Come funziona l’industria farmaceutica
4 min readL’industria farmaceutica ha il compito di sviluppare e commercializzare farmaci e terapie innovative che rispecchino le esigenze della popolazione e della salute pubblica. La tendenza all’invecchiamento della popolazione e l’aumento della spesa sanitaria, sia pubblica che privata, hanno generato una costante crescita di questo particolare tipo di settore industriale. E con lo scoppio della pandemia da COVID-19, e la conseguente corsa al vaccino e a farmaci potenzialmente in grado di curare e prevenire gli effetti devastanti che il virus SARS-CoV-19 provoca in alcuni soggetti, l’essenzialità del settore farmaceutico si è fatta sempre più sentire.
Ma come funziona davvero un’azienda farmaceutica e quali sono le sue caratteristiche?
Tutte le aziende farmaceutiche di qual si voglia natura devono sottostare alle medesime regole, lavorando alle stesse condizioni e grado di sicurezza del prodotto finito. Qualsiasi prodotto che esce dall’azienda deve essere approvato da enti e agenzie specifiche che operano selezioni molto scrupolose e dalla rigida regolamentazione. Inoltre, la farmacovigilanza, con particolare attenzione per i possibili effetti avversi, continua anche dopo la commercializzazione del prodotto e perdura finché il farmaco si trova sul mercato.
Complottisti, negazionisti e via dicendo tenderanno a dire che le aziende farmaceutiche lucrano sulla salute della popolazione, essendo organizzazioni gestite da persone senza scrupoli, volte al solo obiettivo di arricchirsi. Questo è vero solo in parte. O meglio, è vero che l’azienda farmaceutica ha come scopo ultimo quello di produrre un utile che ripaghi gli investimenti e permetta un guadagno netto positivo, tuttavia non è da colpevolizzare o demonizzare in quanto essa non è nient’altro che un’entità che rispecchia perfettamente la società e la realtà in cui si trova.
Tutte le attività industriali e commerciali hanno, e devono avere, come obiettivo quello di creare ricchezza a beneficio della società operando per il miglioramento della qualità della vita ed avendo anche un ritorno in termini economici. L’industria farmaceutica non fa eccezione a questa regola: non è un ente di beneficenza, né tantomeno un ente missionario, e le sue attività, a differenza di quelle di altre tipologie di impresa, hanno componenti etiche più spiccate e prevalenti.
Lo sviluppo e la produzione di nuovi farmaci, vaccini, integratori (che non sono farmaci) e cosmetici richiede attrezzature molto costose, personale altamente qualificato e dalle competenze eterogenee, tempi di ricerca e sviluppo estremamente dilatati – si parla di 10-15 anni per sviluppare e portare sul mercato un nuovo API (Active Pharmaceutical Ingredient) – e, soprattutto, enormi somme di denaro per l’investimento iniziale. Le aziende farmaceutiche investono mediamente ogni anno circa il 15-25% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo, pari a circa 150 miliardi di euro. A questo si deve ancora aggiungere l’elevato rischio finanziario che l’investimento nel settore pharma comporta, dovuto essenzialmente all’elevato tasso di fallimenti.
Parlando di numeri, la stima è che meno dell’1% dei composti farmaceutici in fase di sviluppo raggiungerà il mercato. Viene da sé che quell’1% di prodotti commercializzati dovrà essere in grado di ripagare gli investimenti fatti anche per il restante 99% di fallimenti, nonché permettere di finanziare nuovi progetti. Insomma, non è di certo un settore facile in cui lavorare e in cui investire ed il rischio di fallimento è molto elevato.
Un’altra peculiarità del settore farmaceutico è l’elevato numero di enti, regolamenti, leggi, normative e linee guida che controllano e regolano ogni aspetto del ciclo di vita del prodotto: dalla ricerca e sviluppo alla produzione fino alla conseguente commercializzazione del nuovo farmaco.
Quest’ultimo, infatti, deve presentare un elevato grado di sicurezza ed efficacia con un rapporto rischio/beneficio estremamente basso, essendo tra i prodotti più testati ed analizzati presenti sul mercato. Da questo ne consegue un aumento dei costi per l’azienda, in quanto essa deve farsi carico di numerosi test e controlli per soddisfare le richieste degli enti regolatori, allungando inevitabilmente i tempi di immissione del prodotto sul mercato e rendendo sempre più difficile trovare farmaci nuovi e migliori.
Infine, entrano in gioco anche numerose implicazioni etiche e morali che molto spesso limitano la ricerca e lo sviluppo di nuovi principi attivi, nonché il ruolo spesso deleterio dell’informazione di massa (TV, giornali) non specialistica, poco documentata, spesso faziosa o condizionata dalla politica.
Quelli sopraccitati sono solo alcuni degli aspetti fondamentali che caratterizzano il settore farmaceutico. Un settore in grado di procurare grandi introiti alle aziende, ma anche enormi fallimenti. Ma che ci piaccia o no, l’unico che dispone delle risorse necessarie per sviluppare e produrre dalla comune aspirina al più sofisticato farmaco antitumorale.
A proposito, se ti interessa capire meglio cosa sono i farmaci ed il loro funzionamento, qui puoi trovare un interessante articolo sull’argomento.
Laureata in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Torino, vedo ogni traguardo come punto di partenza per qualcosa di nuovo e stimolante. Sono convinta che nella vita non si debba mai smettere di imparare e di stupirsi per le piccole cose. Adoro, inoltre, la natura in ogni sua forma e colore e credo che l’uomo abbia la grande responsabilità di salvaguardare e proteggere il pianeta attraverso il progresso tecnologico ed il continuo miglioramento scientifico.