Novembre 22, 2024

Voci dal mondo: Bruxelles!

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Oggi Antropia presenta l’intervista a Elena Capuzzi, una ragazza che è andata a vivere a Bruxelles per un anno, per presentare la sua testimonianza.

Dove sei andata e cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia? 

Al termine del mio percorso di studi in un Liceo Linguistico indirizzo ESABAC ho deciso di intraprendere la carriera universitaria all’estero, a Bruxelles. Dopo varie ricerche mi sono iscritta alla facoltà di “sciences biomédicales” alla ULB (Université Libre de Bruxelles).
La scelta di lasciare l’Italia è nata in primis da me stessa, dalla voglia di andare, esplorare, vivere nuove realtà e, ad essere sincera, anche per staccarmi dai miei genitori e andare via dal nido. Inoltre sono stata incoraggiata dai miei professori del liceo, che conoscevano il mio rendimento scolastico e le mie potenzialità. Ovviamente anche i miei genitori mi hanno supportato in questa scelta, nonostante mio padre all’inizio fosse molto scettico. Inoltre a Bruxelles vivevano già dei nostri amici di famiglia che si erano trasferiti per lavoro. Forse è stato anche questo a rassicurare un po’ i miei genitori: il fatto che se avessi avuto bisogno, se mai fosse successo qualcosa avrei avuto loro come appoggio e aiuto.

Quali erano le tue aspettative prima di partire?

Ero euforica. Non vedevo l’ora di andare via anche se pochi mesi prima mi ero fidanzata. Ero felicissima e molto emozionata: lasciare casa per iniziare a creare il mio futuro. Mi ero già costruita il mio piccolo castello immaginario dove tutto era perfetto: le lezioni, lo studio, gli amici e la vita avventurosa che avrei vissuto.

Qual è il primo ricordo legato al paese in cui sei andata a vivere?

Il mio piccolo monolocale. Una stanza piccolina, ma ottimale per una persona in un condominio di soli studenti. Stavo benissimo, l’avevo arredata secondo i miei gusti, con i miei poster, le mie foto e i miei libri.
Legato a questo ricordo c’è anche il paesaggio intorno: una pianura verde e rigogliosa da un lato e l’ambiente cittadino dall’altro.

Le sensazioni vissute nei primi giorni di permanenza erano di sconforto e nostalgia o ti sentivi stimolata nello scoprire un nuovo paese?

Nei primi giorni ero molto stimolata. 
Ero felicissima di iniziare questa nuova avventura lontano da casa. Ricordo che nei primi giorni sono uscita, ho visitato la città da sola e ho esplorato l’ambiente universitario.

Ci sono stati dei momenti in cui hai desiderato di tornare a casa?

Certo, dopo quattro mesi ho iniziato a pensare di aver fatto uno sbaglio. Mi sono resa conto che la distanza da casa, dagli amici e dall’ambiente dove ero nata e cresciuta per 19 anni mi mancava tantissimo. Questa idea è maturata dal momento che non ho fatto amicizie a Bruxelles, un po’ per vergogna e un po’ per la lingua, anche perché noi ragazzi parliamo molto con il nostro “slang”, con i nostri termini e fidatevi, per uno straniero è molto difficile capire e stare al passo con le battute…
Inoltre, vedendo tutti i miei amici sui social uscire, divertirsi, andare a ballare e io chiusa a casa, senza poter uscire mi ha pesato tantissimo. Anche se non sono una ragazza festaiola, la semplice passeggiata lungo il mare di Albisola mi mancava. In poco tempo mi sono resa conto che mancava tutto. Mia mancava la mia vita ad Albisola, perché non sono riuscita a costruirmene una a Bruxelles.

Hai trovato l’ambiente sociale asettico e riservato oppure sei stata accolta calorosamente?

Si sa, i francofoni non sono così simpatici, ma non tutti sono uguali. Mi sono trovata bene con una ragazza, ma il rapporto era ridotto a un saluto e il classico “come va”. Di conseguenza l’accoglienza non è stata delle migliori. Mi sono trovata molto bene con i nostri amici che già vivevano li e che mi hanno invitata molte volte a casa loro.

Quali sono gli aspetti del Belgio più ostili a cui un italiano deve abituarsi?

Dipende. Se l’italiano in questione va a titolo di studente deve prepararsi psicologicamente: le scuole sono molto avanti rispetto al sistema italiano, infatti ho avuto molta difficoltà a stare al passo con il programma di studio.
Se l’italiano va a titolo di turista Bruxelles è una città bellissima, il cibo buonissimo. Oserei paragonare questa città a Pisa. C’è ben poco da vedere, ma se si è disposti a girare con treni o macchina ci sono delle città intorno magnifiche come Gent, Bruges, Anversa ecc.

Quali sono invece i vantaggi che può offrire una realtà come quella del Belgio?

A livello universitario apre molte porte. Se si è bravi e si è determinati a livello universitario un titolo di studio estero di sicuro vale molto. Soprattutto in Italia. 

Puoi raccontarci qualche aneddoto che ti è rimasto nel cuore?

Aneddoti al quale sono affezionata non ne ho, anche perché l’esperienza all’estero, come raccontavo prima, l’ho vissuta particolarmente male. 

Consiglieresti a un giovane di venire in Belgio?

In qualità di turista assolutamente. In qualità di studente si, ma solo se si è disposti a rinunciare a molte cose per lo studio. Io purtroppo ci ho provato ma non ce l’ho fatta. È stata comunque un’esperienza che porterò sempre con me.

Ringraziamo Elena per averci concesso l’intervista.

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