Ottobre 31, 2024

Corallo, magico oro rosso

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Il corallo ha sempre affascinato l'uomo, non solo un bellissimo gioiello, ma un misterioso materiale dalle qualità straordinarie.

Il corallo, questo “gioiello” della natura, è stato per moltissimo tempo un talismano e non solo. Da credenze antiche passando per miti e leggende. Ma prima di iniziare occorre rispondere a due domande.

Che cos’è il corallo?

La sua forma potrebbe ingannare, ricordando quella di una pianta, in realtà si tratta di un piccolo animale, chiamato polipo, dalla forma conica che si ancora a una superficie con una estremità mentre su quella opposta si trova una bocca circondata da tentacoli. Questi piccoli animaletti vivono in colonie: tantissimi individui, gli uni attaccati agli altri, come amici per la pelle. Una vera e propria questione di sopravvivenza.

Quello che vediamo è una sorta di esoscheletro roccioso simile al gesso che i polipi secernono per proteggere i corpi molli e creano così strutture che possono anche misurare molti metri di lunghezza. Il singolo polipo non è molto longevo, alcuni anni, ma le colonie di corallo, le cosiddette barriere, possono sopravvivere anche per migliaia di anni. Anche se il singolo non sopravvive, la colonia continua a prosperare e a crescere.

Al mondo ci sono più di 6000 specie di corallo che vivono nelle condizioni più disparate, da bassi fondali in acque cristalline e calde agli abissi dell’oceano avvolti nell’oscurità.

Come mai il corallo è colorato?

In realtà il corallo non avrebbe di per sé tutti questi colori, che possono andare dal rosso (il più noto e quello a cui si farà riferimento) al viola o blu. In realtà, i coralli più comuni assumono sfumature tra marrone e verde.

Il colore del corallo è dato da vari tipi di microscopiche alghe (dette zooxantelle). Esse trovano riparo all’interno dell’esoscheletro e si sviluppano sui tessuti dei polipi. Queste alghe non sono soltanto uno stravagante cappotto, ma aiutano il polipo che le ospita; infatti, eliminano i rifiuti prodotti dai polipi riutilizzandoli per la fotosintesi, i cui prodotti secondari, tra cui ossigeno e carboidrati, vengono a loro volta riutilizzati per la costruzione delle barriere. Inoltre forniscono sostanze nutritive essenziali ai polipi, come glucosio, glicerolo e aminoacidi.

Corallo, antico rimedio contro tutti i mali

Secondo una convinzione piuttosto diffusa e ben radicata, si credette a lungo che il corallo avesse misteriose proprietà, tra cui essere un rimedio per insonnia, patologie intestinali e urinarie e altre alterazioni di tipo psicologico emotivo, come stress, nervosismo e depressione. Era anche un simbolo di protezione, fortuna, prosperità e bellezza.

L’attribuzione al corallo di misteriose, a tratti magiche, proprietà derivava dalla sua stessa natura e dal suo aspetto particolare: si pensava che fosse una pianta marina che appariva flessuosa in acqua per poi trasformarsi in pietra una volta sulla terra. Una pianta dotata di poteri straordinari.

Soltanto grazie ad un medico e naturalista francese, Jean-André Peyssonnel, intorno alla metà del XVIII secolo, si scoprì che il corallo faceva parte del regno animale. Tale teoria non venne accolta positivamente dalla comunità scientifica, ancora troppo influenzata da metodi empirici e da credenze popolari. Verso la fine del secolo altri scienziati si interessarono alle ricerche di Peyssonnel e confermarono la sua teoria, anche attraverso esperimenti chimici.

Tra le prime testimonianze del ruolo del corallo presso i popoli del Mediterraneo troviamo gli Egizi: lo impiegavano spesso per i corredi funebri come talismani per proteggere i defunti dagli spiriti maligni nella loro vita ultraterrena. Queste sue qualità si fondavano sull’idea che i coralli contenessero un goccia di sangue sacro e che fungessero quindi da sostituti del sangue dei trapassati. Nell’Antico Egitto la polvere era sparsa sui campi per rendere i raccolti fruttuosi, ma anche utilizzata per cure e ricette contro numerose malattie.

Nell’antica Grecia ebbe origine il mito sulla creazione del corallo. Infatti, nelle Metamorfosi , Ovidio narra che, quando Medusa, una delle tre gorgoni, venne decapitata da Perseo, dalla testa recisa il sangue sgocciolò in mare e posandosi sulle piante marine le trasformò in corallo; Medusa infatti aveva il potere di tramutare i viventi in pietra con lo sguardo. Come presso gli Egizi, veniva impiegato nella preparazione di medicinali e come amuleto contro la sfortuna.

In seguito, anche i Romani utilizzarono il corallo in polvere come rimedio per crisi epilettiche, incubi e dolori della dentizione dei bambini. Essi diedero maggior risalto alle sue proprietà beneauguranti, specialmente contro il malocchio. Iniziò l’usanza di portare al collo piccoli oggetti di corallo, solitamente di forma fallica: per i bambini in difesa dal maligno e per le donne come simbolo di fecondità. Le matrone romane indossavano orecchini di corallo quando volevano attirare l’attenzione di un uomo.

Dal mondo antico, queste convinzioni sopravvissero nei secoli anche fino a poco tempo fa, se non ancora oggi. Degno di essere citato è il fatto che, durante la peste del 1592 che colpì la città di Trapani, il medico e filosofo Pietro Parisi prescriveva una ricetta contro la peste a base di polvere di corallo.

Corallo, moneta di scambio e di spirito

Il corallo venne anche usato come denaro. Presso i genovesi il suo impiego come moneta era molto diffuso; infatti, la città era nota per la pesca e la lavorazione di questa risorsa marina. Un episodio da citare è quello di Giovanni de Canobio che fece un affare: in seguito alla vendita di una nave, la somma corrisposta per l’acquisto venne saldata in buona parte in corallo lavorato. Ma non solo a Genova, anche a Trapani, altra città famosa per il mercato di questo materiale, una coppia di commercianti ebrei comprò da un nobile banchiere i ricavi di una tonnara, saldando il pagamento in corallo lavorato. La ricchezza derivata dalla pesca e dalla lavorazione di questo materiale molto ricercato fece crescere e fiorire Barcellona, Genova, Trapani, Marsiglia, Livorno, Napoli e Torre del Greco (le capitali della civiltà del corallo).

Masaccio, “Madonna del solletico”

Il corallo con le sue caratteristiche pagane venne reinterpretato dalla Chiesa cristiana che ne fece un simbolo legato al Sangue di Cristo e alla Passione. La sua forma e il colore effettivamente rimandano alla circolazione sanguigna, ma possono anche ricordare una croce. Il corallo riverbera la sua doppia natura, pianta e pietra, su quella di Gesù, umana e divina. È possibile ritrovare riferimenti ad esso in quadri che raffigurano Gesù Bambino, sia sotto forma di amuleto sia come elemento simbolico nella composizione.

Passando nel mondo arabo, si pensa che Dio abbia trasformato in coralli e perle le gocce di pioggia. Inoltre, il corallo viene associato alla bellezza: nel Corano, le spose vengono paragonate ad esso – “belle come il giacinto e il corallo” (Cor. 55:58) – col valore di pregio e rarità.

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