La cara estinta
4 min readRecentemente il piccione-fagiano dalla nuca nera è salito agli onori della cronaca dopo essere stato avvistato durante una spedizione in Nuova Guinea. L’ultimo avvistamento di questo animale quasi mitologico risaliva al 1882, era ormai dato per estinto, ma è stato ritrovato grazie alle indicazioni della popolazione locale. Non è la prima spedizione che mira a determinare se la specie fosse estinta o meno, la precedente risale al 2019, ma non aveva dato gli esiti sperati. Ma com’è possibile che questo grosso pollo sia sfuggito per 140 anni alle osservazioni degli esperti? In realtà è abbastanza semplice se si stima che ne siano rimasti meno di 3000 esemplari e che questo numero è in costante diminuzione.
Come si fa quindi a dichiarare estinta una specie?
Una specie viene dichiarata estinta quando non sia ragionevole pensare che possa esserci anche un solo individuo sopravvissuto. Capite bene che non basta non avvistare un esemplare per qualche anno per dichiarare la specie estinta, devono anche sussistere una serie di condizioni che non ne consentano la sopravvivenza, come la riduzione/distruzione dell’areale di distribuzione, i cambiamenti climatici, la caccia non regolamentata e simili. Al giorno d’oggi per monitorare lo stato di una specie, i conservazionisti si avvalgono di strumenti come fototrappole, droni e rilevamenti satellitari, che consentono di osservare la situazione a distanza. Ci si avvale inoltre di sopralluoghi, confronti con la popolazione locale (soprattutto in aree lontane dai grandi centri abitati) e raccolta di campioni e tracce come feci e peli. Talvolta si rivela di fondamentale importanza anche il contributo fornito da cittadini ed escursionisti che segnalano l’avvistamento di individui, grazie ad iniziative di Citizen Science come l’app iNaturalist.
Chi decide se una specie è estinta?
Ad avere l’ultima parola è la IUCN (International Union for Conservation of Nature), un’associazione che si occupa di ambiente, sviluppo sostenibile e conservazione della biodiversità. La IUCN ha identificato 8 categorie che identificano il rischio di estinzione di una specie, vediamole in breve:
- Minor preoccupazione (LC-Least Concern): specie che non rischiano l’estinzione nel medio termine.
- Quasi minacciata (NT-Near Threatened): specie che non sono direttamente minacciate, ma potrebbero diventarlo in breve tempo.
- Vulnerabile (VU-Vulnerable): specie a rischio di estinzione nel breve/medio termine.
- In pericolo (EN-Endangered): specie a rischio estinzione nel breve termine.
- In pericolo critico (CR-Critically endangered): specie molto vicine all’estinzione.
- Estinta nella regione (RE-Regionally extinct): specie estinte in una determinata area geografica.
- Estinta in ambiente selvatico (EW-Extinct in the wild): non sono rilevati esemplari in natura, ma esistono individui in cattività.
- Estinta (EX-Extinct): non sono presenti esemplari in natura né in cattività.
Se la categorizzazione vi sembra vaga è perché in un certo senso lo è. Questa apparente “inaccuratezza” consente di adattare le categorie alle caratteristiche della specie che si sta considerando. Per fare un esempio non possiamo aspettarci che la popolazione di elefanti conti a livello mondiale lo stesso numero di individui rispetto alle zanzare, anche solo per una questione di dimensioni! Per ciascuna specie considerata devono essere valutati diversi aspetti, come il tasso di riproduzione, l’estensione dell’areale, il tasso di declino della popolazione e il numero minimo di esemplari perché la specie possa perpetuarsi. Nel caso di una popolazione in declino bisogna valutare la velocità con cui diminuisce il numero di individui nell’areale specifico. È chiaro che più l’areale è ridotto maggiore è la probabilità di estinzione.
Si può prevedere l’estinzione di una specie?
Sì…e no! Questi criteri possono indicare una probabilità di estinzione in un dato periodo di tempo a patto che le condizioni restino immutate. Questo significa che l’IUCN può fornire una fotografia della situazione di una specie, ma non può prevedere il futuro e indicare esattamente quando essa si estinguerà definitivamente, inoltre l’utilizzo delle categorie consente di portare l’attenzione sul problema e talvolta cambiare il destino di una specie. Questo succede, ad esempio, quando si decide di realizzare un’area naturale protetta, per consentire la salvaguardia di una determinata specie. Anche iniziative di contrasto al cambiamento climatico, bonifica di aree inquinate e ripopolamento possono influire sulla probabilità di estinzione. Purtroppo però queste iniziative promosse nel momento in cui una specie sia già in pericolo possono non bastare; in altri casi se ne possono vedere i risultati solo a distanza di decenni, ecco perché dichiarare estinta una specie non è così semplice.
Per approfondire:
http://www.iucn.it/pagina.php?id=3
https://www.discovermagazine.com/planet-earth/how-do-we-know-when-a-species-is-extinct
https://news.cornell.edu/stories/2022/11/lost-pigeon-found-after-more-century
https://edition.cnn.com/2022/11/19/world/black-naped-pheasant-pigeon-scn-trnd/index.html
https://www.bbc.com/news/world-asia-63672501
Laureata in Scienze Naturali, mi sto specializzando in Didattica e Comunicazione delle Scienze. Pratico e insegno Arti Marziali sino-vietnamite e lavoro come educatrice scientifica per bambini e ragazzi. Mi piacciono i libri di fiabe e leggende per gli insegnamenti che trasmettono e perché hanno il grande potere di stimolare la curiosità.