Ma ci siamo andati davvero sulla Luna?
6 min readLa conquista dello spazio è stato uno snodo cruciale verso la risoluzione della Guerra Fredda: la passeggiata di Neil Armstrong e Buzz Aldrin sul suolo lunare ha avuto effetti devastanti in termini di propaganda, possiamo addirittura affermare che gli attuali equilibri geopolitici sono frutto di questo enorme risultato tecnologico. Tuttavia, valutando proprio l’importanza della conquista della Luna, molti hanno asserito che questa scoperta fosse quantomeno artefatta, un vero capolavoro cinematografico di Stanley Kubrick.
Come ogni teoria complottista che si rispetti, questa non è mai univoca, ma bisogna districarsi in una giungla di teorie talvolta in contrasto l’una con l’altra. Qui cercheremo di rispondere alle obiezioni più comuni mosse in questi cinquant’anni.
Le stelle mancanti
Un punto molto discusso riguarda l’assenza di stelle nelle fotografie del panorama lunare. Perchè non si vedono le stelle nelle foto dell’allunaggio? La mancanza di atmosfera nel nostro satellite dovrebbe favorire la visione di un cielo stellato da paura. E invece perchè non si vedono? Hanno avuto tagli dell’ultimo minuto sul set?
In realtà le stelle ci sono, ma non si vedono. La superficie della Luna dove è stato effettuato l’allunaggio era illuminata dalla luce del Sole, per cui le fotocamere degli astronauti non potevano osservare le stelle senza particolari accorgimenti.
Infatti queste erano pensate per riprese diurne, con strumenti adibiti alla cattura dei dettagli della superficie lunare.
In più il dettaglio delle stelle assenti è presente in tutte le foto scattate da astronauti in presenza di luce solare, non soltanto in quelle dell’allunaggio. Già è complicato falsificare le migliaia di foto delle missioni Apollo, figurarsi quelle di tutte le agenzie spaziali di tutti i paesi!
La bandiera sventola?
In alcune riprese e video degli allunaggi, l’iconica bandiera degli Stati Uniti piantata da Armstrong e Aldrin sembra sventolare, come soggetta al vento. Ma come è possibile tutto ciò, se sulla Luna non c’è atmosfera? In assenza d’aria qualcuno si aspetta che la bandiera debba essere afflosciata e non tesa e stropicciata come se fosse soggetta a raffiche di vento. Kubrick ha lasciato aperta una porta del set e non se n’è accorto? La risposta sta nel fatto che la bandiera non sventola, ma oscilla! Innanzitutto bisogna dire che questa era dotata di un’asta telescopica per renderla tesa e questo è ben visibile dalle foto. Poiché gli astronauti hanno trovato dei problemi a estenderla, questa rimane stropicciata. Il modo in cui oscilla prima di assestarsi è perfettamente compatibile con una assenza di atmosfera. Nel 2008 la trasmissione statunitense MythBusters ha realizzato una fedele ricostruzione della bandiera e ha visto come oscilla la bandiera in presenza e in assenza di aria. I risultati sono perfettamente compatibili con i video delle stazioni Apollo. I successivi movimenti del drappo in presenza di astronauti che passano vicino possono essere attribuiti a fenomeni elettrostatici, molto più evidenti in assenza di aria.
Le ombre si addensano
Alcuni sostenitori della teoria del complotto hanno notato che nelle foto scattate negli allunaggi le ombre non risultano parallele. Questo sembrerebbe contrastare con il fatto che il Sole, l’unica sorgente di luce presente, si trovi ad una enorme distanza dalla Luna, e quindi ci aspettiamo che i suoi raggi arrivino paralleli e che producano, di conseguenza, ombre parallele. La ragione per cui non lo sono, secondo i complottisti, sarebbe la presenza di più fonti luminose, come i fari di un set televisivo.
Innanzitutto bisogna dire che la presenza di più sorgenti luminose è da escludere in quanto, più sorgenti luminose generano più ombre, come si può vedere nella nostra esperienza di tutti i giorni, mentre dalle foto delle missioni Apollo si vede sempre una sola ombra per ogni oggetto illuminato.
