Settembre 8, 2024

Il mondo e la complessità- parte 3

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Continuiamo il nostro viaggio nel mondo dei sistemi complessi.
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i sistemi complessi e come cambia il mondo

Continuiamo il nostro viaggio nel mondo dei sistemi complessi. Nella precedente puntata ci siamo lasciati dopo aver individuato i tre fattori principali che hanno abilitato dinamiche di tipo complesso all’interno della nostra società. Quello che faremo in questa puntata è dare uno sguardo più da vicino alla logica di questi sistemi. Un logica che, come stiamo per vedere, in molti casi possiamo definire contro-intuitiva.

Per capire il mondo in cui viviamo, abbiamo bisogno di cambiare radicalmente il modo in cui pensiamo. Abbiamo bisogno, prima di tutto, di aprirci a quello che viene definito come pensiero multidimensionale . Cosa si intende con questa espressione.

Bisogna imparare a navigare in un oceano d’incertezza attraverso arcipelaghi di certezza” (Edgar Morin)

Il pensiero complesso è un pensiero multidimensionale che abbandona il mito della chiarificazione della vita dell’universo attraverso le leggi del riduzionismo. L’universo è qualcosa di incerto, frutto di una storia evolutiva dei vincoli e delle possibilità, sistema co-prodotto retto dai giochi dell’ordine e del disordine e dell’organizzazione, in cui il caso e l’irrazionale trovano un loro spazio legittimo”.

Negli ultimi quattrocento anni, l’umanità si è evoluta seguendo un modello riduzionistico. Il riduzionismo tende a sezionare il mondo per semplificare gli eventi o le cose, in modo che siano comprensibili.

Fino a qualche decennio fa, ad esempio, il cuore era considerato come una semplice pompa che spingeva il sangue nel corpo. Una visione, questa, nata agli albori degli studi di anatomia, in cui il sistema circolatorio era visto semplicemente come un sistema idraulico di cui il cuore era la pompa e vene ed arterie le condutture. Oggi incominciamo a capire molto di più su questo organo, che da semplice pompa, all’interno del nostro organismo, si è scoperto essere una sorta di secondo cervello, visto che, per buona parte, i suoi tessuti sono composti da cellule neuronali che comunicano (influenzandone l’attività) con il cervello che abbiamo in testa.

Ridurre, spezzettare può essere molto utile e di certo per giungere dove siamo oggi lo è stato. Nel fare quest’operazione però dobbiamo avere la consapevolezza che stiamo escludendo qualcosa, che quello che stiamo considerando è solo un modello della mondo, della realtà che ci circonda, non la realtà stessa. Questa consapevolezza l’uomo, nel corso degli anni, l’ha persa. Il risultato è stato che ci siamo ritrovati ad avere modelli, in cui credevamo fermamente, che non descrivevano più la realtà che ci circondava; a questo punto, abbiamo pensato che la realtà fosse sbagliata!

Uno dei modelli più radicati nel nostro modo di pensare è che “tutto segue un ordine ben preciso”. Probabilmente è vero. Quello che inficia il modello, però, è che abbiamo un concetto molto specifico di cosa intendiamo per ordine.

Incominciamo quindi a fare ordine.

In genere, quando pensiamo all’ordine, abbiamo in mente qualcosa di molto simile a quello che vediamo nella figura qui sotto. Il vecchio, caro organigramma.

Difficilmente ci verrebbe da pensare che anche lo schema qui sotto rappresenti un sistema con un suo ordine.

Questo errore di percezione è amplificato dal fatto che facciamo confusione con due termini, che pur avendo un loro significato ben preciso, comunemente utilizziamo come sinonimi: si tratta di complicato e complesso.

Complicato deriva dal latino cum plicare, ovvero piegare insieme. Complesso invece dal latino cum plecto, ovvero intrecciato insieme.

Già l’etimologia dei due termini ci dice che c’è una notevole differenza. Complicato, ovvero piegato insieme, è un qualche cosa che ha una struttura che può essere spiegata, permettetemi un gioco di parole: per quanto possa essere articolata, una struttura complicata è spiegabile.

L’oggetto nella figura qui sotto è un esempio di qualcosa di estremamente complicato.

Un aereo è composto da milioni di componenti; sembra che un Boeing 747 ne abbia sei milioni. Nonostante questa abbondanza di pezzi e di logiche di interazione tra i vari componenti, avendo un po’ di pazienza e non solo, possiamo risalire ad ogni singolo elemento e spiegarne il funzionamento.

Ben differente è qualcosa di complesso.

