Corvi, animali incredibili
7 min readQuando si tratta di animali ci si chiede sempre quali di questi sia il più intelligente. Ci si interroga su quanto un animale sia intelligente in base a quello che sa fare e a quello che invece non sa fare. E così nella nostra mente si dividono gli animali intelligenti da quelli più “stupidi”
Ma cosa si intende per intelligenza? Generalmente con questo termine si intendono le capacità cognitive di un soggetto che lo rendono in grado di dare delle risposte più o meno flessibili alle alterazioni ambientali, sia a livello sociale che naturale.
Un grande esempio di intelligenza è quello che tecnicamente viene definito come tool use, l’uso degli oggetti: si tratta di un fenomeno per cui gli individui usano un qualsiasi tipo di strumento per raggiungere uno scopo ben preciso e prefissato come l’acquisizione di cibo, il combattimento, la difesa o la comunicazione. Ed è un fenomeno che nel regno animale è più comune di quanto si pensi. Si ritiene, infatti, che tantissimi animali inclusi mammiferi, cefalopodi, insetti e uccelli, utilizzino gli oggetti abitualmente nell’arco della loro vita.
Ed è tra gli uccelli che possiamo trovare uno tra gli animali ritenuti più intelligenti: il corvo. Nello specifico non si tratta di una sola specie, ma di un genere di uccelli – il genere Corvus, per l’appunto, appartenente alla famiglia Corvidae – in cui sono presenti, tra altri, i ben noti Corvi imperiali (C. corax), le Cornacchie grigie (C. cornix) e i Corvi comuni (C. frugilegus)
Questi animali risultano avere un cervello di dimensioni relativamente grandi rispetto al resto del corpo e, grazie a una lunga serie di studi e di ricerche in merito, ad oggi siamo altamente consapevoli che queste specie siano in grado di effettuare azioni ritenute “intelligenti”: quali ad esempio risolvere puzzle o usare ramoscelli dalle diverse dimensioni per nutrirsi degli insetti presenti nelle cortecce degli alberi.
E non finisce qui
Sembra inoltre, secondo uno studio del 2016, che i corvi abbiano una sorta di “teoria della mente”, ovvero la capacità di attribuire a sé stessi o ad altri individui degli stati mentali e di comportarsi di conseguenza. Fino a poco tempo fa, questa caratteristica era attribuita solo all’essere umano, ma in tempi recenti si è estesa anche ad altri animali, come anche ad alcune scimmie.
Grazie a questa loro intelligenza, così simile in certi versi a quella delle grandi scimmie antropomorfe, i corvi sono stati ribattezzati da Nicola Clayton come “feathered apes”, ovvero “grandi scimmie antropomorfe piumate”.
I corvi e l’utilizzo di strumenti
Una delle abilità più note dei corvidi è la loro capacità di utilizzare degli strumenti, come dei rametti più o meno lunghi o dei piccoli sassi, per procurarsi il cibo. Sono addirittura capaci di modificare ad hoc lo strumento scelto – per esempio piegandolo o eliminando appendici laterali per farlo passare attraverso delle fessure – per renderlo più adatto alle diverse situazioni.
Tra le varie specie di corvidi, sembra che i più abili in questa pratica siano i Corvi della Nuova Caledonia (Corvus moneduloides), che presentano un becco più dritto rispetto a quello di altre specie dello stesso genere: probabilmente ciò è dovuto proprio al facilitare la manipolazione di oggetti, in particolare rami.
Questi animali, inoltre, presentano degli occhi molto grandi che offrono loro una visione binoculare: in questo modo questi uccelli sono in grado di percepire la profondità, notevole vantaggio quando si vuole utilizzare uno strumento.
Secondo un’ulteriore ricerca del 2015, addirittura gli stessi C. moneduloides sarebbero in grado di valutare l’utilità dei loro strumenti per riporli in un luogo sicuro quando non necessari e riprenderli in seguito.
Le Cornacchie di Reto Zach (1979)
La Cornacchia del nordovest (Corvus caurinus) è un corvide di grandi dimensioni diffuso nella parte settentrionale della costa ovest dell’America, con un areale che si estende dalle coste settentrionali dello stato di Washington, al Canada fino al nord dell’Alaska. In questo contesto il suo habitat preferenziale sono le zone sopralitorali e intertidiali, rispettivamente le zone costiere emerse e quelle soggette al periodico avvicendarsi delle maree.
Tale particolare scelta di habitat è dovuta in gran parte alla loro dieta, costituita principalmente da bivalvi. In particolar modo, una delle prede preferite di queste animali è il Buccino (Buccinidae), un mollusco che spesso viene ritrovato in quei luoghi, spiaggiato lungo la battigia.
