La bandiera della Valle d’Aosta
2 min readPur nella sua sommarietà grafica, la bandiera della Valle d’Aosta (sulla sinistra) adombra alcuni avvenimenti tra i più pregnanti nella storia d’Italia. Il rosso ed il nero che vi figurano furono scelti dal canonico Joseph Bréan, in fuga dalla polizia fascista, su un opuscolo del 1942 intitolato “I grandi valdostani”, traendo ispirazione dal sigillo cinquecentesco del Ducato d’Aosta (sulla destra: il leone d’argento su scudo nero al capo di rosso). Pertanto il vessillo vide la luce in occasione della lotta contro il nazifascismo ma intende rievocare i fasti della dinastia dei Savoia.
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Ci si potrebbe chiedere come mai sullo stemma campeggi un leone rampante, animale del tutto estraneo alla fauna tipicamente valdostana. La ragione risiede naturalmente nella valenza simbolica del re della foresta, che con le sue membra gagliarde rappresenta al meglio la potenza bellica e l’autorità politica. Tale scelta è infatti la più ricorrente nell’araldica militare e negli stemmi gentilizi, insieme alle aquile ed alle croci, ed è quella per cui optarono anche i Savoia.
Per quanto attiene alla resistenza partigiana, in Valle d’Aosta si organizzò intorno al “Comité Valdotain de Libération”, sorto nel 1941 su iniziativa dell’abbé Trèves, il presbitero Joseph-Marie Trèves. Tra le personalità coinvolte spiccarono senz’altro quelle del già citato Joseph Brèan e del notaio Émile Chanoux, riconosciuto quale il “capo” della resistenza nella regione. A connotare la specificità del loro contributo alla liberazione furono la contrarietà a spregiudicate azioni di guerra e la volontà di restituire alla popolazione locale un autogoverno autonomo. Difatti, i partigiani valdostani, animati da un fervido spirito identitario, si sforzarono di non ricorrere al sostegno degli altri “extravalle”. In tal modo sono state gettate le basi per l’autonomia della regione, che ad oggi è a statuto speciale (insieme a Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia).
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Nell’immagine in evidenza il lago Layet, detto “Bleu” in virtù della massiccia presenza sul fondale di alghe che riflettono in particolare queste tonalità di colore. In passato, fino al 1991, ospitò le competizioni internazionali di bob (guidoslitta), ossia uno sport invernale che consiste in rocambolesche discese lungo sinuose piste di ghiaccio.
Ho conseguito la maturità classica nel 2015, la laurea di primo livello in Ingegneria Chimica presso il Politecnico di Milano nel 2019 e la laurea magistrale nel 2021 in Chemical Product Engineering con particolare enfasi per i bioprocessi industriali e le tecnologie di formulazione farmaceutica e cosmetica. Traggo la mia linfa vitale da interessi poliedrici, tra cui la filosofia e l’antropologia, e da una inclinazione naturale alla speculazione teorica al servizio di risvolti concreti nella quotidianità.