Il circolo virtuoso del progresso scientifico
3 min read“Viviamo su un’isola circondata da un mare di ignoranza. Quando cresce l’isola della conoscenza, cresce anche la costa della nostra ignoranza”, sentenziava, con arguzia, John Archibald Wheeler, illustre fisico statunitense del XX secolo. Una considerazione di socratica memoria che ha avuto di recente una formulazione neuroscientifica nell’Effetto Dunning-Kruger, come è stato battezzato il processo metacognitivo che indurrebbe le persone poco esperte in un settore a sovrastimare le proprie abilità. Con toni, peraltro, tutt’altro che lusinghieri: i due psicologi erano soliti paragonare questi individui ai pazienti che non si avvedevano delle proprie menomazioni in virtù di lesioni cerebrali.
Da sinistra a destra, gli scienziati John Wheeler e George Gamow.
A ben vedere esiste anche un fenomeno esattamente speculare: la conoscenza sgorga tanto più copiosamente quanto più vasta e pregevole è quella di partenza, come testimonia il vertiginoso progresso scientifico e tecnologico negli ultimi decenni.
Nel 1928 il fisico ucraino George Gamow teorizzò il cosiddetto effetto tunnel per spiegare come talune particelle riuscissero a sormontare una barriera di potenziale elettromagnetico anche se non dotate di energia sufficiente. Prescindendo dai formalismi matematici, la meccanica quantistica modellizza i fenomeni in termini statistici e predice che eventi del genere abbiano una probabilità, ancorché modesta, diversa da zero di verificarsi. Seguì, nell’arco di breve tempo, una prodigiosa proliferazione di dispositivi elettronici che basano il loro funzionamento su questo meccanismo di primo acchito tanto paradossale. Ad esempio, i microscopi a scansione STM o le unità di memoria a stato solido SSD dei più moderni personal computer. Queste ultime, proprio grazie ad una sapiente applicazione dell’effetto tunnel, non necessitano di parti meccaniche in movimento né di componenti magnetici per l’immagazzinamento dei dati, il che comporta minore consumo elettrico, usura più lenta e potenza computazionale notevolmente superiore. Grazie all’affinamento della tecnica ed alle altre scoperte parallele nel settore, ne vengono realizzati modelli più performanti a ritmi incredibili, alimentando la psicosi dell’obsolescenza programmata.
Una rappresentazione intuitiva dell’effetto tunnel quantistico. La gif di destra è stata presa in prestito da Jean-Christophe Benoist, fr.wikipedia su Commons., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=653747
Tali ritmi sarebbero stati inconcepibili qualche secolo fa, benché il progresso non abbia conosciuto alcuna soluzione di continuità. La ragione è da accreditarsi non solo alle quantità e qualità delle informazioni acquisite, ma anche alla rapidità con cui possono essere elaborate e diffuse con le moderne tecnologie di telecomunicazione. Vi sono evidenze che il celeberrimo teorema di Pitagora fosse noto ad alcune civiltà secoli prima che entrassero in contatto con quella a cui è convenzionalmente attribuita la formulazione; di contro, nell’età contemporanea, gli scienziati possono giovarsi nel giro di pochi secondi del contributo di colleghi dislocati nelle nazioni più remote. Ma l’aspetto più intrigante è il grado crescente di fruttuosa interdisciplinarità e collaborazione tra i vari rami dello scibile umano: basti pensare che Gamow, cosmologo, ha impresso un’accelerazione vigorosa allo sviluppo tecnologico sulla Terra volgendo la propria attenzione ed i propri studi agli astri. Con buona pace di chi sostiene che la ricerca e le missioni spaziali siano un oltraggioso spreco di denaro.
L’altra faccia della medaglia è che questi strumenti vengono talora adoperati con scarsa competenza o persino con intenzioni eterodosse promuovendo una massiccia e rovinosa diffusione di fake news. A tal proposito puoi trovare spunti di riflessione stimolanti in questo altro articolo.
Si potrebbe dire, in conclusione, che ricerca e divulgazione generano un circolo virtuoso destinato a perpetuarsi esponenzialmente. Ognuno di noi può offrire un prezioso contributo al progresso culturale dell’umanità, ed è questo proposito che anima quotidianamente i membri della redazione di Antropia.
Ho conseguito la maturità classica nel 2015, la laurea di primo livello in Ingegneria Chimica presso il Politecnico di Milano nel 2019 e la laurea magistrale nel 2021 in Chemical Product Engineering con particolare enfasi per i bioprocessi industriali e le tecnologie di formulazione farmaceutica e cosmetica. Traggo la mia linfa vitale da interessi poliedrici, tra cui la filosofia e l’antropologia, e da una inclinazione naturale alla speculazione teorica al servizio di risvolti concreti nella quotidianità.
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