia curda degli Ayyubidi (1171-1250) il cui celebre fondatore è Saladino. Suo figlio, il sultano Zahir Ghazi, continua l’opera di costruzione della Cittadella su più fronti: approfondisce il fossato intorno all’altura, fa costruire l’affascinante ponte d’ingresso ad otto arcate insieme ad una serie di palazzi, giardini, bagni, silos di grano, pozzi e cisterne. Di fatti, è alla dinastia degli Ayyubidi che risale la messa in piedi della Cittadella di Aleppo come la si conosce oggi e che è la base per la sovrapposizione di ulteriori aggiunte e rifacimenti postumi.
Ingresso alla Cittadella di Aleppo
Autore: Ko Hon Chiu Vincent / UNESCO, https://whc.unesco.org/en/list/21/gallery/&index=49&maxrows=12.
Ad espandere il valore della Cittadella contribuiscono poi i successivi governanti, in particolare le milizie di origine turca note come Mamelucchi (1250-1316) i quali, dopo aver preso il potere in Egitto e Siria, scacciano per ben due volte le violente tribù asiatiche dei Mongoli e restaurano ciò che questi ultimi danneggiano al loro passaggio. Allo stesso tempo, i Mamelucchi edificano nuove opere architettoniche, fra cui due torri difensive e l’odierna Sala del Trono, ad uso amministrativo, famosa per la decorazione in marmi policromi e per le muqarnas scolpite nel suo portale d’entrata.
Portale d’entrata alla Sala del Trono
Autore: Thierry Grandin / World Monuments Fund, https://www.wmf.org/project/throne-hall-forecourt-citadel-aleppo.
Si arriva così all’occupazione della Cittadella da parte di uno degli imperi più longevi della storia, quello degli Ottomani, protrattosi dal sedicesimo al ventesimo secolo. Se fino a quel momento la fortezza ha un’alta valenza militare, la vastità dell’impero ottomano ridimensiona il ruolo (militare e sociale) della Cittadella, parallelamente all’espansione degli insediamenti ben oltre le sue mura. Essa assume in questi secoli una funzione più che altro residenziale in quanto si presta ad accogliere gli alloggi dei militari e delle loro famiglie. Per tale ragione, sorgono in questa fase una serie di abitazioni che, come scoperto dagli scavi moderni, sono caratterizzati da corti e pavimenti piastrellati.
La fine della Prima guerra mondiale segna la caduta dell’impero e la successiva occupazione degli europei francesi, a capo di un mandato in Siria dal 1925. L’esistenza di questa rocca fortificata spinge il governo francese a farne un avamposto per i suoi soldati e, al contempo, ad intraprendere dei lavori di scavi per recuperare reperti e resti antichi. Ahimè, secondo alcuni studiosi (Gonnella, 2007), pare che alcuni reperti siano scomparsi in questo frangente, fra cui una nicchia per la preghiera in legno (fatta costruire da Norandino e posizionata dentro la Moschea di Abramo).
Lo stimolo alla scoperta del patrimonio storico-architettonico siriano è poi colto dai governi siriani all’indomani dell’indipendenza del paese nel 1946. A partire da questo momento, gli scavi archeologici prendono un ritmo più serrato sia in senso nazionalistico che nella prospettiva di aprire i siti all’attenzione di visitatori e turisti stranieri.
Su questa scia, il 1986 è un anno significativo in quanto segna il riconoscimento internazionale della Cittadella che (come tutta la medina di Aleppo) entra a far parte della lista UNESCO in quanto patrimonio mondiale. È a quest’ultima fase storica che si deve il più importante sforzo di recupero e restauro degli edifici ospitati al suo interno (fra cui gli hammam, la Grande moschea, il Palazzo ayyubide, la Torre mamelucca, il ponte d’ingresso), così come la costruzione di alcune aggiunte architettoniche moderne (fra cui un teatro).
