L’archeo-poetica di Heaney e la ciclicità della violenza
6 min readNel corso dei secoli, diversi ritrovamenti archeologici sono stati rinvenuti nelle torbiere del Nord Europa, in particolare in Irlanda. Le ampie e distese pianure dell’Europa Settentrionale, infatti, sono ricche di questi ambienti paludosi da cui viene ricavata la torba, un materiale organico formatosi dall’accumulazione di organismi vegetali e animali e utilizzato come combustibile fossile, specialmente nell’Ottocento e Novecento come alternativa economica al carbone. Fu proprio durante l’estrazione della torba che diversi resti umani, animali e, addirittura, alimentari vennero dissotterrati in sorprendenti condizioni di conservazione.
Il freddo, la mancanza di ossigeno e l’acidità dell’acqua delle torbiere hanno in un certo modo bloccato il naturale processo di decomposizione favorendo la preservazione di questi reperti, i quali a distanza di millenni (i più antichi risalgono all’Età del Ferro) presentano ancora i lineamenti del viso, i capelli e perfino le impronte digitali. Tra i ritrovamenti più celebri ci sono l’uomo di Tollund e l’uomo di Grauballe.
Nella seconda metà del Novecento ci fu un artista che seppe mescolare archeologia e poesia dando ai corpi ritrovati nella torba un’interpretazione unica e in linea con la contemporaneità dell’epoca: Seamus Heaney. Heaney viene tutt’ora definito come uno dei più rinomati poeti del Novecento irlandese tanto da vincere il premio Nobel per la Letteratura nel 1995 per le sue opere di “bellezza lirica e profondità etica, che esaltano i miracoli quotidiani e la vita passata”.
Nato nel 1939 nell’Irlanda del Nord, Heaney si fece presto uno dei principali portavoce intellettuali del conflitto nordirlandese tra gli Unionisti protestanti e i Nazionalisti cattolici – anche conosciuto come The Troubles. La prima fazione sosteneva che l’Irlanda del Nord dovesse rimanere sotto il controllo del Regno Unito, mentre la seconda appoggiava la totale indipendenza della nazione dalla Corona e l’annessione alla già indipendente Repubblica d’Irlanda. Tale divergenza di opinioni portò ad una vera e propria guerra civile che scosse l’armonia irlandese per quasi trent’anni, dai primi anni ‘70 fino alla fine degli anni ‘90. In poco tempo si passò da una travagliata discussione politica ad una cruenta lotta armata tra le due fazioni in contrasto, e l’Irlanda del Nord si ritrovò immersa in un’atmosfera di violenza e disordini quotidiani. A dare inizio agli scontri sanguinolenti e alla violenza settaria fu il drammatico evento del 30 gennaio 1972, conosciuto come Bloody Sunday, durante il quale un gruppo di paracadutisti dell’esercito britannico sparò su una folla di manifestanti in marcia nella città di Derry, uccidendo 14 civili cattolici e ferendone 26. Da quel momento in poi, l’Irlanda del Nord piombò in periodo di terrore e odio.
Ma qual è il legame tra Heaney e i Troubles? E soprattutto, qual è il nesso tra il conflitto nordirlandese e i ritrovamenti archeologici nella torba? Tra il 1969 e il 1975, Heaney dedicò buona parte del suo impegno poetico ad una serie di poesie interamente dedicate ai corpi ritrovati nelle torbiere, il quale prende appunto il nome di Bog poems (poesie della torba); un insieme di componimenti che racchiudono il carattere duale delle torbiere come luoghi legati tanto al paesaggio naturale quanto al mistero e al mito, una dicotomia che sintetizza non solo la poetica di Heaney ma l’intera tradizione culturale irlandese ereditata da W.B. Yeats, il più grande poeta del paese, che fonde realtà e mito in un armonico equilibrio. Le poesie più rappresentative di questo tema sono The Tollund Man, Bogland e Punishment.
Il fatto che dalla torba riaffiorino dei corpi mummificati conferisce a questi luoghi un’aura spettrale, e tali corpi vengono percepiti come dei veri e propri spettri che, una volta riesumati, finiscono per perseguitare la società contemporanea. La funzione della torba è quella di conservare la Storia attraverso i suoi strati e lo stesso Heaney la definisce come “una sorta di terreno Junghiano” proprio per il suo ruolo di contenitore della memoria storica così come l’inconscio collettivo è, per Jung, una dimensione universale dove l’intera memoria dell’umanità viene immagazzinata per poi riaffiorare nella superficie della coscienza attraverso gli archetipi.
