Hiroo Onoda: il soldato fantasma
4 min read30 Dicembre 1944: Hiroo Onoda, ufficiale dell’intelligence dell’Esercito Imperiale nipponico, all’epoca ventiduenne, viene inviato sull’isola di Lubang, nelle Filippine, a oltre 150km da Manila, la capitale. Si tratta di una missione segreta, infiltrarsi dietro le linee nemiche per condurre imboscate e azioni di guerriglia. L’obbiettivo della missione è duplice: spiare le operazioni nemiche sull’isola e compiere atti di sabotaggio, impedendo così l’avanzata americana nelle Filippine.
Gli antefatti storici dietro la missione di Hiroo Onoda
L’impero del Sol Levante, a seguito dell’attacco navale di Pearl Harbor del 1941 è ormai in guerra aperta con gli Stati Uniti d’America. Tokyo combatte al fianco di Roma e Berlino, le potenze dell’Asse, contro Londra, Washington e Mosca, le forze alleate. A scatenare l’offensiva giapponese nelle Hawaii, portando gli USA ufficialmente in guerra, è l’influenza nell’area del Pacifico, cruciale per la politica espansionistica di Tokyo. Privo di petrolio e materie prime il Giappone è di fronte a un bivio: affermare le proprie rivendicazioni con la forza o assistere al declino dell’impero. Tra queste rivendicazioni rientrano le Filippine che, già sotto l’influenza a stelle e strisce, nel 1942 passano sotto controllo giapponese. Durante la 2° guerra mondiale, sul fronte del Pacifico, l’arcipelago assume rilevanza strategica e tra il 1944 e il 1945 diventa teatro di scontro tra Washington e Tokyo. E’ in questo contesto che va inquadrata la storia di Hiroo Onoda, una storia dentro la storia all’interno di uno degli eventi più drammatici del XX secolo.
Gli ordini di Hiroo Onoda e la vita da guerrigliero
Nel corso del ’45 con le Filippine ormai perdute e la compagnia decimata, Hiroo Onoda riceve i suoi ultimi ordini. Sopravvivere e non arrendersi per nessun motivo, mantenendo la posizione in vista di una controffensiva giapponese. E’ qui che a inizio la sua epopea. Sperduto, in un paese nemico e ostile, Hiroo Onoda trova rifugio nella fitta giungla tropicale dell’isola. Onoda non è solo però, sotto il suo comando ci sono altri tre commilitoni. Insieme, nel corso degli anni, compiono sortite verso alcuni villaggi, principalmente a caccia di cibo e informazioni per poi rifugiarsi di nuovo nella foresta. Nel frattempo le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki del 1945 piegano l’impero del Sol Levante e l’Imperatore Hirohito annuncia la resa con gli USA imponendo di “sopportare l’insopportabile“. E’ il 15 Agosto 1945, la guerra è finita, ma Hiroo Onoda non ci crede e in mancanza di contrordini rimane operativo. Ligio al dovere e devoto alla Patria rimarrà in missione, isolato, per i successivi trent’anni.
I trenta anni nella giungla
Dei suoi tre compagni d’armi uno si arrese nel 1950, uno morì poco dopo e l’ultimo rimase ucciso nel 1972. Da quel momento Hiroo Onoda rimane completamente solo nascosto tra la giungla, cibandosi di frutta, radici e piccole prede ma per tre decenni niente lo fa desistere. Né le condizioni in cui si ritrova né le informazioni captate tramite radio e giornali né i tentativi di civili e autorità locali di prenderlo con la forza, contro cui reagisce con violenza (circa 30 i contadini uccisi). Nulla fa vacillare Hiroo Onoda né le spedizioni di recupero giapponese organizzate per convincerlo ad arrendersi né i volantini lanciati sull’isola. Neppure lettere, giornali e foto di famiglia riescono a scalfire la sua cieca convinzione. Onoda “sa” che la guerra è finita e il Giappone è stato sconfitto, ma crede si tratti di informazioni false, manipolate ad arte dal nemico. Del resto, dalla sua postazione, continua a vedere flotte di aerei e navi nemiche nel Pacifico. Non sa, però, che si tratta di un’altra guerra, quella di Corea del 1950 e perciò continua a nascondersi.
La “resa” di Hiroo Onoda
A stabilire un primo contatto con Onoda è Norio Suzuki, studente e avventuriero giapponese che nel febbraio del 1974 riesce a trovarlo nella giungla. E’ lui ad aprire una sorta di trattativa per convincerlo ad abbandonare la sua missione. A farlo desistere, infatti, è solo il contrordine dell’ex Maggiore Yoshimi Taniguchi, appositamente arrivato sull’isola di Lubang. E’ il 9 marzo 1974, Hiroo Onoda ha 52 anni e il mondo è inesorabilmente andato avanti senza di lui.
Foto che ritrae Hiroo Onoda con Norio Suzuki
A rendere ancor più incredibile la storia di Hiroo Onoda, morto a Tokyo nel 2014 a 91 anni, è che il suo non fu un caso isolato, bensì l’esempio più conosciuto di soldato fantasma giapponese. Un’espressione con cui si intende tutti quei soldati dislocati nel Pacifico che, fedeli al codice d’onore giapponese e devoti all’imperatore, continuarono a combattere oltre la fine della guerra. L’ultimo soldato fantasma, però, non fu il più famoso Hiroo Onoda bensì Teruo Nakamura che depose il suo fucile qualche mese dopo, nel dicembre del 1974, ma questa è un’altra storia. Per chi volesse approfondire la storia di Hiroo Onoda, invece, ricordiamo la sua autobiografia “Nessuna capitolazione: la mia guerra trentennale”.
Ho studiato a Siena dove ho conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche e poi la laurea magistrale in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni. Appassionato di storia e attualità, sono molto curioso, mi piace esplorare posti e scoprire cose nuove. Amo guardare film e scattare foto, meglio se in formato polaroid.