Se raccogliere questi animali dalla spiaggia risulta essere un compito abbastanza facile, dato il bel becco robusto di cui sono dotate queste cornacchie, stessa cosa non si può dire per quanto riguarda la rottura del guscio e il successivo pasto. Per ovviare, quindi, al problema, questi animali hanno sviluppato una tecnica estremamente efficace: alzarsi in volo per diversi metri e lasciar cadere i molluschi sulle zone rocciose della costa, più e più volte, fino all’effettiva rottura della conchiglia.
Attraverso i suoi studi, verso la fine degli anni ’70, il ricercatore Reto Zach concluse che le cornacchie lasciassero cadere i molluschi sempre dalla stessa altezza – mediamente a circa 5,23 metri dal suolo – poiché quella era l’altezza che garantiva loro la massima efficienza del rapporto costi/benefici tra l’energia spesa per raggiungerla e il numero di lanci necessari affinché il guscio della preda si rompesse. Oltre a questo, tale altezza permette all’animale di non perdere di vista i frantumi del mollusco una volta che questi ricadono a terra, permettendogli di cibarsi delle parti interne e molli.
Anche il luogo del lancio e la preda selezionata risultarono essere importanti agli occhi degli uccelli. Il picco roccioso, infatti, serviva a minimizzare i lanci necessari per frantumare il guscio del povero malcapitato.
Contemporaneamente, la preda scelta era generalmente la più grossa tra quelle disponibili. Tale scelta avveniva tramite un’operazione fisica in cui il peso del gasteropode veniva valutato dalle cornacchie sollevando la preda con il becco e poi riposandola a terra.
Il focalizzarsi solo su prede grandi deriva da due ragioni fondamentali: in primo luogo, una preda più pesante, se lanciata dall’alto, si rompe più facilmente; in secondo luogo, l’animale tiene conto dell’apporto calorico medio di ciascuna preda, maggiore nei molluschi più grandi.
Socialità intra-specifica
I Corvidi sono animali sociali e vivono generalmente in gruppi, più o meno numerosi. Questa loro spiccata socialità ne mette in risalto le elevatissime capacità adattive, nonché la loro propensione all’apprendimento e alla comunicazione.
Questa loro particolare socialità, però, sembra che non si fermi solo ai loro conspecifici. È infatti noto che questi uccelli si uniscano spesso ai grandi predatori, “sfruttandoli” come potenziali fornitori di cibo.
Il più noto di questi rapporti è quello che questi animali stringono con i lupi grigi (Canis lupus): capita abbastanza spesso di vedere un branco di lupi agire in maniera mutualistica durante la caccia con uno o più corvi. In questo modo, una volta che i lupi avranno finito di nutrirsi della loro preda, i corvi potranno mangiare ciò che resta della carogna.
I corvi, infatti, sono degli ottimi spazzini e sono in grado di segnalare ai lupi la presenza di carcasse, a patto che questi le condividano poi con gli uccelli. In questo modo, con i grandi predatori a smantellare le carcasse, i corvi possono più facilmente accedere anche a parti più interne delle stesse più facilmente.
Per quanto riguarda invece la caccia vera e propria, alcuni (come il biologo Bernd Heinrich) sostengono che addirittura i corvi aiutino attivamente i lupi durante la caccia, segnalando loro le potenziali prede.
Alcune volte, però, sembra addirittura che i giovani di entrambe le specie si incontrino per “giocare” e che, in alcuni casi, i legami che si formano in questi frangenti tra gli individui risultino duraturi nel tempo. Questa durabilità del rapporto potrebbe essere legata alla monogamia che contraddistingue le due specie.
Conclusione
I Corvidi, dunque, sembrano essere animali veramente sorprendenti. Sono animali intelligenti e curiosi, ma soprattutto capaci di esprimere emozioni ed effettuare azioni complesse senza difficoltà.
Laureata alla triennale di Scienze Naturali e alla magistrale in Ecologia ed Etologia per la conservazione della natura, sono sempre stata incuriosita e ammaliata dalla natura in tutto e per tutto. Sono una persona poliedrica e dalle mille passioni, amo stare all’aria aperta, immersa nella natura, ma non disdegno un bel pomeriggio a giocare o a guardare film e serie tv. Il mio animale guida, che è anche ciò che mi ha spinto verso il mio percorso accademico, è il lupo, tanto studiato quanto misterioso, che continua tutt’ora ad incidere nell’immaginario collettivo. Al momento lavoro come operatore della didattica e come guida presso lo Zoo di Napoli con l’intento di far conoscere quanto più possibile la fauna e la flora mondiale a grandi e piccini e per me la divulgazione è il mezzo principale per mostrare alle persone ciò che di bello esiste al mondo e soprattutto per far capire come noi siamo parte dello stesso.