Il dialetto sta scomparendo?
3 min readL’italianizzazione del dialetto
Si tratta di un fenomeno noto a quasi tutti i dialetti della penisola, che prende avvio a partire dalla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, e nasce come necessità di coesione linguistica della neonata Nazione, che conta il 78% di analfabeti. L’acculturazione del popolo passa per lo sradicamento delle culture popolari e della loro manifestazione linguistica: il dialetto
Il contesto storico
Nella fase preunitaria i domini d’uso del dialetto e dell’italiano sono nettamente distinti, perciò si può parlare di diglossia senza bilinguismo (Mioni 1975). In tale periodo la maggioranza della popolazione è esclusivamente dialettofona.
La fase postunitaria vede una progressiva omologazione dei dialetti locali che dà origine alla regionalizzazione e, specialmente nel Novecento, a un avvicinamento allo standard dovuto o a un mutamento, più o meno volontario, nella struttura del dialetto o a un vero e proprio cambio di lingua (termine utilizzato in macro-sociolinguistica e in sociologia del linguaggio).
Negli anni Settanta del Novecento, soprattutto nelle regioni in cui il dialetto mostra maggiore vitalità (ad esempio Veneto, Friuli, Sicilia), è lecito parlare di una situazione di diglossia con bilinguismo, seguita, successivamente, da una situazione di bilinguismo senza diglossia: scompare, dunque, la distinzione dei domini d’uso a vantaggio di una conoscenza diffusa del codice dialetto, ma il parlante se ne serve all’interno di un contesto sempre più marcatamente italofono, in enunciati che presentano cambio o mescolanza di codice. Tali tipi di produzioni miste possono essere ricondotti a fattori contestuali: per esempio l’ambito familiare o la presenza di interlocutori anziani favoriscono il passaggio al dialetto per commutazione referenziale (o di codice), ma la tendenza generale è allo svincolamento da tali fattori contestuali. Quindi, alla fine, il dialetto si riduce a puro mezzo di “coloritura stilistica” a disposizione dei parlanti.
La situazione attuale
Attualmente per molte realtà italiane è pressoché impossibile applicare una scissione netta tra i codici italiano e dialetto, ma l’italofonia è in costante aumento e la dialettofonia in costante diminuzione; infatti, facendo riferimento alle analisi condotte nel 2005 da Manzini e Savoia, la percentuale di persone che utilizza esclusivamente il dialetto si presenta quasi dimezzata: dall’11,3% (Doxa 1992) al 6% (ISTAT 2002), mentre sale la percentuale di italofoni esclusivi: il 53,7 % dei giovani tra 15 e 24 anni parla italiano anche in famiglia e 56,1% della popolazione dichiara di impiegare sia l’italiano che il dialetto (ISTAT 2002). La dialettofonia resta più diffusa in famiglia, prevalentemente fra e con gli anziani. Significativa si presenta anche l’analisi diatopica: il dialetto in famiglia è usato dal 69,6% dei parlanti nei piccoli centri, mentre nei centri urbani la percentuale è del 38,9 (ISTAT 2002) e vi sono notevoli differenze anche tra l’area settentrionale (11,1% di prevalentemente dialettofoni e 26,6% di parlanti ambo i codici) e quella meridionale (27,2% di prevalentemente dialettofoni e 40,6% di parlanti ambo i codici).
Il rapporto ISTAT 2006 documenta un ulteriore calo lungo le dimensioni diastratiche e diafasiche; la percentuale globale dei giovani sotto i 24 anni che parlano solo italiano in famiglia risulta del 58,4%
Tutto ciò dimostra che è in atto quella stessa sdialettizzazione che si è già prodotta in altre aree europee nei secoli passati.
Questo processo è stato fortemente voluto e perseguito soprattutto in sede scolastica come se fosse un necessario effetto dell’espansione dell’italiano.
La scuola italiana per generazioni ha inculcato nelle classi popolari la vergogna sociale nei confronti della lingua dialettale, etichettata come strumento linguistico socialmente e culturalmente impresentabile, inadatto ai tempi. Proprio per questo sempre più frequente è la scelta da parte delle famiglie di non trasmetterlo più alle nuove generazioni.
In passato è stato ipotizzato che la riduzione della diversità culturale potrebbe portare rapidamente all’estinzione in massa delle lingue del mondo: l’edizione online dell’Atlas of the world’s languages in danger realizzato dall’United Nations educational, scientific and cultural organization, UNESCO (aggiornato al 2011) stima che su circa 6000 lingue parlate nel mondo almeno il 30% si trovi a diversi livelli di rischio e il 10% sia comunque da considerarsi vulnerabile. Si tratta di stime approssimative, vista la difficoltà di delimitare i confini tra lingue e varietà e di censire idiomi dalla scarsissima diffusione e documentazione.
Bibliografia
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Dialetto
https://www.istat.it/it/archivio/136496
Ho conseguito la laurea di primo livello in lettere moderne e contemporanee presso l’università di Macerata e la laurea magistrale in Italianistica presso l’Almamater Studiorum di Bologna. Attualmente frequento un master sui DSA presso l’università di Urbino Carlo Bo. Credo nella necessità della trasmissione della cultura e del sapere come forma di riscatto sociale e come unica arma valida contro l’egoismo dell’essere umano.