Il Drago Alato di Vaia: simbolo di rinascita e speranza
5 min readTra le montagne del Trentino, immersa nell’incantevole paesaggio dell’Alpe Cimbra, in località Lavarone, sorge una delle opere d’arte più straordinarie e cariche di significato che il territorio italiano abbia mai visto: il Drago Alato di Vaia, oggi noto come Drago Vaia Regeneration. Questa scultura monumentale, la più grande al mondo tra quelle realizzate in legno, rappresenta un simbolo profondo di resilienza, forza e rinascita, forgiata dalla mano dell’artista Marco Martalar.
Per comprendere pienamente l’importanza e il valore di questa scultura, è necessario ripercorrere la sua travagliata storia, iniziata nel 2018 con la devastante Tempesta Vaia, un evento naturale che colpì duramente le foreste del Trentino, abbattendo milioni di alberi e lasciando segni indelebili nel paesaggio e nel cuore delle persone.
La Tempesta Vaia è ricordata come uno degli eventi più distruttivi che abbiano mai colpito le foreste alpine italiane. Nell’ottobre del 2018, infatti, forti venti e piogge torrenziali causarono il crollo di migliaia di alberi, il vento arrivò a toccare punte di 200 km/h e oltre, lasciando dietro di sé un desolante scenario di devastazione. Nel giro di poche ore, milioni di alberi furono sradicati e abbattuti. La mattina del giorno dopo, in molte zone le rigogliose foreste del Trentino apparvero come travolte da una onda d’urto generata dall’impatto di un gigantesco meteorite. In risposta a questo dramma naturale, l’artista Marco Martalar, originario di Roana, decise di trasformare il dolore e la distruzione in una forma d’arte che potesse parlare alla comunità e oltre.
Nacque così il primo Drago Alato di Vaia, una scultura imponente realizzata con il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta. Martalar scelse di utilizzare le radici e i tronchi spezzati di quegli stessi alberi, portando nuova vita a ciò che la natura aveva distrutto. Questa scelta artistica non fu casuale: il drago, simbolo universale di forza, potere e protezione, divenne il guardiano delle montagne e un monito per ricordare la fragilità dell’ambiente e la necessità di rispettarlo. Con una lunghezza di 7 metri e un’altezza di oltre 6 metri, la scultura non era solo un omaggio alle foreste, ma anche un’opera che ispirava riflessioni profonde sul rapporto tra uomo e natura. Il Drago, posizionato sulla sommità dell’Alpe Cimbra, si ergeva come un simbolo di rinascita, una manifestazione della volontà di resistere e superare le avversità.
La distruzione del Drago: l’incendio doloso del 2023
Il destino del primo Drago Alato, tuttavia, non fu privo di ostacoli. Cosa è successo al Drago di Vaia? Nel 2023 il drago venne distrutto da un incendio doloso che lo ridusse in cenere. Era il 23 agosto quando le fiamme avvolsero la scultura, spezzando il cuore della comunità locale e di tutti coloro che avevano ammirato l’opera come simbolo di speranza. La distruzione del drago fu vissuta come una grave perdita artistica e simbolica, tuttavia, come la stessa scultura rappresentava la resilienza della natura, così Marco Martalar non si arrese. In risposta alla distruzione l’artista iniziò a lavorare su un nuovo progetto, con l’intento di dare al drago una nuova vita. Il gesto fu preannunciato dalla creazione di un grande uovo di legno, simbolo di rinascita e di una nuova speranza per il futuro.
Drago Vaia Regeneration: la rinascita dalle ceneri
Nel 2024, grazie a una raccolta fondi che ha visto la partecipazione di oltre 1.650 persone, il drago è tornato a prendere vita sotto una nuova veste e con il nome di Drago Vaia Regeneration. Questa nuova scultura supera la precedente in grandezza e impatto, con i suoi 17 metri di lunghezza e 7 metri di altezza, diventando la più grande scultura di drago in legno al mondo.
Il materiale utilizzato per la sua realizzazione è unico, l’artista ha deciso di impiegare il legno carbonizzato del primo drago mescolandolo alle radici degli alberi abbattuti dalla Tempesta Vaia. Questo ha permesso di dare un nuovo significato profondo all’opera e di legare indissolubilmente la nuova scultura alla memoria della sua tragica distruzione.
Il Drago Vaia Regeneration non è quindi solo un’opera d’arte, ma un vero e proprio simbolo della resilienza umana e della forza della natura. La sua posa imponente, quasi in attesa di lanciare un attacco, lo rende un custode delle montagne, un guardiano che veglia sul territorio e ci ricorda l’importanza di rispettare l’ambiente.
Un Simbolo Universale di Rinascita
La storia del Drago Alato di Vaia è diventata un simbolo universale, capace di toccare il cuore di chiunque. Non solo per la sua bellezza estetica, ma soprattutto per il suo profondo significato simbolico. La scultura rappresenta la capacità dell’essere umano di rinascere dalle avversità, proprio come il drago che rinasce dalle ceneri, nonostante la distruzione.
Durante la cerimonia di inaugurazione, avvenuta a luglio 2024, è stato inoltre annunciato che la storia della scultura diventerà un film documentario intitolato “Nella pelle del drago” della regista trentina Katia Bernardi.
Il legame con la natura e il futuro delle generazioni
Il messaggio che il Drago Vaia trasmette è chiaro: la natura è potente, può essere distrutta ma anche ricostruita, ed è nostro dovere preservarla per le future generazioni. Come spiegato dallo stesso Martalar, il drago non è solo un’opera d’arte, ma un ammonimento, un guardiano che ci ricorda quanto sia fragile il nostro rapporto con la natura, e come dobbiamo imparare a rispettarla se vogliamo che continui a esistere e a proteggerci. Le sue dimensioni maestose e la sua presenza imponente sono un invito a riflettere sul nostro ruolo nel mondo naturale e sull’importanza di agire in modo responsabile nei confronti dell’ecosistema. Attraverso il suo legno bruciato, il drago porta con sé la memoria della Tempesta Vaia e dell’incendio del 2023, ma allo stesso tempo guarda al futuro con forza e determinazione.
Laurea umanistica, appassionata di cultura pop e letteratura, compro più libri di quelli che riesco a leggere.
Credo nel valore e nel potere delle storie, mi piace condividere la loro magia, ed è così che è nata l’idea di un club del libro in alta quota di cui sono la fondatrice e moderatrice. Vivo in un piccolo paese circondato dalle montagne, adoro camminare nei boschi, la natura mi rilassa e mi ricarica.