EURE-CRA!
5 min readJohn Gardner sosteneva che il mondo fosse una sfilata interminabile di simboli. Nella nostra quotidianità qualunque persona, cosa, pianta o animale può diventare un simbolo. Tuttavia, la vastità di significati, semplici, complessi o perfino mistici, che possiamo assegnare a ciascuno di essi rende estremamente complessa la loro interpretazione. È proprio questo il caso del corvo, un animale dalla simbologia dibattuta ma ricca di sorprese. La sua spiacevole attitudine a nutrirsi di carcasse lo rende inevitabilmente un’immagine nefasta, associata alla morte, ma, se ci addentriamo in altre culture o leggende popolari, scopriamo che il corvo è stato in passato raffigurato come animale sacro. Basti pensare al mito di Odino, dio dei Vichinghi, il quale possedeva due corvi, chiamati Pensiero e Memoria. Non è un caso che i corvi di Odino avessero questo nome: negli anni è nata l’idea che il corvo fosse dotato di una straordinaria intelligenza ed è proprio stata la scienza a confermare questo fatto!
Addentriamoci nei dettagli, ripercorrendo la storia del corvo, tra scienza, religione e letteratura.
Il corvo e la letteratura
Sono molteplici i rimandi letterari e culturali alla figura del corvo. È sufficiente citarne pochi esempi per capirne il carattere antitetico.
È celebre la favola di Esopo in cui un corvo volò sul ramo di un albero per potersi degustare un pezzo di formaggio, ma venne ingannato da una volpe furbacchiona. Infatti, quest’ultima, fissandolo dai piedi dell’albero, lo trasse in inganno con finte adulazioni sul suo aspetto e lo indusse a cantare. Il povero corvo ci cascò di sana pianta e spalancò il becco, facendo cadere dal ramo il formaggio, che fu immediatamente inghiottito dalla volpe. Questa fiaba ci insegna a non cadere nei pericoli degli adulatori, ma, erroneamente, anche che i corvi non sono più di tanto scaltri.
Facendo ora un salto temporale di parecchi secoli, il simbolismo cristiano raffigura il corvo come antitesi della colomba, cioè come emblema dell’eretico. Eppure, in diverse immagini votive, San Benedetto viene rappresentato con una coppa alla sua destra ed un corvo alla sua sinistra. Ciò rimanda ad un episodio della vita del santo, nel quale un prete di nome Fiorenzo, invidioso dei progressi virtuosi del pio uomo, gli recapitò del pane avvelenato. San Benedetto, ravvedutosi del fatto, ordinò ad un corvo di afferrare quel pane e di portarlo lontano dove nessuno avrebbe potuto trovarlo.
Infine, non può mancare una menzione speciale al corvo di Edgar Allan Poe. Lo scrittore statunitense dedicò a questo uccello una poesia, chiamata appunto “Il corvo”, che diede poi il nome ad un’intera raccolta. L’opera descrive la sofferenza di un amante per la perdita della propria amata; costui, disperato nella stanza delle memorie della defunta, riceve poi la visita di un corvo al quale pone diverse domande, ma l’uccello ripete incessantemente la stessa risposta: “Mai più”. Dietro il corvo si nasconde una scelta stilistica: è l’animale perfetto per la continua ripetizione del ritornello della poesia, dove il Mai più diventa sempre più accentuato, fino al raggiungimento del culmine della massima disperazione.
Il corvo e la scienza
I corvi non sono solo emblema del dolore, ma anche dell’intelligenza. Questa è un’evidenza scientifica. Per spiegarmi, introduco brevemente il cosiddetto Principio di Archimede. Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso e tale forza, detta spinta di Archimede, dipende dalla densità del fluido, dal volume del corpo immerso e dalla accelerazione di gravità. Quindi, dipende sostanzialmente dalla massa di fluido spostato.
La famosa esclamazione “EUREKA!” è attribuita proprio ad Archimede, quando entrò in una vasca e osservò che il livello di acqua si era alzato: il volume di acqua spostato era uguale al volume della parte di suo corpo immersa.
A tal proposito, un aneddoto interessante è il seguente: Gerone II, tiranno di Siracusa, commissionò ad un orefice una corona per celebrare un suo successo; tuttavia ebbe il sospetto che la corona recapitatagli non fosse totalmente fatta d’oro, ma contenesse anche materiali meno pregiati, come rame o argento. Archimede aveva capito che materiali diversi, dello stesso peso ma volumi diversi, se immersi in acqua ricevevano spinte diverse e sfruttò il suo principio per smascherare la frode, immergendo in acqua la corona e un lingotto d’oro dello stesso peso e scoprendo che ricevevano spinte diverse.
Cosa c’entrano in tutto ciò i corvi? L’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, ha condotto uno studio interessante. Gli scienziati hanno riempito parzialmente d’acqua un tubo e hanno poi inserito al suo interno un pezzo di carne. Il livello dell’acqua non era tale da far raggiungere al becco di un corvo, posto nelle vicinanze del tubo, l’ambito pezzetto di carne. Tuttavia, furono posizionate attorno all’uccello delle pietre. Dopo qualche tentativo, il corvo fu in grado di capire che, per raggiungere il boccone, gli era sufficiente immergere nel tubo la pietra, facendo così alzare il livello dell’acqua. Si è dimostrato non solo che i corvi hanno buone capacità cognitive, ma anche una buona conoscenza della fisica!
Le sorprese non sono finite:infatti, i corvi sanno cos’è lo zero! In uno studio del 2015 pubblicato sul Journal of Neuroscience, gli studiosi hanno posizionato due corvi davanti ad un monitor, sul quale potevano apparire immagini contenenti da zero a quattro punti neri. Dopo la visione, appariva un’altra figura di prova contente uno stesso o ugual numero di punti. Se le immagini avessero corrisposto, gli uccelli avrebbero dovuto beccare lo schermo. Sebbene il 75% delle volte avessero dato la risposta giusta, l’immagine a zero è stata spesso confusa con l’immagine ad un punto, dimostrando così che trattano il niente come una quantità numerica, in quanto l’assenza di punti è approssimata ad un punto.
Il tutto è ancor più straordinario se si pensa che lo zero è spesso associato al simbolo di nulla o assenza di qualcosa, ma che le creature animali lo considerano parte degli altri numeri. Lo zero è interpretato dal cervello dei corvi alla stregua degli altri numeri.
Per approfondimenti, si rimanda all’articolo di Quantamagazine.
Diplomato al liceo classico, laureato in fisica a Trieste. Mi sono specializzato in astroparticelle alla Sapienza di Roma. Attualmente vivo a Bologna, dove ho iniziato il dottorato. I miei interessi spaziano l’arte, il cinema, la letteratura e la scrittura. Sono appassionato di divulgazione scientifica e credo nella sua capacità di insegnare ed emozionare. Ritengo infatti che ragione e passione siano indissolubilmente collegate, in quanto la scienza ci fornisce la chiave di lettura del reale, ma, come diceva Platone, non si può aprire la mente se prima non si apre il cuore.