Dicembre 19, 2024

Arti e mestieri d’Italia: il gondoliere di Venezia

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Alla città lagunare per eccellenza, Venezia, si lega a doppio filo l'anima di un mestiere unico nel suo genere: il gondoliere

Nell’immaginario comune, il gondoliere veneziano vive come in un sogno, sfilando fra i canali a ritmo cadenzato, cullato dallo spostamento lieve delle acque, accompagnato da un confortante sottofondo di voci allegre, assuefatto alle infinite sfumature di cui si colora l’aria ad ogni minuto del giorno.

I gondolieri possono vantare una professione davvero poco ripetibile e di grande pregio sociale ed economico. La loro figura è così indissolubilmente legata alla realtà veneziana da costituire un collante fra il passato e il presente, proprio in un momento delicato come quello odierno in cui l’Isola sembra perdere i suoi figli e le sue figlie per ospitare, sempre più, una popolazione di passaggio.

Allora, è bello pensare che, nonostante i mutamenti del tempo, Venezia non perda i suoi gondolieri e che questi ultimi restino fedelmente al suo servizio.

Il mestiere

Sparsi per l’Isola, si trovano ben dieci stazioni di gondole, detti ‘stazi’, che costituiscono i punti di partenza e di approdo dei 436 gondolieri attualmente operativi, a cui si affianca un numero consistente di ‘sostituti’, poco meno di 200, disponibili a rimpiazzare i titolari in caso di malattia o giorni di ferie.

Ogni stazione consta di un certo numero di gondolieri rapportato all’attrattiva della collocazione. Per questa ragione, il più alto numero di mezzi e conducenti si concentra nelle aree più popolose del centro, fra lo stazio “Carbòn” ai piedi del Ponte Rialto, il “Molo” nei pressi della chiesa di San Marco e “San Beneto” sito nel bacino Orseolo.

L’assetto degli stazi resta quindi assoggettato alle esigenze contingenti, come dimostra il fatto che l’impiego crescente di barche a motore e di taxi hanno oggigiorno ridimensionato la mole di lavoro richiesta ai gondolieri presso la stazione dei treni della città da cui i visitatori, fino a non molto tempo fa, venivano piacevolmente traghettati fino ai loro alloggi.

Gli stazi presentano un’organizzazione di tipo gerarchico. Ognuno ha i suoi referenti, chiamati bancàli, che rappresentano mediamente dieci gondolieri e vengono eletti ogni due anni. Essi, a loro volta, godono di un rappresentante di categoria, il presidente dei bancàli, che comunica con l’amministrazione comunale e trasmette eventuali problematiche e richieste collettive o individuali.

Una particolarità è che ogni stazio adotta proprie regole, le mariègole, sulla base delle quali si organizza il lavoro del gruppo e vi si impongono specifiche limitazioni, fra cui le zone di competenza e i turni di lavoro.

Nel primo caso, ogni gondoliere deve attenersi ad un itinerario preciso, assicurandosi di non invadere aree di lavoro altrui e di impiegare il proprio punto di attracco per prendere e lasciare i passeggeri. Certamente, esistono margini di flessibilità e qualora, ad esempio, fosse richiesto al gondoliere un servizio di trasporto fuori dalla sua area di competenza basterebbe avvisare per tempo il bancàle dell’area interessata senza incorrere in violazioni.

Nel secondo caso, ogni stazio impone ai gondolieri dei turni di lavoro proporzionati alla domanda del servizio. Mediamente, un gondoliere può alternare quattro giorni di lavoro a due giorni di riposo durante il periodo estivo, e tre giorni di lavoro a tre giorni di riposo nel periodo invernale, quando la domanda decresce leggermente.

Non è quindi necessario che un singolo gondoliere lavori tutti i giorni della settimana; eppure, va tenuto in conto che la mole di lavoro giornaliera è assai consistente. Un gondoliere lavora dalle dodici alle quattordici ore continuative, specialmente durante i “settanta giorni del gelato” con cui si intende tradizionalmente il periodo più caotico dell’anno che si estende dalla festa del Redentore (la terza domenica di luglio) alla celebrazione della Regata Storica (la prima domenica di settembre).

Non si dimentichi poi che un’ulteriore mariègola rigorosamente rispettata riguarda il codice d’abbigliamento, consistente in una maglietta a strisce bianca e rossa o bianca e blu, un pantalone nero e un cappello di paglia facoltativo, che, identificando i gondolieri in maniera tanto peculiare, è asceso a simbolo iconico della professione.

