Ci vuole un fisco bestiale
5 min readLa via verso un fisco sostenibile
Gli algoritmi di analisi, ricerca e classificazione possono far percorrere alla macchina dello Stato la via verso un Fisco più equo e sostenibile? Certamente sì.
Le tecnologie che permettono alle macchine di comprendere, imparare ed agire, potrebbero attingere ai dati trattati dalle Amministrazioni competenti in materia fiscale.
La Commissione UE ha recentemente lasciato il via libera al finanziamento del progetto dell’Agenzia delle Entrate sulle analisi data driven. Letteralmente “analisi guidate dai dati”. Grazie alla “cultura dei dati” le persone possono basarsi sui dati, e non solo sull’intuito, per prendere decisioni.
L’A.I. NEL FISCO. DUE CONDIZIONI DA PERSEGUIRE
Il ventaglio delle categorie di “addetti al Fisco” è particolarmente ampio e variegato. Comprende Centri di Assistenza fiscale, studi professionali nonché i funzionari in servizio presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze..
Non sono solo i “dottori” a voler far sentire la propria voce sul tema. Il desiderio è sentito anche dai “malati” del fisco. E cioè, da coloro che possono evadere le tasse.
Due condizioni sembrano emergere come particolarmente importanti. La chiarezza dei processi (o meglio, della modalità con cui viene rilevata l’evasione fiscale) e l’ampiezza della base dati alla quale il Fisco può attingere.
Autovelox vs. Safety Tutor
Quali operatori economici dovrebbero conoscere il codice sorgente del programma di rilevazione dell’evasione fiscale e quali non dovrebbero?
Un esempio banalizzato della prima condizione può essere fornito dalla misurazione della velocità tramite Autovelox. L’automobilista conosce come viene calcolata la velocità (vengono misurati tempo e spazio di percorrenza). Egli è il più delle volte preavvisato tramite segnaletica dall’indicazione “controllo elettronico della velocità”.
Dal 2004, il SICVE (Sistema Informativo per il Controllo della Velocità), detto anche Safety Tutor, è stato impiegato sulle autostrade italiane.
A differenza però del normale autovelox, il tutor misura la velocità media di un veicolo che percorre un tratto di strada ben più lungo, compreso tra due stazioni di rilevamento lontane anche diverse chilometri.
Come ampliare il raggio degli schermi radar del Fisco
La seconda condizione è funzionale all’incrocio dei dati. Più è ampia la base dati cui attingere, più gli schermi radar del Fisco sapranno vedere in profondità.
Nel 1973 venne istituito per legge il sistema informativo della fiscalità italiana. Era nata l’Anagrafe Tributaria, grazie alle riforme proposte ed introdotte dai ministri delle Finanze Luigi Preti e Bruno Visentini.
Essa doveva permettere l’elaborazione automatica dei dati che all’epoca erano processati senza l’ausilio di strumenti informatici dagli uffici delle imposte dirette, dell’IVA e del Registro.
Secondo stime non confermate, vi sono quasi un milione di utenze potenziali dell’Anagrafe Tributaria. Più precisamente, si tratta di 36000 dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, oltre 450 enti esterni (INPS, INAIL, banche, Poste Italiane, ecc..), le regioni, 5.700 comuni e 150.000 soggetti intermediari e grandi imprese.
La pubblica amministrazione già acquisisce una miniera impressionante di dati: 2 miliardi di fatture elettroniche, 42 milioni di dichiarazioni dei redditi, 197 milioni di versamenti F24. Enti esterni come banche, Inps, Inail ed enti locali producono anch’esse una considerevole mole di dati: ad esempio 400 milioni di rapporti finanziari attivi, 991 milioni relativi a voci che confluiscono nelle dichiarazioni dei redditi come spese mediche, contributi, assicurazioni, ecc..
Gli schermi radar del Fisco dunque vedono già lontano. E’ possibile mettere gli stessi in sinergia con altri schermi radar, ad esempio quelli che misurano il perseguimento della massima sostenibilità ambientale.
Può essere utile al Fisco, ad esempio, avere accesso ai consumi delle materie prime e di elettricità di un esercizio o di una fabbrica. Essi dovrebbero essere direttamente proporzionali alla quantità di beni e servizi prodotti.
LE OBIEZIONI ALL’INTRODUZIONE DELL’A.I. NEL FISCO
Le obiezioni mosse sino ad oggi all’introduzione dell’A.I. nel Fisco sono relegabili a due filoni: la tutela della privacy e la riconducibilità delle decisioni ad un soggetto umano.
Un fisco invasivo?
Esiste il rischio che imperi digitali quali Google, Facebook e Amazon acquisiscano un potere sempre crescente. In buona sostanza, sono stati i suoi utenti, per conformismo, ad aver rinunciato in massa alla propria privacy. È possibile scovare potenziali indizi di evasione fiscale anche dai social network. Essi contengono foto ed informazioni dalle quali è possibile desumere il tenore di vita delle persone.
Sei sei interessato al tema della tutela della privacy, ti invito a leggere questo articolo..
In Italia abbiamo 16 milioni di pensionati, 23 milioni di lavoratori (dato 2020), di cui 17 milioni lavoratori dipendenti. Dunque 33 milioni di soggetti sarebbero i “non malati” del Fisco, coloro che di fatto sono impossibilitati ad un’elevata evasione fiscale. Essi possono dunque essere determinanti nella scelta di una macchina del Fisco più o meno invasiva nella privacy.
Le decisioni devono essere tracciabili e discrezionali?
Immaginate che le amministrazioni locali incassino meno del 10% del valore delle multe inflitte per infrazioni al codice della strada
Non tutte le sanzioni per violazioni di natura fiscale si traducono in effettivi introiti erariali.
Secondo stime accreditate, durante la direzione di Attilio Befera, (dell’ Agenzie Entrate dal 2008 al 2014 e di Equitalia dal 2006 al 2014) si sarebbero accumulati crediti erariali per 807 miliardi di euro, ma riscuotendone effettivamente soltanto 69.
Gli avvocati tributaristi si sono mostrati critici nei confronti dell’impiego dei sistemi di intelligenza artificiale nel settore fiscale. Secondo loro, i principi di uguaglianza e difesa delle parti sarebbero a rischio nelle fasi di accertamento e processo tributario.
In particolare, essi chiedono di escludere il ricorso a sentenze automatizzate. Il sistema di A.I. non dovrebbe, cioè, confezionare la decisione finale del giudice.
In un precedente articolo ho argomentato come l’Intelligenza Artificiale possa invece ridurre i margini di discrezionalità proprio in campo giudiziario.
Verso una filosofia data driven
Quali altri driver guidano la macchina del Fisco oggi, oltre alle rilevazioni dell’ Anagrafe Tributaria? I controlli fiscali devono essere pertinenti con le disposizioni di legge e di prassi . Le indagini di marketing fungono invece da esempio pratico di attività “guidata dai dati” praticamente nella loro interezza.
Laureato in economia, mi appassiona l’evoluzione della governance globale, che oggi deve fronteggiare problemi globali. Credo che grazie al metodo scientifico sia possibile cogliere quanto sono meravigliosi il mondo ed il cosmo.
Dopotutto miracolo significa “cosa meravigliosa”.