Novembre 21, 2024

VOCI DAL MONDO: CHRISTCHURCH!

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Giulia si è messa in gioco e ha trovato un lavoro che l'ha portata molto lontana da casa. Oggi ci racconta la sua esperienza.
Christchurch

Oggi vivi a Christchurch in Nuova Zelanda, ma c’è stata almeno una tappa intermedia. Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia e dove hai vissuto la tua prima esperienza all’estero?

Dopo l’università ho trovato lavoro come volontaria in Emilia Romagna, lasciando un po’ casa, ho capito che volevo esplorare il mondo. Inizialmente sono stata in Belgio, sempre come volontaria per il recupero della fauna selvatica. Ho fatto un concorso che ho vinto. Sono stata ospitata per 6 mesi in una famiglia Belga, che mi ha permesso di assaporare la loro cultura. La vera avventura fuori casa è iniziata alle isole Fiji come assistente veterinaria in una clinica per animali randagi. Il mio primo viaggio lontano da casa.

In Italia provavo un po’ di insoddisfazione nel riuscire a trovare un lavoro e nel mancato apprezzamento delle mie qualità. Non sentivo supporto per le mie potenzialità, quindi non mi sentivo particolarmente legata al mio paese. Ho capito che il mondo era molto più vasto di quanto non percepissi da casa (Montecchio Maggiore -VI). La mia città ha iniziato a starmi stretta e il bisogno di esplorare è diventato sempre più forte, volevo scoprire cosa poteva offrire il mondo.
Volevo mettermi alla prova!

Avevi delle aspettative o delle speranze prima della partenza?

Innanzitutto avevo la speranza di trovare un lavoro, altrimenti sarebbe stata tragica! Le mie aspettative in realtà coincidevano con le speranze, mi aspettavo di poter stare all’estero, di non aver bisogno di tornare in Italia e volevo conoscere e fare più esperienze possibile. Volevo anche capire se ero capace di contare su me stessa e diventare più forte e indipendente. Inoltre volevo conoscere nuove culture e arricchirmi pur restando connessa alle mie origini.

Parliamo della nazione in cui vivi, qual è il tuo primo ricordo della Nuova Zelanda e della città di Christchurch?

Il mio primo ricordo della Nuova Zelanda è probabilmente un po’ triste. Sono arrivata nell’appartamento che avevo trovato online dalle Fiji e mi sono detta: “Ok…e adesso?”. Non avevo lavoro, non conoscevo il posto, insomma ho avuto un attimo di smarrimento. Poi ricordo la prima impressione della città di Christchurch, una città molto grande e la sensazione che fossero più avanti di noi, ma con cose semplici. Ad esempio tutti i locali fanno take away o consegne a domicilio. Viene molto usato Uber e i servizi di consegna a domicilio. In tutti i supermercati puoi fare la spesa online e andare a ritirarla o fartela consegnare a casa. Piccole cose che ti rendono la vita più semplice senza essere particolarmente complicate.

Senti mai nostalgia dell’Italia? Hai mai desiderato di tornare?

La nostalgia c’è soprattutto durante le festività tradizionali, come Natale e Pasqua, che mi trovo a portare avanti “da sola”. Alcune volte riesco a tornare a Natale, altre no, quindi in quei momenti c’è nostalgia di casa, legata soprattutto alla mia famiglia. I miei amici si sono sistemati, hanno la loro famiglia e il loro lavoro, perciò so che stanno bene e sono contenta per loro. Sento spesso nostalgia del cibo, specialmente perché la dieta qui è molto più pesante che in Italia. Qui a Christchurch si va molto da McDonalds, o a mangiare pollo fritto, in Italia la cucina è più leggera. Cerco sempre di tornare almeno una volta all’anno e in quell’occasione faccio scorta di affetto dai miei cari e di cibo!
Mi manca tanto la polenta, e le castagne, mi mancano tantissimo!

Il desiderio di tornare c’è solo per quanto riguarda la mia famiglia, ma è sempre un desiderio temporaneo, non vorrei tornare a vivere in modo permanente in Italia. Mi sento un po’ in colpa a volte, nei confronti di miei genitori perché so che sentono la mia mancanza e che non posso vivere con loro delle piccole esperienze preziose, come andare a fare colazione insieme la mattina. Però ne parlo spesso con loro e loro sono felici per me e per le mie scelte. Se volessi tornare la porta sarebbe sempre aperta, ma potrebbe essere un problema perché mia sorella, nel frattempo, ha espanso il suo territorio.

Pensando alle tue varie esperienze all’estero, qual è l’abitudine più insolita per un italiano?

Gli italiani sono molto socievoli e tendono a passare molto tempo insieme in famiglia, soprattutto a casa. Anche qui ci sono molti contatti sociali, ma si passa più tempo fuori, anche solo nel giardino di qualcuno. A Christchurch tutti coltivano piante, ortaggi, tutti hanno il barbecue, tutti fanno feste in giardino ogni settimana. Entrambe le culture sono socievoli, ma in modo diverso e questo per me è un po’ strano. 

L’idea della famiglia è poi totalmente diversa. Per noi la famiglia è quella biologica, per loro è più il circolo di amici. I giovani sono molto indipendenti, è facile trovare casa in affitto perciò a 18/19 anni sono tutti fuori di casa. È un po’ come se gli amici diventassero la famiglia, quindi anche le festività si passano con gli amici, più che con la famiglia. Poi c’è un’abitudine strana per quanto riguarda gli orari. Si pranza presto, si cena presto, se qualcuno ti da appuntamento nel tardo pomeriggio, intende verso le 14.30-15.00, perché si cena alle 18.00, quindi quella è già sera!

Quali sono invece gli aspetti della Nuova Zelanda a cui ti sei affezionata di più?

Il fatto che ci sia molta più fiducia negli altri. In Italia tendi essere sospettoso, ti aspetti sempre che qualcuno ti freghi, mentre qui è l’opposto. Ad esempio a Christchurch nessuno si sogna di non pagare il biglietto del bus, addirittura se qualcuno si accorge di essere senza biglietto scende spontaneamente dal mezzo. Nessuno cerca di saltare la fila, c’è un grande rispetto delle regole e una bella sensazione di sicurezza. Questo mi piace e mi ci sono abituata facilmente, inoltre il buon esempio degli altri ti spinge a comportarti correttamente. 

Mi sono affezionata molto al cibo…a quello che fa male, qui fanno bene tutte le cose più grasse e più caloriche del mondo. Se tornassi in Italia per restare probabilmente aprirei un negozio nel campo della ristorazione, ispirato a quello che ho visto qui, ad esempio un negozio di biscotti! Tipo gelateria, ma con i biscotti…
Quando hai voglia di una “schifezza” qui la sanno fare bene!

Consiglieresti ad un/una giovane di fare un’esperienza nei paesi in cui hai vissuto tu?

Assolutamente sì, in tutti e 3 i paesi in cui ho vissuto. Sono culture diverse, climi diversi, abitudini diverse. Ma in ogni caso un’esperienza all’estero ti aiuta a crescere e a diventare indipendente. Io ho imparato a conoscere le persone, a capirle e ho affinato la mia empatia. I miei viaggi mi hanno permesso di imparare a capire gli altri, in Italia non avrei mai potuto fare un’esperienza simile.

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