Novembre 16, 2024

Il significato eterno del tempo: in viaggio con il Prof. Layton

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Nel tempo è consacrato il significato più autentico dell'esistenza. Scopriamo cosa possiamo imparare dalla saga del Prof. Layton!

La bellezza di alcuni videogiochi risiede nel fatto che sono in grado di proiettarci in un mondo senza tempo nel quale le nostre apparenze e le nostre idee non hanno alcuna importanza. Non siamo giudicati per il modo in cui ci poniamo, per il corpo che ci riveste, per la nostra bellezza. L’unica cosa che conta diventa ciò che siamo, l’interpretazione che scegliamo di dare a una storia e gli insegnamenti che assimiliamo vivendo in prima persona un’esperienza unica e originale, dal punto di vista di un personaggio che, minuto dopo minuto, attraversa difficoltà e conflitti che lasciano un segno significativo nella sua e nella nostra esistenza. Abbiamo cioè la possibilità di vivere una vita ulteriore alla nostra, in un mondo ideale e potenzialmente illimitato; stiamo distanti ma abbiamo comunque la possibilità di imparare.

Una delle saghe videoludiche che è stata in grado di coinvolgermi maggiormente è quella del Professor Layton, un brillante gentiluomo inglese, un enigmista sopraffino che in ogni luogo, in ogni contesto, dovrà risolvere dei rompicapo per far luce sui misteri che caratterizzano la storia. I ragazzi che si approcciano a questi giochi si trovano così costretti ad ingegnarsi nei suoi panni, per poter scindere il tessuto di una trama sempre estremamente ricca ed emozionante, attorno a cui si costruiscono i vari capitoli.

Ogni episodio è un intenso intreccio di colori, un’imitazione della realtà nelle sue molteplici sfaccettature umane, un miscuglio scatenato di personalità goliardiche e sempre ben caratterizzate. I personaggi sono burberi, frizzanti, arroganti, giocondi e ognuno di essi è un tassello essenziale che compone questo mondo di fantasia e contribuisce a consegnargli parvenze più realistiche, attraverso cui il nostro viaggio nella storia e nelle lezioni di vita che si annidano nel gioco, di cui parleremo più tardi, diventa lineare e piacevole. Ma ciò che desta più stupore, all’insegna di lucide riflessioni postume, è l’importanza attribuita al tempo.

Il tempo è il cardine fondamentale che sorregge la maggior parte dei titoli. Nel tempo sono intarsiati i dettagli che creano profondità nella storia, sono sepolti gli eventi più importanti dell’esistenza e che continuano a condurre silenziosamente i fili delle vite di tutti. I personaggi si muovono attorno a una sfera temporale elettrica e asfissiante, che turba impetuosamente l’aria e sancisce delle rotture clamorose e dei nuovi risvegli in nuovi scenari, ad esempio la fuga disperata di personaggi che, pur di conservare e nutrire il proprio futuro e, paradossalmente, i propri affetti, abbandonano la propria casa, affidandosi soltanto all’incerta speranza di riuscire a costruire una vita migliore in un altro luogo, provando ad essere felici nonostante il passato.

Questo clima concitato porta a fraintendimenti che spezzano il cuore, alimenta una rabbia che si ripercuote su se stessa per poi sovrastare un’intera città, annichilendo l’anima dei suoi cittadini: il malessere prende forma e si dischiude in un’illusione che lambisce tutto ciò che può decadere. L’unica cosa che sopravvive ai suoi artigli è un amore prorompente e indistruttibile, che oltrapassa i confini del tempo e si incarna, nel secondo capitolo della saga (intitolato “Professor Layton e lo scrigno di Pandora”) in un carillon che riproduce una melodia semplice ma straordinaria, davanti alla quale è impossibile non commuoversi, perché è intrisa di un amore profondo che ormai è troppo tardi per restaurare, ma che ci insegna che possiamo imparare dai nostri errori.

Avrei potuto scrivere ancora una volta di storia o di scienza, ma costruire una comunicazione più attuale e spassionatamente sincera è fondamentale per crescere ed essere forti nelle proprie consapevolezze umane. E’ solo a partire dall’urgenza di sentirsi vivi che sfociano le passioni verso tutto ciò che è radicato nel mondo. E la radice di questo articolo è che qualsiasi prodotto concepito per l’età infantile deve essere necessariamente spogliato da personalismi e focalizzato sulla trasmissione di un messaggio edificante in grado di educare i bambini, o almeno dare loro un’idea su come orientarsi nel guazzabuglio di cose che troveranno nel mondo. Il senso del tempo della saga entra dentro di noi, si appropria delle nostre emozioni ma ci svela soltanto una volta che siamo adulti e maturi qual è il suo valore più prezioso, ossia la stessa frugalità che caratterizza l’infanzia.

E’ frugale tutto ciò che prende la distanze da pregiudizi e preconcetti e che non sia sfacciatamente amore puro verso la vita e verso se stessi. Crescendo questo senso di amore che dovrebbe essere insito in noi viene stravolto e si dissocia in dinamiche sociali complesse che ci portano a guardare prima uomini, donne, nemici, avversari di ogni risma e soltanto dopo altri esseri umani, proprio come noi, che in fondo hanno le nostre stesse esigenze nella vita. L’esigenza di vivere nella tranquillità, di costruire un posto nel mondo e di non essere giudicati o emarginati soltanto per il modo in cui appaiono, ma soprattutto di essere liberi da legami tossici e distruttivi.

Il significato del tempo è che ciò che conta davvero uccide le mode e le apparenze e si conserva in una dimensione eterna che scorre dentro ognuno di noi. La frugalità è lo scrigno che sopravvive all’esuberanza di un dinamismo che ci porterebbe ad approcciarci alla realtà in modo parziale, a confronti sterili e poco etici che anziché arricchire mortificano e distruggono, come i dibattiti a cui si assiste nel 2020, ossia lotte sfrenate all’insegna dell’incomprensione in cui è più importante etichettare l’altra persona piuttosto che ascoltare il suo punto di vista e incontrarla.

Il sentimento dell’incontro dovrebbe invece essere il perno su cui si fonda qualsiasi rapporto sociale. Che cosa cerchiamo esattamente dalle persone? Emozioni prorompenti, singulti di angoscia e gioia, sfide e guerre senza una fine oppure salubre condivisione, simile al legame che si forma con i personaggi di un videogioco o di un libro? Ad esempio, personalmente credo che un’ipotetica donna della mia vita dovrebbe essere una persona simile a me, capace di emozionarsi con me per le stesse cose che mi fanno tremare il cuore, ossia essenzialmente le cose semplici, come le storie che ci sono state trasmesse quando eravamo bambini e che, a distanza di anni, sono ancora in grado di esercitare un fascino irresistibile su di noi. Perché in quelle storie è conservato, immacolato, il piacere di una condivisione incondizionata.

Il tempo ci insegna che sbagliare è umano e che nessuno è incorruttibile fino in fondo, ma che ci si può riscattare dai propri errori in una stupenda sintesi hegeliana in cui, con una piena cognizione di causa scolpita dalle nostre conquiste e dai nostri errori, possiamo davvero partorirci passo dopo passo e fare della nostra vita un’opera d’arte.

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