Questo sotto invece è qualcosa di complesso.

Uno stormo di uccelli. Ritornando all’etimologia del termine, complesso è un qualcosa che è “intrecciato insieme”.

Guardando uno stormo di uccelli in volo, questo intreccio balza subito agli occhi. Qualcuno lo paragona ad una danza, una danza che segue schemi per noi incomprensibili, ma con una sua logica ben definita.

Fatta questa premessa, iniziamo a conoscere meglio questi sistemi complessi.

Prima però un avvertimento: se siete tipi abituati a definizioni chiare ed univoche, questo mondo non fa per voi, anche se, ovviamente, qualche definizione ce la possiamo permettere.

Ecco la prima: i complessi, sono sistemi che appartengono ai cosiddetti sistemi aperti. Cos’è un sistema aperto? Un sistema aperto viene definito come un sistema che scambia materia ed energia con l’esterno. L’ambiente in cui viviamo è un sistema aperto, ognuno di noi è un sistema aperto, perché scambiamo continuamente con l’ambiente energia, ad esempio calore, e materia, ad esempio il cibo che mangiamo (e dopo digerito espelliamo).

Un sistema complesso è costituito da un insieme di parti (dette anche elementi) e connessioni (dette anche relazioni).

Le parti che compongono il sistema possono essere non ordinate, un semplice insieme di elementi, oppure ordinate. In questo caso, attraverso le relazioni che si instaurano tra i singoli elementi si viene a creare un ordine che trasforma il sistema. Si parla di proprietà emergente del sistema, dove il sistema diventa qualcosa di più e di differente delle singole parti che lo compongono.

L’emergenza dei sistemi complessi è una caratteristica fondamentale di questi sistemi.

Per farvi capire meglio, vediamo un esempio.

Pensate all’acqua. Questo elemento nelle condizioni ambientali più comuni si trova allo stato liquido. Sappiamo anche che ogni molecola di acqua è composta da due parti di idrogeno e una parte di ossigeno.

Quindi, considerando la molecola di acqua come un sistema, potremmo dire che gli elementi che lo compongono sono l’idrogeno e l’ossigeno, più le relazioni, tecnicamente diremmo i legami, che formano tra di loro.

I due componenti, idrogeno e ossigeno, però, in natura si trovano prevalentemente allo stato gassoso. Perché allora unendosi non danno vita ad un altro gas? L’idrogeno poi è un gas altamente infiammabile e potenzialmente esplosivo miscelato con l’ossigeno. Avete mai provato ad incendiare l’acqua? Difficile vero? Ecco, questo esempio banale vi spiega bene la proprietà dell’emergenza dei sistemi complessi: l’acqua emerge come elemento completamente differente ed avente proprietà differenti da suoi elementi costituenti.

Bene. Abbiamo appena visto che i sistemi complessi sono composti da parti e relazioni. Ma, un numero di parti qualsiasi? No. Altra caratteristica fondamentale dei sistemi complessi e che queste parti sono molte. Generalmente in numero molto elevato che si influenzano reciprocamente, anche su livelli di scala differente.
Facciamo un altro esempio. La nostra società globale è composta da dei sottosistemi nazionali che a loro volta contengono dei sistemi locali (tanto per prendere in considerazione alcuni semplici livelli di interazione). Vi risulta difficile trovare esempi in cui questi livelli si influenzano l’uno con l’altro? Credo di no.

La seconda caratteristica è che sono sistemi non lineari. Cosa vuol dire? Se guardiamo alla figura qui sotto vediamo un sistema con dipendenza lineare. Potrebbe essere benissimo una catena di montaggio. L’avete presente? Si passa da A a B da B a C e così via. In maniera sequenziale.

Nei sistemi non lineari, invece, le cose sono un po’ più complesse (appunto). Per farvi capire vi faccio un semplice esempio. Immaginate di guardare una persona che sta correndo. Immaginate di guardarla a rallentatore. Se vi chiedessi di descrivere cosa vedete, nei vari fotogrammi separati l’uno dall’altro, probabilmente direste che vedete una persona che in maniera alternata appoggia su una solo gamba, passando da istanti in cui è sospesa in aria. L’atto di correre, quindi, lo possiamo definire come un semplice saltellamento alternato sulle due gambe? Sappiamo tutti che il movimento fluido di un corridore è ben altro.

Lineare è la traiettoria di un aero di linea, non lineare il volo di una farfalla.

