Epilessia – 5 miti da sfatare
5 min read1) È sicuramente epilessia se sono presenti convulsioni
Certo, è molto facile associare gli attacchi epilettici in cui sono presenti anche le convulsioni al disturbo in sé, ma in questo caso si parla solo di uno specifico tipo di crisi epilettica: la crisi tonico-clonica, detta anche “grande male”. Esiste però anche il piccolo male (o crisi di assenza) in cui non sono presenti convulsioni: si tratta di una forma benigna di epilessia tipica dell’età infantile che tende a scomparire nel corso della crescita. In questo caso le crisi consistono in un breve periodo di incoscienza durante il quale il bambino sembra sognare ad occhi aperti poiché resta come “incantato”, immobile e non risponde ad alcuno stimolo esterno; dopo qualche secondo il bambino riprende immediatamente coscienza senza ricordarsi di quanto è avvenuto durante la crisi (di fatto nulla, se non un richiamo da parte della maestra perché apparentemente non stava attento durante la lezione).
Quindi non tutti gli epilettici presentano crisi convulsive; allo stesso modo, la presenza di queste ultime non indica necessariamente il fatto che si tratti di epilessia; è questo il caso delle crisi psicogene (PNES). Si tratta di manifestazioni parossistiche che riescono in molti casi a mimare quasi perfettamente le crisi tonico-cloniche, per cui molto spesso vengono scambiate per queste ultime. Non è raro infatti che persone affette da questo disturbo ricevano una erronea diagnosi di epilessia e una conseguente prescrizione di farmaci anti-epilettici, i quali ovviamente non risolvono in alcun modo la situazione, ma bensì la peggiorano. Come suggerisce il nome stesso, queste crisi hanno un’origine psichica (non organica, come invece è per l’epilessia) e molto spesso le cause sono riconducibili a forti traumi e abusi subiti in età infantile. Se ci fate caso, questo tipo di crisi è parecchio riconducibile, sia per le cause che per le modalità con cui si svolge, all’isteria di cui parlava Sigmund Freud. Per chi volesse approfondire velocemente questo argomento senza andare troppo sul tecnico, allego questo breve video:
2) È sicuramente epilessia se hai avuto solo una crisi
Non necessariamente. È sempre importante ricordare che il manifestarsi di un singolo evento tipico di un disturbo cronico non implica che questo sia destinato a ripetersi con regolarità. Tutti noi, almeno una volta nella vita, potremmo avere un episodio depressivo o un attacco di panico, ma ciò non vuol dire che siamo affetti da depressione o disturbo da panico. Lo stesso ragionamento vale per l’epilessia e per molte altre malattie. Siccome non è mai scontato dirlo, se doveste trovarvi di fronte ad un’esperienza simile, l’unico modo per avere una diagnosi affidabile è quello di consultare un professionista in questo ambito; solo lui (e nessun altro) potrà essere in grado di capire se si tratta di un episodio sporadico o di un disturbo cronico.
3) Gli epilettici non possono andare al cinema o in discoteca
Anche questa affermazione non è vera o lo è solo in parte. Tale credenza viene spesso generalizzata ed estesa a tutti gli individui affetti da epilessia, ma risulta veritiera solo quando riguarda una percentuale molto ristretta di queste persone, che ammonta a circa il 5%. La percentuale appena citata si riferisce ai pazienti affetti da epilessia fotosensibile, una forma particolare di questo disturbo caratterizzata dal fatto che, come si può intendere dal nome, le crisi tendono ad essere innescate da stimoli luminosi e visivi di varia natura, tra cui: le luci intermittenti e alternate a istanti di completo buio, tipiche della discoteca; o ancora immagini che cambiano e si alternano in modo repentino, come in alcuni film in cui è presente un montaggio particolarmente frenetico. A proposito di film, vorrei approfittare di questa occasione per consigliare la visione di Control, in cui viene raccontata la breve vita di Ian Curtis, il celeberrimo cantante dei Joy Division che soffriva proprio di questa forma di epilessia.
4) Bisogna tenere la bocca aperta a chi sta avendo una crisi
Anche quando si parla di assistenza per le persone in difficoltà, le leggende metropolitane si sprecano. Una in particolare afferma che, se una persona è in preda ad una crisi tonico-clonica, bisogna impedirgli di mordersi la lingua mettendogli una mano o un qualsiasi oggetto in bocca, scongiurando così la chiusura dei denti. Sebbene le intenzioni del soccorritore di turno siano buone, va detto che gli accorgimenti da prendere in questi casi sono ben altri. Durante le crisi tonico-cloniche, il soggetto va incontro ad un irrigidimento continuo dei muscoli, che si arresterà solo quando finirà la crisi. Questo fa in modo che i denti del paziente rimangano serrati e finiscano per chiudersi proprio sulla lingua. Di certo non è una cosa bella ma, se cerchiamo di impedire che ciò accada usando il metodo sopracitato, rischiamo soltanto di danneggiare i muscoli coinvolti nel processo o di beccarci un bel morso che ci ricorderemo per tutta la vita. In generale, durante una crisi di questo tipo non bisogna bloccare o forzare i muscoli in fase di contrazione; perciò, se tenete all’integrità delle vostre dita e delle mascelle di chi state cercando di aiutare, evitate di usare i rimedi miracolosi della nonna e attenetevi alle reali procedure che andrebbero attuate in questi casi. A questo punto ne approfittiamo per citarne alcune:
– Disporre il soggetto in posizione laterale per far fuoriuscire la saliva ed evitare che si soffochi con essa.
– Posizionare un cuscino o un cappotto sotto la testa del soggetto, poiché altrimenti batterebbe violentemente (e continuamente) la testa contro il pavimento.
– Non cercare di bloccare le convulsioni con la forza: causereste solo altro dolore al soggetto, e in ogni caso la crisi non si fermerà certo grazie a questo presunto intervento
– Tenere d’occhio il soggetto, stargli accanto, tranquillizzarlo (anche accarezzarlo va bene) e lasciare che la crisi faccia il suo corso.
5) Chi ha le crisi epilettiche è posseduto dal Diavolo
Quest’ultimo punto non è propriamente un mito da sfatare (a meno che qualcuno di voi non ci creda davvero), ma più che altro una curiosità volta a terminare questo articolo con un pizzico di goliardia. Il mito in questione risale ad un’epoca notoriamente immatura per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani e l’utilizzo del metodo scientifico per spiegare i fenomeni. Chi ha avuto la sfortuna di soffrire di epilessia o altri disturbi simili durante il Medioevo andava incontro a morte quasi sicura. Questo avveniva non certo per mancanza di cure adeguate (anche perché gli attacchi epilettici non sono fatali, se non in casi molto particolari), ma perché si pensava che i poveri malcapitati fossero posseduti da Satana, per cui era necessario condannarli a morire sul rogo.
Laureato in psicologia cognitiva, sto tuttora portando avanti la mia formazione. Sono inoltre appassionato e attirato dall’arte (musicale e cinematografica in primis), dall’attualità e da tutto ciò che riguarda l’essere umano e il suo modo di interfacciarsi con se stesso e il mondo. Credo molto nel potere che la conoscenza può conferirci nel momento in cui smette di essere considerata qualcosa di fine a se stesso, ma viene anzi trasmessa in modo costruttivo tra le persone.
1 thought on “Epilessia – 5 miti da sfatare”