Il mondo e la complessità- parte 2
8 min readi sistemi complessi e come cambia il mondo
Nel precedente articolo “Il mondo e la complessità – parte 1”, ci siamo lasciati davanti alla soglia della complessità, senza varcarne i limiti.
Adesso è finalmente giunto il momento di fare un altro passo all’interno di questo strano mondo!
Per decifrare l’apparente paradosso in cui eravamo caduti, (vi ricordate? altrimenti ridate un occhio al precedente articolo) abbiamo un’unica possibilità, quella di allargare la nostra prospettiva sul mondo per includervi la complessità o meglio una visione del mondo in quanto sistema complesso.
Cos’è un sistema complesso? Un po’ di pazienza. Lo vedremo a breve. Per il momento, vi anticipo che è un sistema che segue una logica propria, differente da quella lineare a cui siamo abituati.
Intanto credo sia importante fare una precisazione. Finora abbiamo parlato di qualcosa che è “cambiato” e lo abbiamo chiamato genericamente “mondo”. E’ arrivato il momento di essere più precisi, perché questo “qualcosa” è un’entità bene precisa, avente vita propria, che interagisce con l’uomo e di cui l’uomo è una parte.
Questo qualcosa è uno dei più importanti sistemi complessi di cui ognuno di noi è parte: la società.
Istintivamente tutti sappiamo cos’è la società. A certi livelli, abbiamo anche un’idea su come funzioni. Ancora però non ci siamo accorti che questa “entità” si è trasformata così tanto negli ultimi decenni da manifestare dinamiche tipiche dei sistemi complessi.
E’ vero. I sistemi complessi li conosciamo da poco, cioè da quando la potenza di calcolo dei computer ci ha permesso di elaborare quantità impressionanti di dati. Quindi, siamo in parte giustificati.
Queste dinamiche, che tra un po’ conosceremo meglio, stanno emergendo sempre più in maniera evidente e di fronte alle nostre “immutate abitudini collettive di pensiero”, per riallacciarmi alla precedente citazione, risultano incomprensibili e come ben sappiamo, quando l’uomo non riesce a dare un significato alle cose prova un profondo disagio.
Detto questo, prima di procedere ulteriormente, abbiamo bisogno di fare un altro piccolo passo in cerca di indizi e colpevoli! E lo fare ponendoci una domanda: quali sono gli attori principali che hanno contribuito a stravolgere le nostre vite negli ultimi decenni?
Ne indicheremo alcuni. Tenete ben presente, però, che la trasformazione di cui stiamo parlano non può altro che essere il frutto di una concatenazione di eventi.
Ovviamente, il primo indiziato non può altro che essere l’evoluzione tecnologica.
Un’evoluzione rapida, pervasiva, non solo impattante settori specifici, ma la vita di tutti di noi.
Un esempio evidente? Le tecnologie Social, che si sono rapidamente diffuse in tutto il mondo, “hanno cambiato il modo in cui si comunica, ci si relaziona, vengono scambiati i dati, si lavora, impariamo, si creano informazioni, ci si diverte”. Praticamente tutti gli ambiti della vita di un individuo e sappiamo che siamo solo all’inizio, visto che già da anni si parla di ulteriori importanti sviluppi: l’ Internet of Things (IoT), Machine Learning, Realtà Aumentata (AR).
Riflettiamo un attimo su una di queste nuove realtà, già ampiamente diffusa e forse la più “semplice” di tutte: l’IoT. Di cosa si tratta (per chi ancora non lo sapesse). E’ una possibile evoluzione dell’uso della rete, in cui gli oggetti acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare ed accedere ad informazioni attraverso Internet.
Vi faccio un esempio banale: immaginate la sveglia che avete sul comodino in camera da letto. Questo semplice oggetto di uso comune si è evoluto assumendo sempre più il ruolo di un vostro prezioso assistente. In che modo? Ad esempio, potendo variare in autonomia il momento dell’alzata mattutina. In che modo? In base ai dati provenienti dal bollettino sul traffico automobilistico. Se dal bollettino risultasse un brutto ingorgo, sulla strada che fate tutti i giorni per andare al lavoro, ecco, la sveglia potrebbe decidere di anticipare l’alzata, giusto per non farvi fare tardi! Ovviamente, col vostro permesso!