In generale, coloro che trasgrediscono le regole di condotta vengono sottoposti ad una commissione disciplinare che può imporre loro una multa o un fermo. Fortunatamente, pochi sono stati i casi di sospensione permanente dell’esercizio ma bisogna prestare molta attenzione perché, oggi più che in passato, esistono controlli ferrei basati, fra gli altri, su esami tossicologici a cadenza biennale.

Un’ultima curiosità del mestiere consiste nel fatto che ogni titolare acquista personalmente la propria gondola e la utilizza in tutto l’arco della sua carriera. Il prezzo di questa si aggira fra i 45.000 e i 50.000 euro ed ha un ciclo di vita di circa 35 anni prima di dover essere restaurata. Tuttavia, essa richiede un’accurata e costante manutenzione a carico del gondoliere il quale, fra l’altro, deve assicurarsi periodicamente che la gondola sia pulita nella sua parte inferiore e protetta dalla formazione di alghe ed altra vegetazione o, ancora, che essa sia interamente ritinteggiata ogni due anni.

Diventare gondolieri

I tempi in cui il mestiere del gondoliere era una prerogativa maschile non sono troppo lontani e la consuetudine voleva che il mestiere si trasmettesse dal padre al figlio maschio tramite il passaggio ereditario della licenza.

Il 2010 è l’anno che ha aperto la porta alle donne le quali possono oramai ottenere la licenza del padre, diventare ‘sostitute’ e ambire alla titolarità di gondoliere. Questa apertura non è un passo scontato per un mestiere, come questo, concepito al maschile fin dalle origini tanto che la richiesta della prima donna (una tedesca residente a Venezia) di accedere alla carica di ‘sostituta’ non fu accettata dopo tre rifiuti consecutivi.

Varie accuse di maschilismo hanno quindi convinto i membri della categoria ad accogliere colleghe di sesso femminile, seppur in misura ancora limitata: attualmente si contano due sole donne, entrambe figlie di gondolieri veneziani, a fronte di oltre quattrocento titolari.

Oggi il cammino per diventare gondoliere di Venezia passa per un concorso pubblico aperto a tutti. Esso si identifica con una prova pratica preliminare, la prima ‘prova del remo’, durante la quale l’aspirante è seduto a prua, assistito da un gondoliere esperto, per dimostrare le competenze di base – è infatti più semplice gestire la barca dalla prua piuttosto che dalla consueta posizione a poppa.

Al superamento di tale prova segue un periodo di formazione teorica di tre mesi che prevede l’apprendimento delle lingue straniere (inglese e spagnolo), della toponomastica e della storia dell’arte di Venezia presso una delle scuole locali (a cui si accede con non poche difficoltà).

Terminati i corsi e i dovuti esami, ha luogo la vera e propria ‘prova del remo’ durante la quale l’aspirante conduce autonomamente la barca (da poppa) sotto gli sguardi attenti e giudicanti di cinque abili gondolieri. Una volta ottenuto esito positivo, il candidato va finalmente incontro all’inserimento all’interno della graduatoria finale cominciando, però, la carriera da ‘sostituto’ prima di divenire vero e proprio titolare.

È bene sapere che avere origini veneziane non costituisce un prerequisito per tentare la strada del gondoliere. Chiunque può cimentarsi nell’apprendistato e nella sequenza di prove pratiche e teoriche previste, purché dotato di una conoscenza profonda del luogo, di competenze tecniche e, auspicabilmente, di una sentita passione. D’altro canto, è vero che i veneziani formano la stragrande maggioranza dei gondolieri, poiché, ancora oggi, molte giovani leve vengono introdotte al mestiere, preparate e ispirate dai padri e dai nonni gondolieri che li hanno preceduti.

La maestria si acquisisce col tempo e con l’esperienza: il periodo minimo di preparazione può aggirarsi intorno ai sei mesi ma si ritiene che due anni siano necessari per svolgere la professione con consolidata perizia. Come tutti i mestieri pratici, prima ci si approccia alla gondola prima si ottiene piena padronanza del mestiere.

Soprattutto, la pratica serve a fronteggiare il peggior nemico del gondoliere: il vento. Esso muove la barca in una direzione o in un’altra col rischio che il conducente perda la direzione della gondola e urti contro la banchina negli spazi ristretti dei canali. È per questo motivo che la principale competenza del gondoliere risiede nel saper leggere il vento sulla superficie dell’acqua e nell’anticiparne gli effetti.

