Emozioni epidemiche
3 min readIl modo in cui ci poniamo, anche non intenzionalmente, cambia radicalmente sia la nostra percezione del mondo che la nostra interazione con esso.
Se siamo divertiti tendiamo a sorridere e sorridere tende a farci sentire divertiti.
In uno studio del 1988, ad alcuni studenti fu chiesto di giudicare quanto alcune vignette fossero divertenti mentre tenevano in bocca una matita (1).
Se prendiamo una matita, infatti, stringendola tra i denti con la gomma a destra e la punta a sinistra assumeremmo un’espressione sorridente. Stringendola, invece, con una sola delle due estremità tra i denti tenendo l’altra libera davanti a noi, assumeremmo un’espressione imbronciata.
Gli studenti in questione giudicarono le vignette mantenendo la matita in uno o nell’altro modo. I primi, sorridenti, trovarono le vignette più divertenti di quelli la cui espressione era imbronciata.
In un altro esperimento, i soggetti imbronciati lamentavano una maggiore risposta emotiva di fronte a foto inquietanti, come quelle di vittime mutilate da incidenti (2).
L’emotività è contagiosa: le persone, quando vedono espressioni emozionali, reagiscono con espressioni simili.
Ulf Dimberg, professore a Uppsala, ha approfondito l’evento chiedendosi se le reazioni facciali corrispondenti a quelle osservate, possono essere suscitate anche quando le persone sono inconsciamente esposte a determinate espressioni emozionali (3).
Ai partecipanti a un suo studio, ha mostrato per 30 millisecondi una faccia contenta, neutra o arrabbiata, seguita immediatamente dalla presentazione di una faccia che non esprimeva emozione. È emerso che, nonostante i soggetti non fossero consapevoli delle espressioni che avevano le facce mostrate, i loro muscoli facciali esprimevano proprio quella determinata espressione.
Le reazioni emozionali, positive e negative, possono essere inconsciamente evocate.
Le emozioni negative, in particolare, sono elaborate in maniera più veloce ed efficiente dei volti felici. Il rilevamento rapido di espressioni di rabbia o minaccia caratterizza un evidente valore evolutivo: guadagnare anche pochi secondi sul tempo necessario a individuare un predatore, aumenterà le probabilità di sopravvivenza (4).
Queste operazioni automatiche riflettono la nostra storia evolutiva.
Ci immedesimiamo nelle emozioni degli altri e ogni nostra azione, in una società, è una risposta ispirata dall’empatia verso qualcun altro. L’empatia, in questa chiave, viene presentata come un valore necessario alla sopravvivenza di una specie e degli individui che la compongono.
Secondo Ramachandran, neuroscienziato famoso soprattutto nel campo delle neuroscienze del comportamento, il “grande balzo in avanti” sarebbe avvenuto in maniera definitiva solo con l’acquisizione, da parte dell’Homo Sapiens, della capacità di imitare.
Il cervello dell’Homo Sapiens aveva raggiunto una grandezza simile a quella attuale già migliaia di anni prima del momento del grande balzo ma il progresso culturale e sociale prese piede solo a partire da quel dato periodo. Che cosa sia successo davvero in quegli anni resta tuttora un mistero ma è affascinante credere che ciò che abbiamo oggi sia il risultato di una serie di efficaci interazioni mediate da neuroni che ci permettono non solo di capire gli altri ma anche di imitarli.
A volte basta un sorriso. O uno starnuto.
Riferimenti consultabili:
1. Strack, Fritz, Leonard L. Martin, and Sabine Stepper. “Inhibiting and facilitating conditions of the human smile: a nonobtrusive test of the facial feedback hypothesis.” Journal of personality and social psychology 54.5 (1988): 768.
2. Dimberg, Ulf, Monika Thunberg, and Sara Grunedal. “Facial reactions to emotional stimuli: Automatically controlled emotional responses.” Cognition & Emotion 16.4 (2002): 449-471.
3. Dimberg, Ulf, Monika Thunberg, and Kurt Elmehed. “Unconscious facial reactions to emotional facial expressions.” Psychological science 11.1 (2000): 86-89.
4. Fox, Elaine, et al. “Facial expressions of emotion: Are angry faces detected more efficiently?.” Cognition & emotion 14.1 (2000): 61-92.
Studio Medicina e Chirurgia. Mi affascina lo spettro della conoscenza nella sua interezza, con un occhio di riguardo per le scienze sociali e mediche. La divulgazione culturale rappresenta per me un mezzo necessario per il progresso e reputo responsabilità d’ognuno prenderne atto. La mente dell’universo è sociale e noi, scrisse Marco Aurelio, siamo al mondo per darci aiuto reciproco: come le mani, le palpebre, le due file di denti.