Novembre 16, 2024

Covid- 19 e Green economy: ricetta per un futuro ecosostenibile

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La pandemia ha colpito duramente molti settori tra cui quello economico e lavorativo. Si è ragionato a lungo per trovare una soluzione che potesse alleviare gli effetti causati dal Covid-19 e ridare il lavoro a chi ora non ce l'ha più. Che la Green economy sia la chiave di volta ?
Covid- 19 e Green economy

In questi mesi la pandemia è stata l´autrice di grandi cambiamenti e danni economici a cui ora i vari paesi dovranno trovare una o più soluzioni. Tra queste non è stata scartata la chiave green.

Con il passare degli anni il concetto di “economia verde” è diventato un mindset non solo per i governi ma anche per molte aziende che vogliono avvicinarsi ad un paradigma economico ambientalista sempre più responsabile. Proprio per questo motivo, considerando ed analizzando anche l´emergenza attuale sono state progettate nuove soluzioni per il rilancio economico.

Secondo uno studio dell´università di Oxford che ha coinvolto banche centrali, ministeri e personaggi di spicco come il Premio Nobel Joseph Stiglitz e Nicholas Stern, autore del “Rapporto Stern” commissionato dal governo inglese per stimare gli impatti economici dei cambiamenti climatici, bisognerebbe puntare sugli investimenti green per far ripartire l´economia.

Quindi, dopo aver interpellato i maggiori esperti dei paesi del G20 ed aver analizzato varie misure fiscali, gli economisti hanno concluso che i piani di rilancio possono agire favorendo la crescita economica e riducendo le disuguaglianze di benessere che sono aggravate dalla pandemia nel breve periodo e dal cambiamento climatico nel lungo.

Perché conviene scegliere le politiche green?

Lo studio sopra citato incoraggia gli investimenti nel trasporto a basse emissioni di carbonio (come treni, metropolitane e infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici), nella ricerca sull’energia pulita e nella decarbonizzazione della rete elettrica perché rappresentano non solo la chiave per un mondo più pulito ed ecosostenibile ma anche un’opportunità di lavoro per chi, proprio in questo periodo, è rimasto senza.

Infatti, il settore “Green” è noto per aver fatto progressi negli ultimi anni, aver generato circa 9.5 milioni di posti di lavoro solo negli Stati Uniti ed essere in grado di coinvolgere sul piano lavorativo ed emotivo sempre più persone che si interessano alle tematiche verdi.

Ci sono altri due punti a favore di questa tesi: la costruzione di infrastrutture per l’energia pulita richiede più manodopera, andando a creare molti posti di lavoro e le infrastrutture per l’energia pulita sono anche meno suscettibili alla delocalizzazione.

La chiave green è una soluzione prevista da molti paesi e fortunatamente, noi, non siamo lontani dall’adottarla: basta pensare che a metà Aprile è stata creata, insieme alla commissione ambiente dell’ Europarlamento, l’Alleanza per il rilancio verde su iniziativa di 12 ministri Ue dell’ Ambiente. E anche per quanto concerne la questione del Recovery Fund un ruolo di primo piano spetta agli investimenti sostenibili previsti dal Green Deal.

Quindi lo scenario che si prospetta è quello di avere più lavoratori nel settore green per le energie pulite, per la riqualificazione degli edifici e per il capitale naturale.

In questo modo non solo si otterrà un modello economico “più resiliente, protettivo, autonomo e inclusivo” ma si preparerà il paese ad un futuro a zero emissioni.

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