L’ombra del gigante
5 min readE’ stato stimato un valore totale dei titoli finanziari pari a 700.000 miliardi di dollari, di cui 550.000 miliardi provenienti da strumenti altamente speculativi: i derivati. Nel lungo periodo l’inflazione si è sgonfiata a livello globale e i costi di produzione tendono ad appiattirsi. La montagna di derivati già tende ad incrementare l’entità delle oscillazioni. Il ricorso all’ intelligenza artificiale, tramite High Frequency Trading amplifica tale andamento altalenante. La finanza si comporta come un gigante e proietta un’ ombra crescente sull’economia reale. Secondo stime accreditate, il suo volume ammonta a ben 9 volte il valore prodotto interno lordo annuale di tutto il pianeta.
High Frequency Trading: quando l’ A.I. fa la parte del leone
La velocità degli ordini in Borsa si avvicina sempre di più a zero, alla velocità della luce. Dopo i cavi di fibre ottiche a grande potenza e le microonde, la tecnologia a raggi laser promette di avvicinare tale traguardo.
Gli investitori che si avvalgono del cosiddetto High Frequency Trading (d’ora in poi H.F.T.), riescono a “bombardare” i mercati quotidianamente con massicci programmi computerizzati di compravendite su titoli azionari ed obbligazionari, futures, derivati, ma anche quotazioni delle materie prime, riuscendo ad interferire fino a metà del totale delle transazioni nel solo mercato azionario. Un “nanosecondo” — può davvero fare la differenza tra grandi istituzioni finanziarie (con un comportamento sui mercati già audace perché “troppo grandi per fallire”) che si avvalgono della HFT e tutti gli altri investitori. Arrivare in anticipo vuol dire sfruttare per primi la conoscenza di notizie che guideranno le quotazioni.
Come il gigante muove i suoi passi.
Da più di due anni l’ E.S.M.A. (Autorità Europea di Vigilanza sui Mercati e Titoli) sottolinea l’esigenza di una regolamentazione a livello europeo. Il fenomeno dell’High Frequency Trading ha un’influenza ormai crescente sul volumi degli scambi di titoli finanziari anche sui mercati europei.
In precedenza ho discusso circa la necessità di arbitrare un’arena globalizzata sempre più vasta. In questo articolo mi sono occupato in particolare della descrizione della cornice giuridica di demarcazione tra settore pubblico e settore privato.
A livello internazionale esistono centinaia di produttori di standard globali in ambito finanziario. Essi, pur non avendo natura vincolante sono seguiti nella prassi in tutti gli Stati, e da da operatori privati come le banche.
Le norme globali sono sostanzialmente vincolanti perché anche laddove non lo siano formalmente sono seguite in ogni caso.
Come ha potuto il peso della finanza diventare tale? Appare preponderante il concorso di tre cause principali.
Capacità di contenimento dell’inflazione. Sono sempre più lontani i tempi in cui in Germania, durante la Repubblica di Weimar, venivano persino bruciate le banconote, ai tempi di un’inflazione molto più che galoppante. Le grandi potenze mondiali si preoccuparono in seguito di implementare accordi finanziari tali da scongiurare derive inflazionistiche simili. Gli accordi di Bretton-Woods, stipulati in seguito alle trattative tenutesi nel luglio 1944 nel New Hampshire furono il primo esempio, nella storia umana, di un ordine monetario interamente negoziato, destinato a governare i rapporti monetari di stati nazionali indipendenti.
Peso del fattore lavoro sul reddito globale. I redditi da lavoro della maggior parte dei salariati spesso non crescevano in misura proporzionale alla sempre più elevata produttività del lavoro. Eppure nelle public companies le retribuzioni dei top managers sono più che decuplicate, mentre le paghe di operai e impiegati sono rimaste pressoché invariate, nel periodo osservato. Molti di loro hanno potuto beneficiare di “golden parachutes” (letteralmente “paracaduti d’oro”): più precisamente di buonuscite milionarie, in concomitanza di chiusure di grandi aziende con licenziamenti di massa.
