La mandragora nella tradizione popolare
3 min readLa Mandragora officinarum è una pianta velenosa appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Fin dai tempi antichi, questa pianta era conosciuta per le virtù magiche, curative ed afrodisiache che le venivano attribuite e a causa delle quali, in epoca medievale, veniva considerata di natura demoniaca.
Ancora oggi la mandragora è piuttosto temuta, in quanto ricca di principi attivi tossici appartenenti alla classe degli alcaloidi tropanici, comuni ad altre specie affini come la belladonna e lo stramonio. Non è infrequente che i raccoglitori inesperti la scambino con specie mangerecce come la borragine e la utilizzino in torte di verdura e minestre, intossicandosi anche mortalmente.
Nel folklore popolare
Nel folklore popolare rappresenta un simbolo esoterico, legato alla figura delle streghe, motivo per cui era considerata la pianta magica per eccellenza. Attorno alla mandragora orbitano numerose leggende, legate alla sua tossicità ed alla forma antropomorfa delle radici. Secondo la tradizione popolare, la mandragora nasceva a causa dell’impiccagione di un innocente, a seguito della caduta di alcune gocce di liquidi corporei sul terreno.
Inoltre, si riteneva pericoloso estrarre la radice senza adeguate protezioni uditive. Si pensava, infatti, che fosse in grado di emettere un pianto capace di rendere folle o persino uccidere chiunque lo udisse. Per questo motivo esistevano dei veri e propri protocolli da seguire scrupolosamente qualora si volesse procedere alla raccolta di questo organo sotterraneo. Comunemente, ci si turava le orecchie con tappi di cera e si legava la pianta alla coda di un cane che, saltando, dissotterrava la radice.
Tra le dicerie più curiose, vi era quella secondo cui la radice di mandragora fosse in grado di aprire qualsiasi serratura, motivo per cui ai carcerati non era permesso possederne una; era anche comune l’usanza di riporla nottetempo in un recipiente assieme a delle monete d’oro, con la speranza di duplicarne il valore.
Esisteva anche la convinzione che, qualora la radice non venisse estirpata entro il settimo anno di vita, da essa si sarebbe originato un embrione umano. Dopo l’estrazione, dovevano essere messi in pratica dei precisi rituali per nutrirla e custodirla, in modo che potesse tramandarsi di generazione in generazione. Tradizionalmente, infatti, alla morte del proprietario, l’ultimogenito aveva il privilegio di ereditare questa preziosa radice.
Altra leggenda è quella legata all’homunculus, una creatura di forma antropomorfa fabbricata artificialmente e di cui alcune rappresentazioni sono state trovate persino a Costantinopoli. Dopo la raccolta della radice di mandragora, la sua forma umanoide veniva accentuata con delle lavorazioni e riproducendo barba e capelli innestandovi germogli di orzo. A seguito di ciò, l’omuncolo doveva essere accudito come un vero e proprio essere senziente per avere in cambio protezione, fortuna, salute e ricchezza.
La mandragora in letteratura, musica e film
Nonostante il progresso scientifico e culturale abbia gradualmente sfatato le leggende su questa pianta, il fascino “fantasy” legato alla mandragora non si è esaurito ed ha continuato ad ispirare scrittori, registi e musicisti. Di questa pianta si parla in testi antichi del calibro della Genesi, dell’Odissea e vi è addirittura un’omonima opera di Machiavelli.
Per portare esempi più recenti, la mandragora è presente anche nelle celebre saga di Harry Potter. Nel libro “Harry Potter e la Camera dei Segreti”, infatti, è un ingrediente della pozione per curare la paralisi delle vittime del basilisco. Il pianto della mandragora, inoltre, viene rappresentato in un’iconica scena in cui, durante una lezione di Erbologia, Neville Paciock sviene udendo l’urlo di un giovanissimo esemplare.
Anche ne “Il Labirinto del Fauno” di Guillermo del Toro si parla della mandragora, utilizzata nel film per propiziare un parto sereno. Questo fatto è abbastanza curioso, in quanto in medicina popolare si sfruttava la tossicità di questa pianta per effettuare interruzioni volontarie di gravidanza.
La mandragora ha talvolta ispirato anche le composizioni di alcuni musicisti, come il gruppo heavy metal britannico, Iron Maiden, che nel 1988 ha inciso la canzone Moonchild, la quale cita nel testo del ritornello il celebre urlo della mandragola (“Moonchild, hear the mandrake scream […]”).
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Mi chiamo Giulia Cinque e sono laureata in Scienze Erboristiche e in Scienze della Nutrizione Umana presso l’Università di Pisa. Sono da sempre appassionata di natura e di scienza ed ho un buon numero di interessi come la letteratura, la cucina, la musica, le serie TV, i videogiochi platform ed il calcio. Sono affamata di conoscenza e sempre alla ricerca di nuovi stimoli.