Tale funzione di conservazione storica implica che la Storia sia soggetta ad una costante ripetizione di sé stessa o, per dirla in termini nietzschiani, ad un eterno ritorno. E a tal proposito, i corpi che riaffiorano dalla torba sono la metafora di un eterno ritorno della violenza perpetrata da uomo a uomo, in quanto i corpi delle torbiere sono vittime sacrificali così come le vittime dei Troubles sono, secondo Heaney, dei martiri. Gli studi condotti sulle mummie delle torbiere, infatti, hanno scoperto che le modalità del loro decesso sono state spesso cruente e dettate da motivazioni sacrificali in onore delle divinità del passato, il che creerebbe, secondo la poetica di Heaney, un’analogia con le vittime dei Troubles sacrificate in onore dell’Irlanda, vista come una divinità materna.
Nonostante l’immenso abisso temporale che separa l’Età del Ferro dagli anni ’70 del Novecento, la violenza umana è destinata, secondo il poeta irlandese, a ripetersi costantemente nella ciclicità del tempo. La torba, dunque, non conserva solo la Storia nella sua forma tangibile, ma anche una serie di azioni, convinzioni ed ideologie che attraversano i secoli per poi riemergere nella contemporaneità senza subire drastici cambiamenti dal loro stato originario. Di conseguenza, quel che si evince è che la violenza umana risulta futile indipendentemente dall’epoca e dal luogo in cui essa viene attuata.
La funzione metaforica dei corpi nella torba espressa nei Bog poems riflette in un certo senso il concetto di hauntolgy coniato dal filosofo francese Jacques Derrida dall’unione di to haunt (infestare) e ontology (ontologia), il quale affermava che “un fantasma non muore mai, ma torna e ritorna costantemente” con riferimento alle ideologie politiche, il che si applica perfettamente anche alla violenza ciclica espressa da Heaney. L’hauntology sostiene, in poche parole, che per quanto la Storia possa essere, in certi momenti, dimenticata, sarà sempre destinata a ritornare a galla infestando il presente ed influenzando il futuro come uno spettro. Heaney vede nella torba che rigetta le vittime di antichi sacrifici la metafora di un’Irlanda che per anni ha tentato di celare le divergenze sociali sotto il velo di una società pacifica e civile fino all’inevitabile fuoriuscita di tali contrasti e alla conseguente violenza dei Troubles.
Attraverso una scrittura asciutta e diretta e l’uso di immagini poetiche tanto spietate quanto evocative, Seamus Heaney unisce due mondi apparentemente distanti come l’archeologia e la poesia per mezzo di quel misticismo tipico della tradizione irlandese, dotando le reliquie pagane nelle torbiere della capacità metaforica di unire passato e presente entro i confini di un’unica e ciclica dimensione temporale. E come afferma Foley analizzando il significato intrinseco della sua poetica, il ruolo fondamentale della poesia è quello di riesumare “i precedenti storici o addirittura archetipici della violenza politica, così come gli impulsi psicologici di fondo di coloro che la attuano” che potrebbe aiutare a comprendere la violenza e possibilmente a controllarla e, ipoteticamente, a risolverla.
Per approfondire:
Hickey, Ian, ‘The Haunted Bog and the Poetry of Seamus Heaney.’, 2018
A. Foley, ‘Befitting Emblems of Adversity’: The Bog Poems of Seamus Heaney’, 1998
C. Cuccurullo,'”The Troubles ”: una profonda ferita nella storia del Nord Irlanda che rischia di riaprirsi’ https://www.opiniojuris.it/the-troubles/
Sono laureata in Lingue e Letterature Straniere a Venezia, città da cui ho imparato l’attenzione ai dettagli nascosti dell’esistenza, nonché l’elogio della lentezza (come direbbe Kundera). Ho sempre visto la letteratura, l’arte, la musica e il cinema come i cardini fondamentali della mia vita, le cui correnti mi hanno reso la persona che sono oggi.