Se siete interessati al contributo dell’intelligenza artificiale agli sviluppi del mondo del lavoro post covid-19 vi invito a leggere questo articolo, nonchè gli altri articoli della nostra sezione dedicata all’ A.I.
Costi marginali tendenti allo zero. Grazie al miglioramento dei processi produttivi, nei settore agricolo ed industriale, si è potuto offrire sul mercato prodotti a prezzi sempre più competitivi, e di conseguenza il valore aggiunto si è complessivamente ridotto. Supponiamo che in ambito distributivo o commerciale, o comunque a livello di settore terziario non si verifichino maggiori ricarichi al valore di merci e/o servizi scambiati sul mercato. Ne conseguirebbe un minor reddito globale nominale complessivo, al netto della variazione del valore delle materie prime impiegate.
Un macigno: il debito sovrano
Con un prodotto interno lordo in calo, il debito pubblico potrebbe far sentire il suo peso come un macigno in molti Stati sovrani. E’ inevitabile che tutto questo si traduca in una minore consistenza di spesa pubblica (in una spesa più “magra” o in un minor ventaglio di servizi di pubblico interesse offerti). Questo già avviene nel nostro Paese ed in particolar modo dagli anni Ottanta a questa parte.
Il concorso della spesa privata per garantire beni e servizi di interesse pubblico porta normalmente con sé un fine utilitaristico, fatti salvi i canali della filantropia e del crowdfunding.
Può capitare che le occasioni per donazioni e raccolte fondi vengano colte come fossero “concorsi di bellezza”..Così Louis Michael (ex Commissario Europeo degli aiuti umanitari) degli ha chiamato i fiumi di denaro raccolti in seguito allo tsunami che si è abbattuto sull’Asia Meridionale il 26 dicembre 2004 colpendo Sumatra.
Nella filantropia Bill Gates è pioniere. Dopo le fortune ricavate da Microsoft, l’impero da lui fondato, ha optato per una virata verso la politica di Obama, schierandosi a favore delle tasse sui ricchi. Ribattezzato “zar della sanità mondiale” su alcune pagine web, ha sostenuto la spesa per medicinali e diagnostici salvando migliaia di vite umane. Un suo motto è “se vuoi vincere le Olimpiadi non selezioni per la tua squadra nazionale i figli dei vecchi campioni olimpionici”
L’economia della condivisione è in tutte le sue molteplici incarnazioni una creatura ibrida in parte economia di mercato e in parte economia sociale. Se siete interessati a conoscere le numerose storie di successo di capitalismo collaborativo vi invito a leggere i due saggi di Jeremy Rifkin indicati nella sezione “per saperne di più”.
Gli entusiasti del crowdfunding sottolineano come il cuore dal fenomeno non sia il denaro ma l’intimo piacere di aiutare attivamente altre persone a realizzare i loro progetti ed aspettative: sapere che il proprio piccolo contributo a uno grande valore può essere davvero gratificante. Davvero tutti questi entusiasti credono che “l’altruismo – sana e d’aiuto per gli altri – sia un’altra forma di egoismo”?
PER SAPERNE DI PIÙ
- Federico Rampini, Rete padrona. Amazon. Apple, Google & co. Il volto oscuro della rivoluzione digitale, Milano, Feltrinelli, 2014
- Federico Rampini, Banche: possiamo ancora fidarci?, Collana Strade blu, Milano, Mondadori, 2016,
- Jeremy Rifkin, La società a costo marginale zero. L’Internet delle cose, l’ascesa del Commons Collaborativo e l’eclissi del capitalismo, Milano, Mondadori, 2014.
- Jeremy Rfkin, La terza rivoluzione industriale. Come il “potere laterale” sta trasformando l’energia, l’economia e il mondo, Milano, Mondadori, 2011.
Laureato in economia, mi appassiona l’evoluzione della governance globale, che oggi deve fronteggiare problemi globali. Credo che grazie al metodo scientifico sia possibile cogliere quanto sono meravigliosi il mondo ed il cosmo.
Dopotutto miracolo significa “cosa meravigliosa”.