Badate bene, non si tratta di una trovata da film di fantascienza, visto che già oggi le App di navigazione calcolano tempi medi di percorrenza ed itinerari alternativi in base al monitoraggio del traffico.
Vi ho accennato alla rapidità con cui la tecnologia ultimamente si è evoluta.
Nell’immagine qui sotto (forse già obsoleta) ne possiamo avere un’idea.
L’immagine mostra, in riferimento a varie tecnologie, il tempo che queste hanno impiegato per raggiungere i cinquanta milioni di utilizzatori nel mondo. Come si vede, in circa un secolo e mezzo, siamo passati da un arco temporale di qualche decennio, settantacinque anni nello specifico per il telefono fisso, ai dodici anni per il cellulare fino ad arrivare a pochi giorni nel caso di una tecnologia social come Pokemon Go.
Quindi, anni contro giorni
La tecnologia quindi ha incominciato a diffondersi sempre più rapidamente, apportando radicali modifiche nel modo in cui viviamo, nel bene e nel male. Sapevate che sono nate anche nuove patologie collegate all’uso della tecnologia? Avete mai sentito parlare della Nomofobia? E’ un acronimo che sta per no mobile phone fobia; in pratica ci sono persone che soffrono di una paura incontrollata di rimanere senza cellulare. Avete mai sperimentato qualcosa di simile? E vogliamo parlare della FOMO? Altro acronimo che sta per Fear of Missing Out, ovvero la la paura di essere tagliati fuori! Da cosa? Da ipotetiche esperienze piacevoli e gratificanti che potrebbero invece scandire la vita di persone che conociamo. D’altra parte con i social oggi possiamo condividere tutto, anche l’irreale e l’immaginato.
Altro fattore determinante nella trasformazione della nostra società è, senza dubbio, quello della globalizzazione. Parlare, in modo esaustivo, di questo tema e delle sue implicazioni richiederebbe fiumi di parole.
In questa sede mi limiterò a dire che il fenomeno globalizzazione ha prodotto un generale stravolgimento delle società, con i sui pro e i relativi contro. Ad esempio se da un lato causa limitazioni, rendendo i processi decisionali più complessi, dall’altro ha generato grandi opportunità: penso alla cooperazione, all’ibridazione di saperi.
Simile ambivalenza è il prodotto di un contatto sempre più ravvicinato e spesso forzata, tra culture differenti. Lo sappiamo, la diversità può essere terreno fertile per la nascita di pericolose incomprensioni. Allo stesso tempo, può essere un’importante opportunità di crescita, di arricchimento.
Una cosa di cui siamo certi è che la globalizzazione ha introdotto una grossa dose di ambiguità nelle nostre vite.
Nel corso dei millenni, ci siamo evoluti, come specie, guardando al “diverso” come ad una possibile minaccia da evitare, da allontanare. Oggi, siamo chiamati ad integrare continuamente nelle nostre vite il “diverso”, in ogni forma. Non c’è dubbio; si tratta di una grossa sfida a cui già da tempo siamo chiamati.
Come ultimo indiziato, lasciatemi chiamare in causa l’informazione. L’informazione oggigiorno è pervasiva, sovrabbondante al punto tale che rischiamo di esserne travolti.
In quest’epoca, più di ogni altra, siamo chiamati ad uno sforzo attivo nel selezionare le informazioni, anche perché non esiste più una netta separazione tra il resoconto e la narrazione, tra verità e finzione. Qualcuno la chiama l’epoca della post-verità, intendendo con questo termine, che l’informazione, oggi, viene costruita, sempre più di frequente, seguendo una logica di utilità, piuttosto che di veridicità. Un esempio? L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, qualche anno fa, fu accusato, in conferenza stampa, da un giornalista di dire bugie, la risposta di Trump fu emblematica: “lo so, ma funzionano!”.
