La bandiera della Sardegna
3 min readLa genesi del vessillo sardo è stata lungo tempo dibattuta dagli storici e per certi versi rimane tuttora avvolta da un alone di mistero. E’ interessante constatare come, tra tutte quelle delle regioni italiane, la bandiera della sardegna sia quella meno legata alle radici della popolazione autoctona. L’interpretazione più accreditata rintraccia la sua origine nella vittoria aragonese di Alcoraz (Spagna), nel 1096, tappa cruciale della Reconquista spagnola contro i Mori (berberi musulmani e saraceni) che avevano occupato una frazione considerevole della penisola Iberica ed avevano esteso i loro appetiti anche verso la stessa Sardegna. L’avvenimento assunse ben presto tinte leggendarie poiché la voce popolare narra che a capovolgere le sorti della battaglia fosse stato l’intervento provvidenziale di San Giorgio a sostegno delle truppe aragonesi. Il Santo avrebbe mozzato le teste di quattro sovrani musulmani che sarebbero poi state poste sulla sua bandiera distintiva (croce rossa in campo bianco) e recate in dono al re aragonese, divenendo parte dello stemma dell’Aragona. In accordo ad una lettura meno mitica della vicenda, le teste adombrerebbero le quattro vittorie più significative conseguite dagli Aragonesi nel corso della campagna di riconquista (A Saragozza, Valencia, Murcia e le Baleari).
Bandiera ufficiale RAS.jpg: icnussaderivative work: Xander89 (talk) – Opera propria basata su: Bandiera ufficiale RAS.jpg, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7167263
La bandiera della Sardegna si presenta dunque come croce di San Giorgio (ossia un drappo bianco suddiviso in quattro quadranti da una croce rossa) sulla quale si stagliano le teste dei quattro mori. Tale croce originariamente rappresentava il vessillo della Repubblica di Genova e di seguito venne adottata nell’araldica di altre città e regioni ed in particolare dai guerrieri per i cosiddetti “pellegrinaggi armati” alla volta di Gerusalemme, donde la denominazione di crociati.
Ad ogni modo, come si è accennato poc’anzi, esiste una pluralità di ipotesi circa il significato che tale simbologia dovrebbe assumere in relazione alla Sardegna. Si ricorda un recente tentativo di rivalutarla in funzione della storia sarda: nel 1921 venne istituito il Partito Sardo d’Azione, che riprese i quattro mori come proprio simbolo sostenendo, erroneamente, che si trattasse dell’icona dei quattro giudicati (le entità politiche simil-democratiche e non patrimoniali tipiche della Sardegna medievale e ben discoste dalla forma feudale vigente nell’Italia coeva). A tal proposito Antonio Era, professore dell’Università di Sassari e consigliere regionale, nelle discussioni del consiglio antecedenti le votazioni che decreteranno i quattro mori bandiera ufficiale della regione Sardegna, criticò il vessillo affermando:
«Badate che l’emblema dei Quattro Mori non rappresenta, come si dice, i quattro Giudicati in cui la Sardegna era divisa otto-novecento anni fa, quand’era libera e indipendente: si tratta di un errore di interpretazione storica, e dunque non è né ovvio né obbligatorio scegliere proprio questo stemma. Che è sì uno stemma popolare e consacra la tradizione plurisecolare della Sardegna, come detto nell’ordine del giorno, ma non è quello stemma sardissimo come si è soliti immaginare».
(Antonio Era, discorso al consiglio regionale, 1950)
Se la storia della bandiera della Sardegna ti ha appassionato puoi consultare la rubrica completa: https://www.antropia.it/bandiere-ditalia/
Nell’immagine in evidenza è ritratto l’abbigliamento caratteristico dei partecipanti alla Sartiglia d’Oristano, manifestazione carnevalesca sarda che affonda le proprie radici negli antichi tornei cavallereschi medievali. Durante la competizione i cavalieri si sfidano a centrare un bersaglio appeso ad un nastro verde.
Ho conseguito la maturità classica nel 2015, la laurea di primo livello in Ingegneria Chimica presso il Politecnico di Milano nel 2019 e la laurea magistrale nel 2021 in Chemical Product Engineering con particolare enfasi per i bioprocessi industriali e le tecnologie di formulazione farmaceutica e cosmetica. Traggo la mia linfa vitale da interessi poliedrici, tra cui la filosofia e l’antropologia, e da una inclinazione naturale alla speculazione teorica al servizio di risvolti concreti nella quotidianità.