Etnografia della scuola: il mondo in una classe
3 min readCon l’arrivo di questa pandemia la scuola è diventata un tema centrale di scontro, ma anche di confronto. Tuttavia, ancora una volta, le scienze sociali, anticipando in qualche modo la centralità di questa istituzione, hanno già dal secolo scorso trovato necessario studiarne tutti i componenti e i meccanismi.
La scuola, intesa come luogo in cui si svolgono quotidianamente attività didattiche, culturali e fisiche, può essere considerata una piccola comunità che ha vita propria e regole specifiche.
Come possiamo, dunque, scoprire le affascinanti dinamiche del complesso mondo dell’educazione e dei suoi luoghi?
Servendoci dell’Etnografia della scuola e dello schooling.
I campi di studio sono vari: l’educazione formale, la natura dell’istituzione scolastica, la finalità della stessa, i rapporti con le disuguaglianze.
Citando un interessante studio di Leoncini, dell’università di Firenze:
La scuola costituisce il luogo di convivenza, per eccellenza, di persone provenienti da mondi completamente diversi che trascorrono e condividono insieme un percorso di crescita e di maturazione unico e irripetibile, che i libri di testo e i programmi cercano di indirizzare, coadiuvati dagli/dalle insegnanti.
Leoncini
Inoltre, la scuola ha una funzione sociale e di aggregazione e, quindi, conoscere che avviene in questo “micro-mondo” ci aiuta a capire le dinamiche riscontrabili in altri aspetti della quotidianità e migliorare il futuro della società intera. Per questa ragione, i ricercatori dovrebbero, a mio avviso, entrare nella scuola, nel vero senso della parola, e descrivere ciò che accade all’interno, comunicando con chi ne fa parte (studenti, insegnanti, operatori scolastici, tecnici di laboratorio, dirigenti, ecc.) per creare, per quanto possibile, un modello di scuola sostenibile, di qualità e che rispetti i diritti umani. In altre parole, un’istituzione che porti avanti l’idea di benessere e di serenità.
Le basi metodologiche, per mettere in atto quanto sopra descritto, sono costituite dalle tradizionali tecniche di indagine della ricerca in campo antropologico, ovvero l’osservazione partecipante, l’ascolto e le interviste.
Per osservazione partecipante si intende la partecipazione alle lezioni in classe per un determinato numero di ore in cui si osservano gli avvenimenti, le interazioni, i dialoghi, le relazioni tra compagni, e tra gli studenti e gli insegnanti all’interno della classe. Spesso si ricorre alla registrazione di questi momenti. Le interviste sono rivolte a genitori, al personale scolastico, alle/agli insegnanti, ma anche alle istituzioni locali.
Il lavoro sul campo è unico e singolare; il ricercatore sperimenta il suo “essere qui adesso”. La presenza sul campo è un’esperienza personale, un dialogo reciproco e senza fine fra l’interprete e l’interpretato e, certamente, un processo di conoscenza. Uno degli obbiettivi è porre l’accento sui processi o pratiche della scuola, piuttosto che sull’istituzione scolastica in sé.
Su cosa si concentra dunque l’etnografia della scuola?
Sulle Forme di comunicazione non verbale, sulla cultura incorporata nell’organizzazione degli spazi e degli oggetti materiali, sulle posture dei corpi e molto altro.
E, cosa ci dice dunque, nel concreto, la ricerca etnografica ?
Ci dice, per esempio, che la scuola non è un luogo neutrale. La scuola vive e riflette i cambiamenti storico-sociali del contesto in cui è inserita. I nuovi studi sulla DAD prossimi alla pubblicazione potrebbero essere un pilastro portante della futura pedagogia, didattica e delle dinamiche socioculturali.
Le istituzioni scolastiche sono, quindi, soggetti che mettono in atto strategie difformi per accogliere, selezionare e diversificare, ma sono indiscutibilmente ancora “siti di produzione culturale”.
In pratica, grazie agli studi sul campo dell’etnografia possiamo avere a disposizione un mondo fatto di rituali, di culture dominanti e urbane, di linguaggi.
È il contenitore di ciò che la società moderna era, è, e sta diventando.
Mi sono laureata in Lettere con indirizzo antropologico-geografico presso l’Università di Salerno. Ho conseguito due master: in Marketing presso lo IED di Milano e in Logistica Internazionale presso l’Università di Firenze. Ho fatto della Antropologia e della Etnografia una passione ed un lavoro. Attualmente sono docente di italiano nella scuola secondaria di primo grado, occupandomi di antropologia sociale e culturale della preadolescenza. Leggere è la mia passione, scrivere il mio impulso irrefrenabile.