Novembre 16, 2024

Depressione: siamo geneticamente predisposti?

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Tra i disturbi mentali, la depressione è quello più diffuso. In Italia circa 2,8 milioni di persone ne soffrono. Questione di genetica?

Forza, devi fare di più. È colpa tua, non ti impegni abbastanza. Dai, su, smettila di essere così triste e reagisci.

Quante volte abbiamo sentito dire (o perfino, abbiamo detto) certe frasi, vedendo una persona cara in una possibile condizione di depressione?

Perché tendiamo a spronare una persona depressa esortandola a comportarsi diversamente, a credere che possa stare meglio con la sola forza del pensiero?

Sgridiamo forse chi soffre di ipertensione?

Certo, nessuno nega che la depressione sia una condizione psicologica, ma non è solo questo: fattori genetici, ambientali e biochimici concorrono e sono responsabili di questa malattia così complessa.

Innanzitutto, è fondamentale saper definire la depressione. Le malattie mentali sono estremamente difficili da diagnosticare, perciò il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM-5) ci viene in aiuto. Per la diagnosi di depressione, devono persistere almeno cinque tra i sintomi elencati nel manuale: tra questi ritroviamo la perdita di interesse, difficoltà nel sonno, stanchezza cronica, ricorrenti ideazioni suicidarie e altri.

Non sono ancora certe con chiarezza le cause biologiche della depressione, ma pare che sia dovuta (almeno in parte) a una carenza monoammine. In poche parole sembra ci sia una ridotta concentrazione di neurotrasmettitori, sostanze chimiche che mediano la comunicazione a livello nervoso. Tra questi -gli esperti mi permettano di semplificare- la serotonina (ormone della felicità), la dopamina (ormone del piacere e della ricompensa) e la noradrenalina, dalle numerose funzioni.

La patologia -ricordate bene che è una malattia vera e propria- della depressione è molto complessa e ci sarebbero molti aspetti da analizzare. 
La domanda di oggi però è una sola: siamo geneticamente predisposti a sviluppare la depressione?

Cenni di Farmacogenetica e Farmacogenomica

Nonostante i nomi complessi, sono due concetti molto utili nella medicina attuale, spesso volta alla “medicina personalizzata”, “ad hoc” per un determinato paziente. Sebbene la differenza tra le due sia molto sottile, queste discipline emergenti studiano i geni di ogni individuo e come questi possano influenzare la risposta a certi farmaci. Se hai un certo corredo genetico ad esempio, potresti rispondere molto bene a certe terapie e non rispondere per nulla ad altre. Questi studi vengono molto utilizzati in alcune terapie antitumorali: essendo trattamenti molto invasivi, si preferisce cominciare subito con terapie ai quali i pazienti possano rispondere con più efficacia.

Quali sono quindi i geni che possono influenzare la predisposizione alla depressione?

Il SERT, trasportatore della serotonina

Come abbiamo detto in precedenza, la serotonina viene definita principalmente come il neurotrasmettitore del buonumore, nonostante abbia anche molte altre funzioni tra cui regolare i cicli sonno- veglia, il controllo dell’appetito, la sessualità, il sistema cardiovascolare e intestinale. 

Il SERT è una proteina che lega la serotonina nello spazio sinaptico, permettendone il riciclo. Esistono due diversi alleli, ovvero le forme alternative di un gene, per questo trasportatore: “l” long e “s” short.

Se sei una persona con genotipo s/s (quindi due alleli corti, che codificano per un gene), più sarai soggetto nel corso della vita ad eventi stressanti come lutti, maltrattamenti, incidenti, episodi di sofferenza vari,  più sarai incline a sviluppare la depressione. 

A differenza delle persone l/l (due alleli lunghi), per le quali il numero di eventi stressanti nel corso della vita non influirà sulle probabilità di sviluppare più o meno episodi depressivi.


Aumento di incidenza di episodi depressivi in seguito a maltrattamenti severi in persone con genotipo s/s. Aumento medio in persone eterozigoti (con un allele s short e uno l long), nessun aumento per le persone l/l.

Il BDNF, Brain Derived Neurotrophic Factor

Il BDNF, o fattore neurotrofico cerebrale, è una piccola proteina definita neurotrofina. Questa è in grado di indurre lo sviluppo, la sopravvivenza e la funzionalità neuronale.