In nome di questa logica il nostro mondo si è popolato sempre più di fake news.
Oggigiorno è cambiato anche il modo in cui l’informazione fluisce.
Per la prima volta nella storia dell’umanità, tale flusso non segue più solo uno schema gerarchico, intendo dall’alto verso il basso. Per farvi capire. Una volta chi è che deteneva l’informazione? Ovviamente l’autorità. E chi è che decideva come e quale informazioni passare? Ovviamente sempre l’autorità. Oggi cos’è cambiato? Che quello che vi ho appena descritto non è più l’unico modo in cui l’informazione entra nella nostra società. A questo se n’è sovrapposto un altro , che è diventato predominante, che prende il nome di wirearchy (termine coniato nel 1999 da Jon Husband), in contrapposizione alla hierarchy, ovvero allo schema gerarchico.
Husband definì la wirearchy come: “un flusso dinamico di potere e autorità, basato su informazioni, fiducia, credibilità e focus sui risultati, reso possibile dall’interconnessione tra tecnologia e persone“
La wirearchy è una rete di relazioni attraverso cui scorre l’informazione. Caratteristica essenziale è che il flusso in questa rete è spinto dalla reputazione della fonte e non più dalla sua autorità o attendibilità.
Diamo un occhio alla figura qui sopra. Lo schema a sinistra rappresenta un organigramma, una gerarchia. Secondo questo schema, le informazioni più importanti sarebbero detenute da chi occupa la posizione più alta in gerarchia. nell’immagine dal quadratino rosso. Il flusso seguirebbe le linee dello schema. Come si vede dalla figura, a questa struttura ne sottende un’altra, la wirearchy appunto. Da cosa è composta la wirearchy? Dagli stessi elementi che compongono la gerarchia, ma si può estendere anche oltre.
Per farvi un esempio, pensate ai vostri colleghi di lavoro. Voi è i vostri colleghi formate un organigramma (lo schema a sinistra).
Se facessimo una radiografia a questa struttura, il fascio di raggi farebbe emergere una nuova struttura, la wirearchy, dove le relazioni tra i singoli elementi che la compongono non sono più quelle dettate dalla sola gerarchia, ma da molti più fattori. Tornando all’esempio dei vostri colleghi, le relazioni che legano gli elementi della vostra wirearchy potrebbero essere semplicemente il legame di amicizia. E’ evidente come ,in questo caso, l’informazione, scorrerebbe in via preferenziale, attraverso quegli elementi che compongo la rete, dove gli aspetti di fiducia reciproca o di legame affettivo sono più forti.
Per essere ancora più chiari e banalizzando un po’ l’esempio, vi potrei chiedere: “se avete un peso sullo stomaco, con chi è che preferite confidarvi?”, “con uno dei vostri genitori o un fratello o sorella – l’organigramma – oppure con una persona con cui avete un forte legame basato sulla fiducia?”. Avete capito, le informazioni trovano vie preferenziali di trasmissione sempre più complesse e questo grazie ad una rete sempre più interconnessa di tecnologia e persone.
I tre indiziati su cui ci siamo soffermati, tecnologia, globalizzazione ed informazione hanno reso possibile l’emergere di dinamiche complesse nella nostra società, in quello che qualcuno ha definito “villaggio globale”. In quale modo? Essenzialmente, attraverso l’interconnessione di tutti gli elementi che compongono il sistema, sia virtuale, che fisica, che ha abilitato la possibilità di un rapido ed esteso scambio di informazioni tra questi elementi.
Come stiamo per andare a vedere, queste sono due caratteristiche che definiscono i sistemi complessi: interconnessione e scambio di informazioni.
Ma lo faremo la prossima volta…
Mi piace definirmi un ingegnere umanista. Ho una laurea in ingegneria meccanica ad indirizzo gestionale, ma la mia vera passione è l’essere umano, la mia filosofia di vita: “uomo conosci te stesso”. Osservo, studio, sperimento, condivido, perché come disse un tizio: “poter condividere è poesia nella prosa della vita” (S. Freud)
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