In realtà ci sono due effetti che possono spiegare le ombre non parallele: la prima è la prospettiva: quando vediamo le ombre proiettate da un oggetto molto distante, le ombre sembreranno più o meno convergenti, anche se risultano parallele viste dall’alto. La seconda è l’irregolarità del terreno: un terreno irregolare non produrrà mai ombre parallele, ma altererà la loro direzione.
La tecnologia obsoleta
In molti sostengono che nel 1969 non avremmo mai potuto raggiungere la Luna perchè la tecnologia dell’epoca era troppo arretrata per compiere una simile impresa. Avevamo appena inventato la televisione, come potevano i computer dell’epoca permetterci una simile impresa? Secondo i complottisti, indovinate un po’, era una messa in scena. Il punto qui è che la tecnologia che usiamo oggi deriva in buona parte dallo corsa per lo Spazio. Basti pensare che per la prima volta schermi e tastiere vennero collegati ai computer per renderne più fruibile l’accesso, strumenti che usiamo ogni giorno. Certo, il confronto fra le risorse di calcolo appare impari: pensate che i computer a bordo della stazione Apollo avevano una memoria RAM di neanche 4 KB, quando un buon computer che usiamo oggigiorno riesce ad arrivare a 16 GB. Si utilizzavano processori ad 1 MHz, cioè circa 4000 volte più lenti di un buon PC attuale. Bisogna ricordare però che i computer a bordo avevano come funzione primaria la gestione della navigazione, niente grafiche o accessori vari. Inoltre, gran parte dei calcoli erano effettuati dal centro di calcolo di Houston. Insomma, questo risultato può essere stato raggiunto soltanto grazie ad una assidua collaborazione fra le menti più brillanti di quell’epoca e allo studio meticoloso di ogni particolare da parte della NASA, grazie anche ad un budget praticamente illimitato.
Le invalicabili fasce di Van Allen
Un altro aspetto su cui riflettere riguarda le cosiddette “fasce di Van Allen”, regioni che circondano il nostro pianeta e che sono caratterizzate dalla presenza di particelle cariche molto energetiche. Queste regioni dello spazio sono state certamente attraversate dagli astronauti per raggiungere la Luna. Secondo alcuni scettici, ciò è impossibile: l’interazione con queste particelle per tempi brevissimi sarebbe letale. Ma siamo sicuri di queste affermazioni?
Le fasce di Van Allen si presentano in forma toroidale (come una ciambella) e variano a seconda di vari fattori, fra cui l’attività solare. Il flusso di particelle cariche, principalmente protoni ed elettroni, può raggiungere energie molto elevate nelle regioni in cui il campo magnetico terrestre è più intenso. Le fasce di Van Allen erano già note ai tempi degli allunaggi, scoperte da Van Allen e dalla sonda Explorer.
Le particelle cariche sono effettivamente dannose per l’essere umano: una esposizione prolungata può causare danni alla salute. In realtà, tutte le questioni relative al passaggio di esseri umani attraverso le fasce di Van Allen vennero prese in considerazione ed analizzate e risolte prima di tentare una missione con umani a bordo. La missione Apollo 6 nel 1968 ha mandato una navicella senza astronauti per calcolare la radiazione a cui questi sarebbero stati esposti: ne risultò poco più che qualche radiografia. Sempre nello stesso anno una sonda sovietica mandò delle tartarughe in orbita, le quali tornarono sane e salve a casa. I primi astronauti che attraversarono questa regione dello spazio furono quelli della missione Apollo 8 nel 1968 e sono attualmente vivi e vegeti, quindi possiamo affermare che queste fasce non siano mortali, dato che anche ai giorni nostri la Stazione Spaziale Internazionale le attraversa periodicamente.
Questo articolo non avrebbe avuto vita senza l’ispirazione datami da Lorenzo Pizzuti in:
“Allunaggio: Guida Scientifica Anti-complotto” di Lorenzo Pizzuti (Osservatorio autonomo Valle d’Aosta) e Matteo Benedetto (Melody On Time).
Sono un dottorando in fisica delle astroparticelle presso il Gran Sasso Science Institute. Spesso con la testa fra le nuvole, affascinato dai misteri dell’universo, ho sviluppato un interesse verso gli aspetti più umani della nostra esistenza. Credo che la divulgazione debba essere un momento educativo in cui ci si diverta imparando
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