Il Piano Madagascar: una prigione nell’Oceano
3 min readIl piano Madagascar fu ideato ufficialmente da Franz Rademacher, il capo del Dipartimento ebraico del Ministero degli Affari Esteri, tra la primavera e l’estate del 1940. Tuttavia l’idea circolava già da tempo fra i piani alti del regime, in particolare era stata menzionata da Goering il 12 Novembre 1938 e Himmler, il leader dell’SS, ne auspicava la realizzazione già nel 1934.
Durante le clamorose vicende belliche la Polonia era stata invasa e la Francia era ormai sull’orlo della sconfitta. La potenza dei nazisti si stava affermando con voracità e le antipatie dei tedeschi nei confronti degli ebrei crescevano a dismisura. Naturalmente man mano che si allargava la superficie conquistata andava a crescere anche il numero di nemici ideologici rappresentati dalla classe giudaica, e un pretesto per speculare ulteriormente sul destino da riservare loro venne fornito proprio dalle criticità della Francia. Dal momento che i francesi versavano in una sconfitta ormai certa, i tedeschi pensavano che l’Inghilterra sarebbe stata la prossima a cadere. La massiccia flotta inglese, arcinota in tutto il mondo, sarebbe stata lo strumento ideale per allontanare il più possibile degli individui che, secondo l’ideologia nazista, avrebbero portato la purezza della razza ariana a degenerare.
Simbolicamente venne scelto il Madagascar, un’isola francese, come luogo di approdo per la deportazione. L’idea venne accolta di buon grado sia dalle SS che da Hitler in persona e venne elaborato un piano particolareggiato per l’evacuazione degli ebrei e il loro insediamento sul posto. L’onere di questo incarico ricadde su Eichmann, un personaggio di rilievo in tutto lo scenario sanguinoso della questione ebraica. La Germania credeva che gli inglesi sarebbero stati presto sconfitti; l’idea originaria era quella di proporre un trattato di pace in Europa grazie al quale i tedeschi si sarebbero fatti affidare il Madagascar a titolo di mandato. Nelle coste dell’isola sarebbero state costruite delle basi e dei porti per la Kriegsmarine, e al suo interno degli aeroporti militari. L’amministrazione politica del paese sarebbe stata affidata ad un subordinato delle SS mentre gli ebrei avrebbero avuto la propria polizia, i propri sindaci, i propri servizi postali, le proprie ferrovie e via discorrendo. Lo Stato tedesco intendeva accordare agli ebrei lì relegati una sorta di autonomia culturale ed economica tale da consentire loro di vivere una vita relativamente normale in una realtà ovattata e lontana dal resto del mondo.
I beni degli ebrei sarebbero stati affidati a una banca che avrebbe finanziato il progetto e avrebbe provveduto a vendere le loro terre in Europa. Nell’Agosto del 1940 avvenne l’incartamento del Piano Madagascar, nel quale venivano effettuate alcune precisazioni. Gli ebrei sarebbero stati censiti accuratamente per nome, sesso, età, professione, al fine di stilare dei documenti completi per ciascuno di essi. I primi convogli sarebbero stati in prevalenza formati da agricoltori, lavoratori edili, artigiani e medici, ognuno dei quali avrebbe avuto l’obbligo di portare con sé i propri arnesi e strumenti di lavoro e sistemarsi in attesa dell’arrivo del resto della popolazione. Ogni ebreo avrebbe potuto portare con sé fino a 200kg di bagaglio. Eichmann si circondò di esperti marittimi per elaborare un piano efficace di trasporti, che sarebbero stati assicurati dalle grandi compagnie di navigazione tedesche. Gli sbarchi sarebbero avvenuti a partire dai porti del Mare del Nord e del Mediterraneo.
Il piano Madagascar alla fine non sfociò nella concretezza. La soluzione non venne adottata perché i nazisti, come sappiamo, non riuscirono mai a sconfiggere gli inglesi per avere la padronanza sull’Atlantico e l’agognata pace; inoltre nel 1942 il Regno Unito invase il Madagascar, anche se garantì il mantenimento della sovranità francese sull’intera isola. La persecuzione degli ebrei assumerà invece, come purtroppo sappiamo, declinazioni molto più violente.
Studio biotecnologie mediche. Sono un appassionato di scienze e filosofia e amo l’arte in tutte le sue forme. Sono profondamente convinto che la Bellezza debba essere il baluardo che guida ed emoziona il mondo, pertanto è necessario conoscerne le declinazioni culturali e inebriarsene. Membro del Cicap e del circolo scacchistico estense