L’espressione delle emozioni
4 min readParte integrante della natura umana e preziosissimo strumento evolutivo, le emozioni sono forse uno dei misteri più interessanti di cui la psicologia e le neuroscienze tuttora riescono a scalfire solo la superficie. Ogni secondo della nostra vita, ogni scelta, ogni pensiero è influenzato dallo stato emotivo in cui, spesso senza farci troppo caso, ci troviamo. “Cerca di pensare razionalmente” o “Non farti influenzare da quello che provi”, sono frasi che chiunque si è sentito dire almeno una volta nella vita. Ma è davvero possibile scollegarsi dal proprio vissuto emotivo? In quale modo siamo influenzati da esso e a cosa serve? In che modo l’espressione delle emozioni
Con la pubblicazione nel 1872 di “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”, fu proprio Charles Darwin, padre dell’Evoluzionismo, a studiare per la prima volta il significato delle emozioni e della loro espressione alla luce delle sue teorie. Non fu certo il primo ad interessarsi all’argomento in maniera rigorosa e sistematica, iniziavano infatti in quegli anni già i primi studi sulle loro basi biologiche. Darwin stesso basò il suo lavoro su quello di altri scienziati dell’epoca, quali il chirurgo Charles Bell e il neurologo Duchenne che ne studiavano l’espressione dal punto di visto anatomico ed elettrofisiologico.
Volendo rafforzare le proprie teorie, Darwin argomenta nel suo lavoro l’origine genetica delle emozioni e della loro espressione, assumendone quindi una natura biologica e universale non legata alla cultura e alla società di riferimento. Individua sei emozioni che riconosce come primarie: rabbia, paura, sorpresa, disgusto, felicità e tristezza. Nota inoltre come alcuni movimenti muscolari siano la manifestazione fisiologica di determinati stati mentali, sottolineandone la rilevanza comunicativa nei contesti sociali e interpersonali. All’interno del saggio sono presenti innumerevoli illustrazioni, quali ritratti, fotografie e diagrammi anatomici prodotti da Charles Bell e Friedrich Henle.
L’approccio darwiniano nello studio dell’espressione delle emozioni compie un grosso passo avanti nella seconda metà del ‘900, grazie agli studi di Paul Ekman. Ekman infatti dedica gran parte del suo lavoro alla creazione di un “atlante delle emozioni” tramite un metodo sistematico di classificazione delle espressioni facciali, poi ampliato ad altri elementi della comunicazione non verbale. Ekman studia così come ognuna delle emozioni primarie individuate da Darwin viene espressa tramite precise configurazioni muscolari del viso. Confronta così i dati ottenuti tra le diverse culture, comprese alcune tribù della Papua Nuova Guinea senza alcun contatto con le società civilizzate, così da poterne dimostrare l’universalità.
In quel periodo storico il dibattito sulla natura delle emozioni, se genetica o legata alla cultura, è però ancora acceso. Molti all’interno del mondo accademico, specialmente tra gli antropologi, sostengono una genesi culturale delle emozioni e i lavori di Ekman vanno incontro a diverse critiche, principalmente di tipo metodologico. Diversi psicologi non riuscirono infatti a trovare evidenze nei loro studi che potessero supportare la sua tassonomia delle emozioni e delle espressioni a esse correlate.
Queste nuove conoscenze Ekman le applicò nello studio della menzogna e della sua rilevazione tramite segnali non verbali. Tramite l’analisi delle microespressioni, movimenti muscolari veloci e quasi impercettibili che tradiscono il tentativo di sopprimere un’emozione, e di aspetti para-verbali quali il tono, il volume e la velocità del parlato, sono oggi tantissime le situazioni in cui i suoi studi sono applicati. Sulla figura di Ekman è stato anche basato il protagonista Cal Lightman della serie TV “Lie to me”. L’applicazione delle sue teorie sulla rilevazione dell’inganno in ambiti quali l’antiterrorismo e la sicurezza aeroportuale ha tuttavia destato non poche domande riguardo la validità scientifica di alcune sue affermazioni.
Al giorno d’oggi, anche se il dibattito è ancora aperto, le evidenze scientifiche puntano sempre più in direzione dell’ipotesi genetica. Le moderne conoscenze neuroscientifiche e la nascita di discipline come la neuropsicologia, che studia l’effetto comportamentale delle lesioni cerebrali, hanno dato una nuova spinta alla ricerca in questo campo. Una enorme mole di dati sta venendo fornita sull’argomento ma con questi arrivano altrettanti interrogativi senza risposta. Rimangono tuttavia ancora innumerevoli dibattiti aperti sull’argomento all’interno del mondo accademico. Molto di ciò che riguarda le emozioni, la loro base biologica e fino a che punto queste ci influenzano nella nostra vita quotidiana, rimarrà a lungo avvolto nel mistero.
Sono Francesco Alonci, laureato in Psicologia. Ho studiato Psicologia Cognitiva Applicata a Padova, città in cui tutt’ora vivo. Sono da sempre stato affascinato dal comportamento umano, da dove questo nasca e come si sviluppi. Sono inoltre un musicista, avido lettore e amante di videogiochi, cinema e cultura pop.