Che ne è della Cittadella oggi
La Cittadella di Aleppo, che è stata un luogo di culto, una fortezza difensiva, un complesso residenziale, un luogo di rappresentanza e infine un’attrazione turistica, torna ad assumere una funzione militare nel 2011 fungendo da sede di postazione dell’esercito nazionale siriano.
Gli anni dal 2012 al 2016 sono particolarmente grevi per la Cittadella che viene interamente coinvolta negli scontri armati fra l’esercito nazionale e i gruppi di opposizione, culminati con la cacciata di questi ultimi.
La guerra di questi anni causa il crollo di una parte delle mura e arreca danni (per fortuna di tipo moderato, e non irreversibili) a diversi elementi, fra cui le mura perimetrali, la torre del ponte d’ingresso, le stanze del Palazzo ayyubide, le abitazioni ottomane, il Tempio antico e le moschee.
Danni alle mura della Cittadella di Aleppo a causa delle esplosioni post-2011
Autore: Getty Images / BBC, https://www.bbc.com/news/world-middle-east-33499609.
Sembra che un destino avverso remi contro la sua sopravvivenza. Prima, la pandemia di Covid-19 rende più arduo reperire manodopera in grado di lavorare al restauro. Poi, il violento terremoto del 6 febbraio 2023 determina la richiusura del sito dopo aver provocato ulteriori danni alle mura, al Mulino ottomano, al minareto della Grande Moschea, alla Torre mamelucca.
Danni al Mulino ottomano a causa del terremoto del 6 febbraio 2023
Autore: AFP / Al-Monitor, https://www.al-monitor.com/originals/2023/02/quake-damages-ancient-citadel-syrias-aleppo.
Finalmente (allo stato attuale), la Cittadella torna ad essere visitabile al pubblico, secondo quanto comunicato ufficialmente dal Ministero della cultura il 17 febbraio 2024.
Tuttavia, ciò non risponderà al forte desiderio di chi, fuori dalle aree governative della Siria o all’estero, vorrebbe ammirarla personalmente. La guerra in Siria non si è esaurita e i focolai ancora aperti (così come possibili nuovi scenari di guerra) rendono difficili gli spostamenti interni e impensabili, ahimè, l’ingresso nel paese dall’esterno.
Non resta che restare in attesa dei prossimi sviluppi, con un pizzico di (necessaria) speranza al futuro.
Autore immagine in copertina: Muhammad Al-Roumi / Discover Islamic Art, https://islamicart.museumwnf.org/database_item.php?id=monument;isl;sy;mon01;1;en.
Riferimenti e fonti
Burns, Ross. 2016. Aleppo: A History. London: Routledge. https://doi.org/10.4324/9781315544076.
«Citadel of Aleppo». 2017. World Monuments Fund. luglio 2017. https://www.wmf.org/project/citadel-aleppo.
Gonnella, Julia. 2008. «Guidebook The Citadel of Aleppo». Guidebook. The Citadel of Aleppo, gennaio. https://www.academia.edu/48895417/Guidebook_The_Citadel_of_Aleppo.
Jowel Asia Architecture and the Built Environment. 2024. «The Destruction and Reconstruction of Aleppo’s Citadel | TU Delft Repository». https://repository.tudelft.nl/record/uuid:963f9aff-828c-4802-88cc-8b8d0ad5d25c.
Sono una laureanda magistrale in lingue, istituzioni ed economie dei paesi arabi, con una forte propensione per le lingue e le culture straniere. Ho conseguito una precedente laurea triennale in mediazione linguistica, vivendo per un semestre ad Edimburgo, e ho completato un tirocinio presso la rivista accademica “The International Spectator” di Roma, assistendo la social media manager e svolgendo attività di editing. Il mio interesse per i paesi arabi nasce sia dal fascino per l’elegante calligrafia della lingua scritta che dalla curiosità di conoscere la storia e le peculiarità di questa vasta e variegata regione del mondo.