Cenni storici

Se la nascita della gondola come mezzo di trasporto risale all’undicesimo secolo, analogamente, il mestiere del gondoliere ha origini assai longeve e si suole identificare la sua comparsa con una particolare forma di servizio offerta alle famiglie patrizie della Repubblica di Venezia. Il gondoliere de’ casàda, così veniva chiamato, era incaricato giorno e notte degli spostamenti del parón (padrone), di cui diveniva talvolta una sorte di confidente e custode di palazzo, operando su una gondola colorata riportante lo stemma della casata nobiliare.

Col progressivo mutamento e decadimento del patriziato veneziano, la figura del gondoliere de casàda ha perso sèguito e sono sopravvissute le sole figure del gondoliere de nòlo, addetto al trasferimento dei veneziani lungo i canali, verso la terraferma o verso le isole confinanti (specialmente a Murano, già pullulante di fabbriche del vetro), e del gondoliere de paràda dedito al curioso servizio di traghettamento da una sponda all’altra del canale.

Ciò che sorprende è che fino al 1970-‘80, il lavoro del gondoliere è stato ben lontano dagli standard retribuitivi odierni. Al contrario, si ritiene che i gondolieri vivessero in uno stato di povertà tale che, secondo un aneddoto, essi venivano derisi dagli altri veneziani e additati come mangiatori di “pane e oca” (essendo l’oca, in particolare la parte del collo, fra gli alimenti più poveri dell’epoca).

Sono gli ultimi cinquant’anni ad aver modificato radicalmente il volto del gondoliere grazie all’espansione del turismo. La figura del ‘gondoliere moderno’ è oramai quasi del tutto assorbita dai flussi turistici ed è fortemente ambita in quanto socialmente ed economicamente prestigiosa.

A ben guardare, possono essere distinte tre diverse tipologie di lavoro sulla base dei servizi offerti negli stazi.

Una parte dei gondolieri si dedica ai gruppi turistici offrendo loro tour organizzati e prenotati in anticipo. Le gondole, che possono trasportare fino a cinque persone ciascuna, conducono i visitatori simultaneamente lungo i canali principali, come il Canal Grande.

Altre stazioni lavorano invece con i passanti, famiglie o visitatori individuali, che vengono condotti attraverso canali minori, passando sotto ponticelli e lungo rive più strette.

La terza tipologia di servizio rievoca infine il gondoliere de paràda che si occupa del traghettamento dei passanti da una sponda all’altra del Canal Grande, spesso per facilitare lo spostamento degli stessi residenti in tre punti ben specifici: San Tomà, Santa Maria del Giglio e Santa Sofia.

La gondola viene inoltre impiegata per un’altra significativa ricorrenza. Storicamente, era consueto utilizzare la gondola per il trasporto dei defunti sino all’ingresso del cimitero della città. Oggi, non è una consuetudine, ma un onore riservato ai gondolieri oppure a coloro che, pagando, desiderano continuare questa usanza.

Infine, i gondolieri assistono, oggi più che mai, alle numerosissime proposte di matrimonio che avvengono durante le passeggiate lungo i canali, alcuni di esse forti di una fitta organizzazione che include fiori, musica, foto e cartelloni debitamente srotolati con su scritta la celebre richiesta “mi vuoi sposare?”.

Conclusione

Chiedendo a un gondoliere cosa ama di più del suo lavoro, è probabile che risponda con almeno due motivazioni: la fortuna di vivere le giornate all’aria aperta stando a contatto con quella laguna a loro così cara, e la possibilità di conversare con una ampia varietà di gente in visita impegnandosi a non deludere le loro aspettative.

Qualcosa, forse, lascia un po’ di amaro in bocca. Una triste novità del panorama contemporaneo riguarda infatti l’uso eccessivo dei social che vede la componente più giovane dei visitatori impiegare quasi tutto il tempo del tour assumendo pose da servizio fotografico e dimenticando di apprezzare e catturare i momenti con i cinque sensi.

I gondolieri pazienti vogliono solo la soddisfazione dei loro passeggeri e si adattano come un guanto alle loro esigenze, ma ai più curiosi non si può che consigliare di stuzzicare il loro scrigno di saperi e portare a casa un souvenir di Venezia di cui non esistono copie.

Per la stesura dell’articolo si ringrazia la gentile collaborazione di un gondoliere veneziano il quale ha fornito descrizioni e dettagli tratti dalla sua esperienza personale quarantennale.

Fonti consultate:

Federazione Italiana Tradizioni Popolari (2018) “Il gondoliere: Un mestiere tra tradizione e innovazione”, Il Folklore d’Italia

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