Tuttavia, in pazienti con polimorfismo Val66Met, cioè che in posizione 66 presentano una sostituzione dell’amminoacido valina con l’amminoacido metionina, si è notato un ridotto volume dell’ippocampo e una ridotta plasticità neuronale, associati spesso a episodi di depressione maggiore. 

Attività cerebrale durante episodi depressivi (a sinistra) a confronto con una normale attività cerebrale (a destra). La predominanza di aree blu e verdi e la carenza di aree gialle indicano una netta riduzione di attività del cervello in fase depressiva

Il sesso

Negli ultimi anni si parla molto di medicina di genere e di quanto le differenze tra uomo e donna possano avere impatto nello sviluppo di certe malattie, piuttosto che altre. Nel nostro caso, sembra che le donne sintetizzino serotonina con una velocità molto più ridotta rispetto agli uomini. Gli uomini sembrano infatti essere meno soggetti ad episodi depressivi rispetto alle donne, e i due aspetti potrebbero essere correlati.

PET ottenute da un soggetto maschile e femminile. La rappresentazione indica la velocità di sintesi della serotonina in condizioni normali nell’uomo (A) e nella donna (B) e in condizioni di deplezione di triptofano, substrato di partenza per la sintesi della serotonina stessa (C e D).
 

I citocromi

Una volta nel nostro corpo, i farmaci subiscono 4 processi, noti come ADME. Assorbimento, Distribuzione, Metabolismo, Escrezione. Un farmaco quindi, una volta assorbito nel nostro corpo e distribuito ai vari distretti, subisce spesso delle modificazioni: si dice quindi che viene “metabolizzato”. Ad effettuare questa operazione sono i citocromi, appartenenti a una superfamiglia di enzimi, atti a modificare i farmaci in diversi modi, attivandoli, rendendoli più solubili, inattivandoli, e così via. 

Ciascuno di noi può avere più o meno copie funzionali di geni per questi citocromi, influenzando, ad esempio, la concentrazione di un certo farmaco. Diversa concentrazione nel sangue provocherà un effetto farmacologico maggiore o minore. Il farmaco sarà perciò più o meno efficace, ma in alcuni casi anche più o meno tossico.

Vengono misurati i livelli plasmatici in seguito a somministrazione di nortriptilina, noto antidepressivo oggi non molto usato. In questo caso il citocromo (CYP2D6) modifica il farmaco per eliminarlo. Le persone che hanno più copie di geni per questo citocromo (es. 13 copie funzionali) hanno livello plasmatici del farmaco molto bassi, e il trattamento con questo antidepressivo potrebbe non essere affidabile. I pazienti con solo 1 o nessuna copia di geni per questo citocromo invece avranno una concentrazione plasmatica di questo farmaco molto alta, potenzialmente con una migliore risposta alla terapia o addirittura rischi di tossicità.

Questi e molti altri geni, di cui numerosi ancora sconosciuti, sembrano essere coinvolti nella complessa patologia della depressione. 

Per questo motivo, esistono alcuni test farmacogenetici per analizzare i geni legati alla depressione e per cercare il farmaco più adatto per il trattamento farmacologico. Ad oggi tuttavia questi test sembrano presentare numerosi limiti e criticità, perciò non vengono molto usati in quanto i risultati sono discordanti. 

Recenti studi inoltre sembrano sostenere che la relazione tra genetica e depressione non sia così significativa e che invece l’impatto ambientale sia di rilevanza molto maggiore.

Lo studio dei meccanismi più profondi alla base della depressione continua senza sosta, ma la genetica da sola non basta: essendo un disturbo multifattoriale fattori psicosociali, biologici e ambientali sono di fondamentale importanza.

Voi sareste curiosi di sapere se siete geneticamente predisposti alla depressione? O, al contrario, preferireste non saperlo mai?

Poiché la depressione è spesso associata a fenomeni ansiosi cronici, se volete leggerne di più sull’ansia trovate un nostro articolo qui.

Se invece avete domande, scrivetemi nei commenti!

Fonti:

Genetics Factors in Major Depression Disease

Pet scan of the brain for depression

The serotonin transporter and early life stress: a translational perspective

Differences between males and females in serotonin synthesis

Farmacogenetica e depressione

The moderation by the serotonin transporter gene of environmental adversity in the aetiology of mental illness: review and methodological analysis

No Support for Historical Candidate Gene or Candidate Gene-by-Interaction Hypotheses for Major Depression Across Multiple Large Samples

1 thought on “Depressione: siamo geneticamente predisposti?

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