La bandiera del Lazio
3 min readOsservando la bandiera del Lazio, il primo elemento che si staglia ai nostri occhi è uno scudo ottagonale con bordatura aurea recante i blasoni delle cinque province della regione, legati da nastri del tricolore italiano. Al centro troviamo quello di Roma, e procedendo in senso orario dall’alto a destra quelli di Latina, Viterbo, Rieti e Frosinone. Tale stemma è infine circondato da due rami di ulivo ed una corona su un drappo azzurro.
Benché gravida di riferimenti storici e simbologie istituzionali, la bandiera del Lazio non è mai stata formalmente ufficializzata.
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La città di Latina è una delle più giovani d’Italia, essendo stata fondata col nome di Littoria durante il ventennio fascista a seguito della bonifica dell’Agro Pontino. Soltanto al termine della seconda guerra mondiale assunse la dominazione con cui è tuttora nota. Ad ogni modo, è interessante notare come una parte della simbologia moderna alluda alla vocazione originaria della città: Littoria era stata concepita come centro nevralgico della “battaglia del grano“, la campagna fascista tesa al raggiungimento dell’autosufficienza produttiva di frumento (autarchia). Al centro dello stemma si notano infatti tre spighe di grano. Oltre a ciò, sono presenti una torre fenestrata sulla cima di uno dei tre monti ed un’ancora immersa in un mare fluttuoso;
Lo stemma della città di Viterbo è costituito da uno scudo sannitico riportante una palma ed un leone incoronato intento a marciare brandendo uno stendardo rosso con una croce d’argento. Tralasciando le remote ed intricate vicissitudini tra Sacro Romano Impero e Stato Pontificio alle quali si fa risalire l’adozione di questo blasone, si tratta di una simbologia che fa leva sugli attributi virili ed autoritari della figura del leone;
Lo stemma della provincia di Rieti è formato da un altro scudo sannitico vermiglio con al centro una banda delimitata da due filetti aurei e recante la sigla “S.P.Q.S” (Senatus Popolusque Sabinus), le cui iniziali sono alternate a gruppi di anelli intrecciati. Secondo un’interpretazione suggestiva quanto forzata tali anelli denoterebbero la fusione tra il popolo sabino e quello romano a seguito dell’artificio ideato da Romolo e sfociato nel noto Ratto delle Sabine;
La celebrazione dell’eroismo marziale ricorre anche nel blasone della provincia di Frosinone, raffigurante un leone dorato che impugna e vibra un gladio. Fuori dal campo dello stemma (non visibile nella bandiera regionale) si riporta il motto “Ferocior ad bellandum” (più feroci nel combattere), in virtù della tenacia dimostrata dagli abitanti nel contrastare l’invasione dell’esercito cartaginese di Annibale durante le guerre puniche;
Ultimo, ma non per importanza, il blasone della città di Roma: l’aquila rampante che rappresentava nel periodo antico la supremazia incontestabile sia militare che religiosa dell’Imperatore romano e del suo popolo in senso lato.
Nell’immagine in evidenza uno scatto del maestoso Anfiteatro Flavio, comunemente noto come Colosseo, il più grande anfiteatro al mondo ed il monumento più caratteristico ed iconico della città di Roma e dell’Italia. Nel 1980 è stato inserito insieme a tutto il centro storico di Roma nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO. La sua rilevanza artistica, culturale ed istituzionale è nota sin dall’antichità, tant’è che con tale monito terrificante si esprimeva il monaco cristiano e storico anglosassone Beda il Venerabile (il padre della storia inglese):
Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma;
quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma;
quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo.
Se la storia della bandiera del Lazio ti ha appassionato puoi consultare anche la rubrica completa: https://www.antropia.it/bandiere-ditalia/.
Ho conseguito la maturità classica nel 2015, la laurea di primo livello in Ingegneria Chimica presso il Politecnico di Milano nel 2019 e la laurea magistrale nel 2021 in Chemical Product Engineering con particolare enfasi per i bioprocessi industriali e le tecnologie di formulazione farmaceutica e cosmetica. Traggo la mia linfa vitale da interessi poliedrici, tra cui la filosofia e l’antropologia, e da una inclinazione naturale alla speculazione teorica al servizio di risvolti concreti nella quotidianità.