Gatti liquidi, IGnobel e scienza leggendaria
4 min readGli scienziati, si sa, sono persone caratterizzate da una grande inventiva e da un notevole senso critico nell’analisi dei fenomeni naturali. La passione e la serietà professionale sono ingredienti fondamentali per definire la figura del ricercatore. In realtà però, lo zelo imperturbabile, la mente calcolatrice priva di emozioni e un’apparente aura di superiorità quasi mistica – caratteristiche spesso associate all’idea “classica” di scienziato – sono meri stereotipi che nascondono la nostra vera natura: una buona dose di comicità, ironia e follia che rende gli uomini e le donne di scienza degli irriverenti burloni a tutti gli effetti. Questo spiccato senso dell’umorismo ha portato nel corso degli anni alla realizzazione di scoperte scientifiche quasi leggendarie.
La carriera da ricercatore non è facile. La pubblicazione di un valido lavoro scientifico su riviste specializzate è un processo lungo che richiede tempo, fatica, costanti revisioni e l’attitudine a mettersi sempre in discussione. Nel sistema attuale, gli articoli di ricerca (i così detti “papers” in inglese) costituiscono il biglietto da visita dello scienziato nel mondo accademico. Il ricercatore è costretto di conseguenza ad un continuo e spesso frustrante potenziamento del suo curriculum attraverso nuove pubblicazioni e collaborazioni, cercando riviste sempre più rinomate e gruppi di ricerca celebri nel proprio ambito. Non si può certo definire un lavoro all’insegna del relax…
In alcuni casi eccezionali un mix di ottima qualità, (tanta) fortuna e tempismo possono produrre scoperte di portata epocale che si ripercuotono sulla comunità scientifica in modo rilevante, cambiando o modificando la direzione della ricerca in quella determinata categoria. Ogni anno, cinque commissioni si riuniscono per assegnare ciò che può essere considerato il più alto riconoscimento culturale in altrettanti settori fondamentali dello scibile umano: medicina e psicologia, letteratura, fisica, chimica e pace. Sto parlando ovviamente del famoso premio Nobel, il titolo più ambito da ogni intellettuale studioso di uno dei rami del sapere interessati.
Nota piuttosto ragguardevole: ogni tanto capita di sentire in giro personaggi di dubbia professionalità che millantano di essere stati (o di conoscere persone che sono) candidate al premio Nobel. Peccato che tali candidature, selezionate annualmente da una serie di esperti, rimangono segrete per 50 anni!
Accanto al premio Nobel esiste però un’altra, altrettanto celebre, categoria di titoli che viene assegnata dal 1991 e che suscita l’attenzione di migliaia di scienziati, speranzosi di essere considerati per questo epico riconoscimento: il premio IG Nobel (o Ignobel), sponsorizzato dalla rivista Annals of Improbable Research (AIR). Si tratta di un titolo satirico, consegnato agli autori delle ricerche strampalate, folli e spesso totalmente assurde, ma valide e ben costruite dal punto di vista scientifico. Studi che, come si legge nella descrizione del premio , “prima fanno ridere e poi danno da pensare”.
Tra gli Ignobel troviamo davvero di tutto: dalla levitazione di una rana in un campo magnetico, a come la birra, la panna acida e l’aglio modificano l’appetito delle sanguisughe, fino all’invenzione di un reggiseno che può essere usato come maschera antigas.
Ma tra le centinaia di meravigliose follie compiute dai ricercatori negli ultimi anni e insignite del leggendario premio, una in particolare cattura la nostra attenzione: uno studio che troverà tra i suoi sostenitori tutti gli amanti dei felini domestici. Non potevano che essere loro, i gatti, protagonisti di un lavoro realizzato nel 2017 dal fisico dell’Università di Parigi Marc-Antoine Fardin. Vi è mai capitato di trovare il vostro adorabile gattino infilato in qualche scatola, vaso o improbabili fenditure, chiedendovi esterrefatti come l’animale sia riuscito ad occupare quello spazio angusto quasi come se non fosse composto da materia solida? Inutile dire che la ricerca di Fardin, dall’accattivante titolo “On the rheology of cats” risponde in modo rigoroso a questa domanda dimostrando scientificamente che i gatti si comportano a volte come dei solidi e altre volte come dei liquidi.
Il ricercatore ha applicato i principi della reologia, quella branca della scienza che studia le distorsioni e deformazioni di corpi soggetti a forze esterne, per determinare il tempo di rilassamento dei gatti, ovvero l’intervallo necessario all’animale per adattare il suo corpo all’ambiente circostante. Il risultato è sorprendente: in alcune situazioni e su tempi sufficientemente lunghi, il gatto tende effettivamente a modificare la sua forma in base al contenitore ove si adagia, e può essere descritto dal punto di vista fisico proprio come un liquido.
Un lavoro divertente che rimarrà senza dubbio nella storia per la sua stravaganza, ma comunque estremamente formativo nel dimostrare come la fisica non sia soltanto “noia, formule e barbosi esperimenti”, ma intervenga in modo accattivante in ogni aspetto della nostra quotidianità. Per chi pensasse che questi folli scienziati vincitori di Ignobel siano eccezioni rispetto ad una media di individui più seriosi ed impeccabili, ecco una chicca niente male: Il fisico Andrej Gejm è stato in grado di ottenere sia un Ignobel nel 2000, sia un Nobel nel 2010. Chissà quale sarà il suo premio preferito? Noi, ovviamente, non abbiamo dubbi al riguardo.
Sono ricercatore di Astrofisica e Cosmologia presso l’Università di Milano Bicocca. Da più di tre anni svolgo eventi di divulgazione in giro per l’Italia e non solo. Autore di tre libri divulgativi, collaboro tuttora con diverse associazioni, Università ed istituti di ricerca per la diffusione della conoscenza scientifica alla comunità. Nella mia visione, la scienza è una forma d’arte in grado di deliziare, intrattenere e divertire permettendoci in aggiunta di imparare qualcosa di nuovo e sorprendente.
1 thought on “Gatti liquidi, IGnobel e scienza leggendaria”