Novembre 16, 2024

Filosofia e scienza. Intervista a Costanza Polastri

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Gli apostoli della scienza stanno facendo sentire la propria voce. Abbiamo intervistato Costanza Polastri, che ha uno splendido canale su Youtube
Costanza Polastri

Quali sono i primi ricordi legati alla tua infanzia?

Non ne ho di particolarmente significativi, ricordo solo che ero una bambina felice e curiosa.

Cosa ti ha spinto ad approdare su YouTube per svolgere il tuo lavoro di divulgazione della scienza e non solo?

Alla fine del 2017 avevo finito la triennale di fretta ed ero in burnout totale. Per di più, nello stesso periodo per la prima volta sono stata lasciata dal mio fidanzato di allora, ed ero parecchio depressa in quei mesi. Volevo un modo di essere creativa, e di parlare di qualcosa che non fosse solo fisica. Ho provato a mandare in giro qualche articolo a blog e riviste, ma non ho ottenuto alcuna risposta, così ho trasformato la prima cosa che ho scritto in un video e l’ho pubblicato da sola.

Ti andrebbe di parlarci di tre libri che hanno cambiato significativamente la tua esistenza e che, secondo te, meritano di penetrare quante più persone possibili per smuovere in esse una visione più matura e consapevole della realtà?

Scegliere solo 3 libri è quasi impossibile, ma ci proverò!
Di sicuro “Godel, Escher, Bach” di Douglas Hofstadter, che ho letto al liceo per la prima volta ed è tutt’ora il mio libro preferito. Mi ha fatto vedere come gli argomenti fossero in realtà collegati fra loro, e leggendolo ho pensato “oh, allora non sono l’unica per cui il mondo funziona così”.
Poi c’è “Il secondo sesso” di Simone de Beauvoir. La scoperta che c’erano tantissime filosofe e filosofi che prima di me avevano riflettuto su cosa sia il genere e sui ruoli di genere mi ha aperto un mondo. Sapere che, se subivo una molestia, non era colpa mia mi ha permesso di vivere meglio nel mio corpo e di non sentirmi in colpa per qualsiasi cosa facessi, mi ha liberata e sarò per sempre grata a questo testo per aver cominciato un processo così importante.
E infine… ce ne sono tanti, ma voglio scegliere “Il mito di Sisifo” di Albert Camus. Mi piace molto la sua visione della vita, mi piace l’idea di non suicidarsi come atto di ribellione.

Il tuo percorso universitario all’insegna della fisica, la scienza eletta per eccellenza, sarà stato sicuramente lastricato di sfide difficili, che avrai affrontato e superato vivendo la vita universitaria insieme a tutto quello che comporta, ossia sacrifici, soddisfazioni e ricordi indimenticabili. Spesso questo percorso comporta uno stravolgimento sostanziale della propria vita che porta però ad allargare i propri orizzonti culturali. In che modo dedicare le tue energie e il tuo cuore a questo mondo ha cambiato la tua vita?

Credo che prima di ogni altra cosa il mio percorso mi abbia reso più umile di ciò che ero, so di non sapere a livello viscerale, ora. Sono più oggettiva nel stimare le mie abilità, e più scettica verso quelle degli altri.

Il nostro è un progetto ad ampio respiro, fondato sul presupposto che la dimensione umanistica possa pervadere il mondo scientifico e collimare con esso al fine di migliorare le condizioni degli esseri umani. Qual è il tuo punto di vista in merito? Secondo te la scienza può trarre ispirazione dalla cultura umanistica e viceversa?

Io credo che non possano prescindere l’una dall’altra: anche solo per rispondere alla domanda “perché è importante studiare la scienza?” si deve interpellare la filosofia. La rivalità fra umanisti e STEM è per lo più goliardica, e andando avanti con gli studi quasi tutti gli scienziati superano. Tuttavia, vedo molto spesso umanisti che professano quasi con orgoglio di “non capire nulla di matematica”, molto più spesso di quanto vedo fisici o matematici che denigrano la filosofia, e mi chiedo come mai.

Se potessi tornare indietro nel tempo per incontrare un personaggio intellettuale a tua scelta e raccontargli qualcosa del mondo contemporaneo, chi sceglieresti e cosa gli racconteresti?

Mi piacerebbe far sapere a Emmy Noether che è andato tutto bene, e le sue scoperte ci piacciono. Mi piacerebbe anche fare una chiacchierata con Galileo, ma conoscendolo proverei a spiegargli che su alcune cose si sbagliava e lui dibatterebbe con me per 40 minuti fino a convincermi del contrario…

Teatro, danza, letteratura, pittura, musica, fotografia e via discorrendo rappresentano forme artistiche attraverso le quali, per mezzo della catarsi di turbamenti interiori, è possibile librarsi in qualcosa di sublime, etereo e ineffabile. Si dice che tanta gente abbia trovato uno spazio salvifico nell’arte. Che cosa significa per te essere liberi?

Avere tante opzioni, tante vite possibili.

Cosa ti aspetti per il futuro e quali sono le tue speranze sul mondo che verrà, soprattutto alla luce delle nuove sfide etiche che incombono su di noi?

Ho poca fiducia nel futuro. Non in maniera fatalista, non credo sia mai tutto perduto e pensare che lo sia è solo un’altra scusa per non pensarci. Ma un futuro senza migrazioni di massa, disastri climatici, siccità e inondazioni non è probabile. Faccio comunque la mia parte, per quanto riesco.

Quali consigli daresti a tutti i giovani in procinto di intraprendere un percorso simile al tuo?

Impegnatevi in quello che fate, quanto più siete concentrati quanto più raccoglierete frutti dal vostro lavoro.

Sei soddisfatta della vita che stai facendo? Cosa ti manca per essere felice?

No. Un’attitudine più positiva alla vita e un paio di milioni di euro 🙂

Ringraziamo Costanza Polastri (su YouTube Polynerdeia) per averci concesso l’intervista!
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