Ulteriore caratteristica dei sistemi complessi, sono le connessioni.
Abbiamo visto che i sistemi sono composti da parti e relazioni. In genere ogni parte ha una o più connessioni con le altre, formando nell’insieme un Network. Ciò che contribuisce a definire le caratteristiche di un sistema, quindi, sono: il numero delle connessioni che esistono tra le varie parti e in relazione alla singola parte (elemento), la sua posizione all’interno del network oltre al grado di connessione che ha con le altre parti (ad esempio, una o più connessioni).
Vi porto un esempio familiare. Consideriamo il network composto da tutti i paesi o città del sistema paese Italia. Ognuno di questi luoghi è raggiungibile attraverso una qualche via di comunicazione (una connessione). Il paesino in cima ad una montagna, raggiungibile solo tramite una stretta strada bianca, avrà uno scarso grado di connessione con il resto del network, soprattutto se questo paesino si trova decentrato rispetto al network stesso. Ben diverso è per la città dotata di numerose vie di comunicazione e posizionata in area strategica. Inutile dire che in generale il “sistema paese” funziona meglio quando il sistema infrastrutturale è efficiente.
Altro esempio ce l’abbiamo in testa, il nostro cervello. Quando impariamo qualcosa di nuovo, questo evento si manifesta nel cervello in un aumento delle connessioni neuronali.

Facendo quindi il ragionamento inverso, possiamo dire che all’interno di un sistema, più connessione ci sono tra i suoi elementi, più ogni elemento comunica e si mette in relazione con gli altri, più il sistema manifesta una logica complessa.

L’ultima caratteristica che andremo a considerare è la cosiddetta interazione adattativa. I sistemi complessi sono sistemi che si auto-organizzano. Cosa vuol dire? Semplicemente che non sono organizzati in base ad una gerarchia. Non c’è un capo che decide, ma ogni azione o manifestazione emerge dall’interazione delle azioni dei singoli componenti del sistema.

Ritorniamo all’esempio dello stormo di uccelli. La danza che vediamo in cielo di questa nuvola di puntini neri emerge come risultante dell’azione ed interazione tra ognuno dei componenti del gruppo. Ognuno con la propria autonomia vincolata. Cosa significa? Per quel poco che sappiamo sulle dinamiche di volo all’interno di uno stormo, da elaborazioni fatte al calcolatore, se consideriamo il singolo elemento (figura sotto) del gruppo sembra che questi si preoccupi di ben poche cose. Essenzialmente, il pennuto in questione, nel compiere la sua “danza” in cielo si interessa solo a coordinare i propri movimenti con quelli dai suoi compagni più prossimi (quelli intorno a lui) in modo da mantenere sempre una distanza da loro pari ad almeno la lunghezza del proprio corpo.

Se applichiamo questa dinamica a tutti i membri del gruppo il risultato è lo spettacolo che ogni tanto ci capita vedere alzando gli occhi al cielo. A questo, poi, si somma un altro livello di interazione/movimento a cui tutti i membri del gruppo sono soggetti: quello della direzione in cui lo stormo sta andando.

Un altro esempio di interazione adattativa è quello che si osserva in un tipico ecosistema, dove ci sono prede e predatori. Immaginate che in un dato territorio ci sia una certa popolazione di lepri e di lupi. In un dato momento X consideriamo che la popolazioni di lupi stia decrescendo, (linea rossa nella figura qui sotto), perché le lepri sono poche e quindi non trovando da mangiare a sufficienza i lupi muoiono. Con il perdurare di questa dinamica, dopo un certo periodo, il numero di lupi è diventato così esiguo che le lepri iniziano a trovare il territorio in cui vivono particolarmente sicuro, il ché le mette nelle condizioni di godersi la vita e prolificare. Il numero delle lepri aumenta e indovinate che succede? Quel territorio incomincia a diventare sempre più interessante anche per i lupi che, trovando con sempre più facilità cibo, pensano di incominciare anche loro a godersi un po’ la vita e prolificare. A questo punto il fenomeno della retroazione si innesca nuovamente, portando le lepri verso un nuovo declino della popolazione, il che genererà nuovamente la caduta del popolo dei lupi fino a che il ciclo non si invertirà nuovamente.

Il fenomeno della retroazione o dei cicli di feedback è un fenomeno sempre presente nei sistemi complessi. Vi assicuro che è presente anche nella nostra società. In particolare il cosiddetto feedback positivo tende ad amplificare l’evento che si sta manifestando, rendendo spesso l’evoluzione di un fenomeno, all’interno di un sistema complesso, di tipo esponenziale.

Ma questo lo approfondiremo nell’ultima parte del nostro viaggio… alla prossima!

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