Freud in un videogioco: intervista a Fortuna Imperatore
4 min readCiao Fortuna, grazie per aver accettato di essere intervistata! Come prima domanda vorrei chiederti di parlarci un po’ della tua infanzia e del tuo legame con tutta quella che è la cultura “nerd”. Perché proprio un videogioco e perché scegliere Freud come protagonista?
Freud è stato uno dei miei grandi amori. La sua personalità così sprezzante, cinica, rivoluzionaria, mi ha ispirata. Si parla spesso di psicologia dei videogiochi ma dando sempre spazio alla malattia, all’oscurità, al dolore. Volevo incentrare tutto sulla vita di Freud per gettare luce sulla routine di uno psicoanalista e sulle crisi che attanagliano la sua mente.
Immagino che il gioco, almeno nelle sue prime fasi di produzione, sia stato finanziato interamente da te. Conciliare studio e lavoro è una scelta nobile, coraggiosa ma non sempre facile da seguire. Che consigli daresti a chi intende studiare e nel contempo provare ad avere un’indipendenza economica?
Il gioco è stato e sarà interamente finanziato da me, non ho un producer e nemmeno un team con cui dividere spese. Ho studiato psicologia e filosofia mentre lavoravo in una impresa di pulizie, quindi in generale posso confermare che non è tanto una sfida quanto una devozione e un atto di fede. Ai giovani continuerò sempre a consigliare di lottare contro una società che li vuole pigri e assuefatti, ribellandosi a tutti i demoni che la società stessa vuole ci abitino: ansia, paura di fallire, paura di non essere all’altezza. Kant diceva “ sapere aude!”, abbiate sempre il coraggio di servirvi della vostra intelligenza.
Freud, indagando l’anima umana, ha scoperto un Io quasi perennemente divorato da istanze contrastanti, che a volte lo esaltano e altre volte lo inducono a vivere sensazioni di profonda angoscia e solitudine. La tua ricerca, nel tuo percorso di vita e negli studi per costruire la storia che vuoi raccontarci, è stata fruttuosa per condurti all’equilibrio?
Si. L’equilibro è un concetto strano, sembra rimandi ad un approdo, in realtà somiglia al momento in cui una zattera (la mente) supera una tempesta e si ferma in un porto qualche istante, facendo i conti con le provviste rimaste e con i miglioramenti da apportare per affrontare la prossima tempesta. Io vivo crisi esistenziali da quando ho memoria, ma stavolta ho tra le mani un risultato tangibile: un gioco nato dalla mia follia e dalla mia insospettabile tenacia (ho studiato tutto da autodidatta).
Se potessi vivere durante l’epoca di Freud e avessi la possibilità di incontrarlo, che cosa gli racconteresti del mondo di oggi?
Gli direi di posare la dose di morfina! Sono certa che lui come i grandi del passato rimarrebbero inorriditi dal mondo moderno. Gli direi che il pianeta è allo sfacelo ma che è in atto una presa di coscienza epocale in materia di diritti umani e di filosofia. Gli direi che nonostante non possiamo dire di sapere cosa sia una guerra, viviamo con lo spettro dell’apocalisse sulla noce del collo, ma che ci stiamo svegliando lentamente dal torpore.
Quali sono le principali difficoltà che deve affrontare una persona giovane che decide di dedicarsi a una scelta imprenditoriale di questo tipo?
Sono tutte difficoltà! Non esiste una mappa, non esiste una guida e uno schema. È improvvisazione pura e necessita di un enorme fiducia nei propri mezzi. Bisogna essere originali, creare strade nuove anziché produrre per anni un gioco- fotocopia. Bisogna parlare di ciò che si conosce con onestà e questo verrà ripagato e riconosciuto.
Cosa pensi degli sviluppi del panorama videoludico italiano e dell’indie nello specifico?
Lo conosco poco, io sono naïf nel senso puro del termine. Non conosco i retroscena di questo mondo perché ho volutamente evitato di approfondire altrimenti avrei mollato. Ci sono limiti e ingiustizie immani a livello economico, l’Italia non capisce mai come e dove investire, cresce i suoi figli nei debiti e li nutre di passività. Bisogna star lontani dalle strade propinate come sicure e creare, solo dopo bisogna fare i conti con dimensioni quali il marketing e il publisher.
Il videogioco, Freud’s Bones, è stato accolto positivamente dalla critica. Pensi che potrà avere in seguito o, in generale, credi di proseguire lungo questa strada?
Lo farò, non ho mai trovato nulla che mi desse un senso vitale simile. Le persone hanno guardato nell’anima di una demo e hanno visto i miei occhi, le mie parole, i miei demoni e non si sono limitate a farmi i complimenti, hanno investito in un progetto di un estraneo in un momento di crisi economica mondiale: nulla sarà mai paragonabile al calore umano percepito durante la mia campagna Kickstarter. C’è un mondo di menti e cuori che vogliono sentire che qualcuno come loro ce l’ha fatta, è riuscita a realizzare qualcosa tra mille difficoltà.
Oltre a Freud e a tutto ciò che ha forgiato quali sono stati i baluardi culturali più importanti della tua esistenza?
Sicuramente assorbire le parole di “ Così parlò Zarathustra”. Leggere Nietzsche, Hesse, Wilde. Ad un certo punto ho scoperto “L’Urlo” di Ginsberg e sono partita in un viaggio alla scoperta della collera che mi aveva invasa, dell’odio che mi portavo dentro per una società che stava schiacciando e affamando me e tutti i giovani come me. Questi autori e molti altri hanno occupato la tavola rotonda nella mia mente e , nonostante le urla e la confusione, mi hanno preparato i balsami per curare le mie ferite.
Ringraziamo Fortunata Imperatore per averci concesso l’intervista e le auguriamo in bocca al lupo!
La Redazione di Antropia.it si occupa di intervistare personaggi di rilievo nel panorama culturale regionale, nazionale e internazionale, allo scopo di portare voci autorevoli che possano trasmettere un messaggio costruttivo ed essere baluardi della cultura in Italia.