Anche le principesse piangono: lati oscuri di un impero
5 min readGinevra, 1898: la notizia della morte dell’imperatrice Sissi sconvolge tutto il mondo conosciuto ma soprattutto i suoi devoti sudditi e il marito, l’imperatore Francesco Giuseppe, che si trova a dover affrontare l’ennesima tragedia della sua vita.
Tuttavia, se torniamo alle origini, vediamo come Elisabetta non sia stata affatto artefice del proprio destino. Per lei, amante della natura e di indole ribelle, essere scelta al posto della sorella maggiore Elena proprio dal cugino Francesco Giuseppe fu difficile da accettare: dello stesso avviso era anche la madre del futuro imperatore, la quale avrebbe preferito che la scelta del figlio fosse ricaduta su Elena. Ma si sa, al cuore non si comanda, e tutti dovettero convivere con l’irremovibile decisione di Francesco Giuseppe, invaghitosi sin dal primo istante della sedicenne Elisabetta, dotata di immensa bellezza. Questo sentimento perdurò ogni giorno nella vita a corte di Elisabetta: nonostante provasse del sincero affetto per il marito, la rigidità a cui era sottoposta e l’obbligo di seguire il “cerimoniale spagnolo”, ancora in vigore ai tempi, fu per lei l’inizio di una serie di turbamenti psichici che avrebbero avuto effetti negativi sia sul suo fisico che sul suo carattere.
In questo senso, uno degli eventi scatenanti del suo malessere fu la morte prematura della primogenita Sofia (la piccola aveva solo due anni) a causa di una febbre molto alta: ma perché possiamo considerare questa triste circostanza come prima avvisaglia di quello che sarebbe venuto dopo? Ebbene, vediamo che Sissi aveva insistito fortemente affinché Sofia e Gisella -secondogenita della coppia- accompagnassero i genitori in un viaggio di Stato in Ungheria, e per tale motivo si diede la colpa della perdita della figlia, iniziando a chiudersi in sé stessa, rinunciando a mangiare e al suo ruolo di madre.
Nel 1858, Elisabetta diede alla luce il terzogenito -nonché principe ereditario- Rodolfo e il parto avvenne non senza difficoltà: infatti, la salute dell’imperatrice era ormai cagionevole. Ma uno degli anni peggiori per lei fu il 1859, quando Francesco Giuseppe decise di scendere in guerra e comandare personalmente l’esercito a seguito della sconfitta nella battaglia di Magenta. Lo stato di angoscia di Sissi fu talmente elevato da farla cadere in un profondo stato di disperazione: iniziò col piangere tutti i giorni e, conseguentemente al rifiuto dell’imperatore di raggiungerla in Italia, costrinse il suo corpo a sfiancanti cure dimagranti (per questa ragione si sottoponeva ad estenuanti sedute quotidiane di ginnastica in una delle palestre che aveva fatto appositamente allestire) e ad infinite cavalcate e passeggiate. Proprio a causa di queste ultime, ma anche a causa di una concatenazione di eventi che portarono ulteriore irrequietezza nell’animo dell’imperatrice -tra cui una crisi coniugale- unite a numerose crisi nervose, l’anno successivo Sissi ebbe un tracollo: si trasferì quindi a Madeira su consiglio del medico di corte, secondo il quale il soggiorno in un luogo caldo avrebbe potuto contribuire a curarla -anche se fu la stessa imperatrice a scegliere il luogo, forse per allontanarsi il più possibile da Vienna-. Non ci sono notizie certe sulla reale natura della malattia che colpì Elisabetta, ma la storica Brigitte Hamann suggerì che ella avesse una forma di anoressia nervosa, i cui sintomi corrispondevano agli effettivi disturbi della donna. Ciò spiega anche il fatto che non appena si allontanava dalla corte viennese e dall’imperatore sembrava stare subito meglio.
La tragedia che può essere considerata come la goccia che fece traboccare il vaso, tuttavia, avvenne nel 1889 nei ben noti fatti di Mayerling: in questa circostanza, infatti, il principe ereditario Rodolfo decise di togliersi la vita insieme all’amante Maria Vetsera. Ciò rappresentò per Elisabetta un dolore talmente immenso da spingerla ad indossare abiti neri per il resto della sua vita e a rinunciare ad una delle sue maggiori passioni, la poesia; inoltre, smise del tutto di celebrare le festività natalizie, da sempre le sue preferite. In seguito, viaggiò per tutta Europa e la sua ultima apparizione ufficiale risale al 1896, anno in cui si celebrò il millenario della fondazione dell’Ungheria (da ricordare che, prima dei fatti di Mayerling, Elisabetta e Francesco Giuseppe vennero incoronati sovrani di questo Paese).
Tornando al 1898, anno della morte di Sissi, è importante sottolineare come essa avvenne in circostanze che fanno pensare ad un attentato: la donna si stava infatti recando in incognito a prendere il battello per Montreux insieme alla contessa Irma Sztáray. Era difficilmente riconoscibile a causa della veletta nera che le copriva il viso ma ciò non impedì al suo attentatore, l’anarchico Luigi Lucheni, di pugnalarla al petto. L’imperatrice riuscì comunque a raggiungere il battello, svenendo nelle braccia della contessa: spirò nella sua camera d’albergo senza mai riprendere conoscenza all’età di 60 anni e venne sepolta, contro la sua volontà, nella cripta imperiale a Vienna. Appresa la notizia della morte della moglie, si dice che Francesco Giuseppe abbia pronunciato le seguenti parole: “Nulla mi è stato risparmiato su questa terra!”, come ad indicare il culmine di tutto quel susseguirsi di tragedie a cui era andato incontro.
Sissi fu amata da molti e odiata da altrettanti, e se tutti rimasero sconvolti dall’assassinio, forse si può dire che l’unica a cui aggradò essere uccisa fu proprio la stessa Sissi, da tempo vittima dei suoi stessi demoni.
Sono Sara, studentessa di lingue e culture per il commercio internazionale presso l’Università di Verona. Amo scoprire nuove culture e tradizioni attraverso il viaggio, grazie al quale mi sono appassionata alle lingue straniere, ed in particolar modo all’inglese e allo spagnolo. Tra le mie passioni figurano la danza e il canto, due discipline che mi accompagnano sin da piccola e attraverso le quali riesco ad esprimere me stessa, così come la lettura di libri, trascorrere il tempo ascoltando musica e guardare film e serie TV. Uso inoltre la scrittura (creativa e non) come valvola di sfogo per fuggire dalla realtà quando mi ci sento intrappolata. Se mi chiedessero cosa è per me la comunicazione al giorno d’oggi potrei tranquillamente dire che è uno dei vettori su cui si basa la società moderna, ed è perciò di fondamentale importanza veicolarla correttamente